venerdì 11 maggio 2012

I no che cambiano la vita

Oggi vorrei raccontarvi una storia. È la storia di una ragazza che a scuola non era proprio una cima, ecco. Ma non perché fosse scema, cosa di cui suo padre era convinto. Ma perché a lei andare a scuola non piaceva per niente. I suoi compagni di classe erano cattivi, perché lei non parlava molto. E allora questi pensavano che fosse stupida e che potessero dirle o farle ciò che volevano, tanto non avrebbe reagito. I professori, da parte loro, la trattavano come una povera idiota. E, chissà come, sembravano preferire quei ragazzi che non facevano altro che prenderla in giro. Per tutti questi motivi la ragazza odiava andare a scuola. Ma non riusciva a parlare di questo con nessuno. Perché, come ho già detto, era una che non parlava molto. Teneva tutto dentro. E si limitava a sperare che un giorno qualcosa cambiasse. C'era, però, una cosa che questa ragazza amava alla follia. La musica. Fin da quando era bambina aveva capito che il suono della sua voce le piaceva moltissimo. E avrebbe tanto desiderato che piacesse anche agli altri. Ma non aveva il coraggio di farsi ascoltare. O, per lo meno, le poche volte che lo aveva fatto, le era stato detto che si, era bravina. Però hai sbagliato una nota. Però io da giovane si che ero bravo. E, quando aveva chiesto se poteva frequentare un corso per imparare a suonare la chitarra, le era stato risposto di no. Perché non le serviva a niente. Così lei si convinse che sarebbe stato meglio tenere la sua passione segreta. E cantare solo quando nessuno sentiva. E riempire quaderni di parole che nessuno avrebbe mai letto. Che nessuno avrebbe mai trasformato in canzoni. Finchè arrivò il giorno in cui la ragazza doveva scegliere la scuola che voleva fare. Quella che l'avrebbe preparata ad entrare nel mondo del lavoro. Quella che le avrebbe insegnato a fare ciò che voleva fare della sua vita. La ragazza pensò che, nonostante esprimere le sue opinioni e i suoi sentimenti le facesse una paura maledetta, non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione. Doveva affrontare i suoi genitori e dire loro che lei nella vita voleva fare musica. E nient'altro. Dovete sapere, però, che il padre della ragazza una volta era stato un musicista. E le cose non erano andate bene. Perché, nonostante fosse molto bravo, per sfondare ci volevano i soldi. E lui non li aveva. Perciò aveva rinunciato. Di certo non voleva vedere la figlia fare la sua stessa fine. Quindi quando lei prese un po' di quel coraggio che tanto le mancava e disse che voleva studiare musica, lui le rispose che no. Non poteva farlo. Perché la musica non ti porta da nessuna parte. Perché cosa pensi che finirai a fare. Al massimo l'insegnante di musica sottopagata. E poi, sei uscita dalle medie con una sufficienza. Il massimo che puoi fare è un alberghiero. O al limite un turistico, tò. La ragazza provò a ribattere. Ma non servì a niente. Se lei chiedeva perché. La risposta era sempre la stessa. Perché no. E alla fine rinunciò. E forse si convinse di essere scema davvero. Finì a fare una scuola che odiava con tutta sè stessa. Ma decise che le cose dovevano cambiare. E si ribellò come mai aveva fatto. In classe non combinava niente se non disastri. Insultava i professori. Fumava e beveva. E non si faceva più mettere i piedi in testa da nessuno. Anzi, era lei a metterli in testa agli altri. La sua rabbia l'aveva portata all'estremo opposto. E, quando suo padre la minacciò di mandarla in collegio, lei lo guardò dritto negli occhi e gli rispose. Tu provaci. E io te lo sfascio, il tuo cazzo di collegio. Lasciò la scuola. E nessuno ebbe niente da dire, questa volta. Cominciò a lavorare un pò qui e un pò lì. E, ogni tanto, faceva qualche provino sperando che servisse a qualcosa. Ma la risposta era sempre la stessa. Sei brava. Ma ci vogliono i soldi. E lei non li aveva. Perché quello che guadagnava in buona parte finiva in casa. E di partecipare a qualche stupida trasmissione televisiva non ci pensava neanche. Non si sarebbe mai resa ridicola. Nemmeno per inseguire un sogno. Riempiva pagine e pagine con la sua ira. Odiava tutto. Odiava tutti. E intanto il tempo passava. Veloce. Ora lei è grande. E, ironia della sorte, é finita a lavorare con suo padre. Un lavoro che non potrà mai amare. Che non la appassionerà mai. E quando, un giorno, suo padre le ha domandato perché. Perchè non vedo la passione nei tuoi occhi. Lei gli ha risposto. Dovresti ricordartelo. Io volevo fare musica, nella vita. E tu me l'hai impedito. Con suo incredibile sconcerto, però, il padre ha dimenticato tutto. Ha addirittura negato. Ha addirittura escluso la possibilità che lui possa aver fatto una cosa simile. Ha completamente rimosso quel no. Che ha cambiato la vita della ragazza. E adesso, che la figlia più piccola della sua nuova compagna studia musica, lui è così fiero di lei. Racconta alla ragazza di come sia brava. Le porta i fiori dopo i concerti. E non si rende conto di niente. Non si chiede perché la ragazza a vedere la bambina suonare non ci voglia andare. Non si chiede perché la mattina dopo abbia la faccia così scura. Non capisce che la sua ferita è ancora aperta. Non capisce che non è ancora riuscita a perdonarlo. Purtroppo. La storia è finita. Non c'è un lieto fine. Ma c'è un finale a sorpresa. La ragazza ormai sa che la musica non sarà mai il suo lavoro. E ha imparato a conviverci. Ma, col tempo, ha scoperto che c'è un'altra cosa che è davvero brava a fare. E che ama moltissimo. Scrivere. E questo non glielo può portare via nessuno.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

6 commenti:

  1. Che odioooooo!!!!
    Ma sai che anche mio padre nega tutto ora? Ma io non mi sono dimenticata niente, me la sono legata al dito e un giorno gliela farò pagare. Gliela sto già facendo pagare, perchè prima lo adoravo e ora...meglio non parlarne.
    E tu eri davvero brava. Mi ricordo ancora una delle tue canzoni che mi avevi fatto sentire.

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  2. E' la tua storia? Allora siamo più simili di quello che credevo... cambia la storia e mettici il disegno (togliendo il padre, perché il mio non sa neanche distinguere una matita da un evidenziatore) e avrai la mia storia. Che bravi padri... Anche tu Patty? Siamo messe bene qua...

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  3. difficile aggiungere qualcosa, solo un grazie per avercelo raccontato!

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  4. Grazie a voi, per essere qui a leggere quello che scrivo.

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  5. che brutta storia... anche io ho finito un liceo che detestavo, però volevo andare all'artistico "dove vanno tutti gli hippy drogati"... so che i miei me l'hanno impedito per il mio meglio, perchè credevano avrei avuto un futuro così... boh, per ora con i lavoretti del cavolo che faccio non la vedo proprio bene bene.. però chissà..

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  6. come ti capisco! e vedo pure che siamo in tante...
    per me era la cucina, sono finita a fare il linguistico detestandolo con tutta me stessa.

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Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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