martedì 31 luglio 2012

Questo è uno

Di quei periodi, no?
No, non sto parlando delle mestruazioni. Abbiate fede.
Volevo parlarvi del mio status.
Si, insomma.
Del mio essere.
Cazzo.
Mi sono già annoiata da sola.
Appunto.
Questo è uno di quei periodi in cui qualcosa in me si spegne. Si sopisce. E io non faccio altro che leggere.
E leggere e leggere.
E giocare al pc, s'intende.
Questo è uno di quei periodi, no?
Che la mia simpatia mette la testa sotto la sabbia.
E arrivo al lavoro con una faccia di cazzo che non ne avete un'idea.
Che la mia voglia di fare è pari a quella di un bradipo.
Che dalla mia bocca escono solo imprecazioni.
Che non faccio altro che leggere e leggere e leggere.
Che sono ripetitiva al massimo.
Che voglio vedere mille film.
Che passerei le ore in libreria.
Che spulcio i giornali alla ricerca di qualcosa di interessante.
Che non faccio un botto di punti col giochino sull'aggeggio.
Questo è uno di quei periodi, no?
Che mangio un sacco di patatine.
E poi mi lamento che sto ingrassando.
Che mi stanno tutti sul cazzo.
Che finisco libri bellissimi. Che mi lasciano col sorriso.
Che voglio fare cose che non faccio.
Che non vado avanti col romanzo.
Che ordino la libreria e conto i libri non letti.
Che riscopro il reader.
Che voglio sapere tutto.
Sì. Questo è uno di quei fottuti periodi.


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lunedì 30 luglio 2012

Tra Ade & La Zia (parte 8)

Zia: Puzzi.
Zia: O zia.
Ade: Uè.
Zia: Ti ho detto che puzzi e non hai risposto. Sono molto offesa.
Ade: Mi stavo lavando.
Zia: Ti ho fatto sentire in colpa.
Ade: Moltissimo
Zia: O non essere acida con me che ti brucio
Ade: Ti sputo
Zia: Ti piscio
Ade: Ti scacazzo
Zia: Ti amo
Ade: Meretrice
Zia: Buglia
Ade: Caina
Zia: Abela
Zia: Scema
Ade: Rugna
Zia: Che fai?
Ade: Lavoro e tu?
Zia: Le fatture puttana
Ade: Fatturami la patata
Zia: Auand a cuss
Ade: Parla come magni
Zia: Prendi questo
Zia: Sei una pagliaccia psicopatica
Ade: Muori
Zia: Tu prima
Ade: No prima tu donnaccia
Zia: Tu tra atroci sofferenze
Ade: Tu con un bastone su per il culo

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sabato 28 luglio 2012

Polpette riso, zucchine e curry


C'era una volta, l'Ade che cucinava. Già. Perché ultimamente voglia zero. Però, siccome sono una ragazza previdente, ho tenuto da parte qualche ricettina per voi. Non siete contenti? Appunto.
Insomma. Queste le ho fatte non ricordo più quante settimane fa, insieme a un altro tipo di polpette che prima o poi pubblicherò. Perché non avevo un cacchio da fare e dovevo finire del riso. Così ho pensato, boh. Io lo faccio bollire e poi, chissà. Qualcosa mi verrà in mente.
E niente. Mi sono venute davvero bene. Ma avevate dubbi? Va bene. La smetto di crogiolarmi nel mio egocentrismo. E passo alla ricetta.

Ingredienti:



  • una ciotola di riso bollito
  • un paio di zucchine
  • un cucchiaino di curry
  • olio evo
  • mezzo cipollotto
  • sale
  • pangrattato
Preparazziòne:

Vabbè. Ho pensato che probabilmente sarebbe stato piuttosto inutile spiegarvi come si fa bollire il riso, no? Perciò passiamo subito alla fase polpette. Allora. Un filo d'olio in una padella, tagliuzzate il cipollotto e fatelo soffriggere qualche minuto. Tagliate le zucchine a tocchetti piuttosto sottili (perché non si devono ammosciare ma abbrustolirsi) e aggiungetele alla padella. Salate, coprite e fate saltare a fuoco medio/alto per circa dieci minuti. Ok. Unite il riso, il curry e fate saltare altri due minuti. Mettete il tutto in una ciotola e lasciate raffreddare un pochino. Formate delle polpette non troppo grosse, passatele nel pangrattato e fatele cuocere in padella con un filo d'olio.
Perfetto. Adesso mi è venuta fame. Porc...


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giovedì 26 luglio 2012

The amazing Spiderman


Allora. Una premessa tocca farla. Nel mio caso (ma io sono una malata di mente) in assoluto la parte più bella del film è stato cinque minuti prima che iniziasse quando hanno passato il trailer di Batman. Tipo che io ero in piedi sulla poltrona e urlavo. Tipo che mi sta sul cazzo parecchio che alla fine ci fosse scritto:
IL CAVALIERE OSCURO - IL RITORNO
Estate 2012.
Scusa?
Come?
Ho letto bene?
ESTATE 2012??
Dico io. Ma non era 14 AGOSTO 2012?
Quand'è che siamo passati dalla data certa alla data presunta? Di nuovo?
Dopo che mi son presa in silenzio (e senza versare una lacrima, sia chiaro) l'inculata del:
NELLE SALE A NOVEMBRE 2011?
Va bene ho finito. Mi sono indignata a sufficienza.
Passiamo a Spiderman.
Porca zozza.
Figo, lui. Altro che Maguire. Quello sfigato cesso. Garfield lascia il segno, sì. E la biondina dagli occhi enormi è indubbiamente meglio della rossa con la faccia da culo.
E poi mi ha fatto ridere. Ci sono delle scene FANTASTICHE. Tipo che io continuavo a ridere nonostante fossero già passati almeno dieci minuti.
Ade, perchè ridi?
No, niente. Per la scena della biblioteca.
Ma è passata mezz'ora.
E quindi? (sguardo minaccioso che funziona sempre)
E niente. La storia è inutile che ve la racconti, vero? Se avete visto almeno uno degli altri tre, sappiate che questo è meglio. Molto meglio.
E' il vero inizio di Spiderman. Come doveva essere. Così è.
Se non li avete visti, beh. Chissenefrega.
Questo è sicuramente da guardare.


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mercoledì 25 luglio 2012

Le chicche di Mister Ade

M. Cazzo ma proprio adesso che stiamo andando al parco deve cominciare a piovere? Che sfiga!

A. Ma sì, dai. Per quattro gocce! Poi è pioggia estiva, senti che buon profumo?

M. Sì. Profuma di merda.

A. .....


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martedì 24 luglio 2012

Storie di weekend

 

Sì, lo so. Sono un'idiota. Ma non è mica colpa mia se i cartelli buffi me li trovo davanti tutti io, no? Questo stava attaccato alla porta di un convento a Parma. Vi dico solo che io ho riso per cinque minuti abbondanti, dopo averlo letto. Ma passiamo a noi.
Siccome Sabato in negozio non c'era anima viva, Il Disturbatore mi ha concesso (pazzesco, vero?) di starmene a casa. Così mi sono svegliata la mattina, ho preparato la spremuta, Mister Ade ha fatto il caffè, ci siamo guardati in faccia e ci siam detti.
Andiamo a fare la spesa?
Ok.
Ma se poi andassimo a Parma? No, perché. Guarda la cartina. E' vicino, eh?
Ok.
Ma se poi..
Ok.
Alla fine non abbiamo fatto la spesa ma siamo partiti direttamente alla volta di Parma. E infatti, gente, quella che vedete qui sotto è la capoccia di Ade che guarda il torrente in secca. Figo, no?


Ma passiamo alla parte interessante. Siccome sono una fanatica di castelli e luoghi storici in generale, ho convinto Mister Ade ad andare a Compiano. Dove abbiamo fatto un giro nel castello che vedete qui sotto. E importunato un gatto che vagava per le montagne. Non per altro, eh. E' che me lo sarei portato volentieri a casa. Poi abbiamo cenato in un ristorante carino che aveva una terrazza che dava sulle colline. E bevuto vino rosso. Tanto vino rosso. Poi ci siamo incamminati alla macchina, direzione albergo prenotato qualche ora prima. Poco lontano da lì. O almeno questo è quello che credevamo. Noi, poveri sciocchi.
Insomma. Sto dannatissimo albergo non si trovava. La via non esisteva sul navigatore e sul mio aggeggio era segnato in un luogo dove in realtà c'era il nulla. Ho telefonato al tipo della reception sì e no sette volte. Dopo una mezz'ora buona, ce l'abbiamo fatta. Arriviamo a 'sto albergo in piena desolazione. Tutto buio e deserto. E comincia pure a piovere. Ma che dico, a diluviare. Nel parcheggio non c'erano auto e il tizio ci aspettava sulla porta, con la faccia semi nascosta. Avrei giurato che avesse un ghigno malefico stampato sulla bocca.
Arriviamo in stanza. Mister Ade comincia a dire.
Minchia. Siamo in una location da film horror, eh? L'albergo sperduto, il temporale...
Fanculo. Non abbiamo dormito un cazzo.
Un po' perché io pensavo al tizio che ci entrava in camera impugnando un'ascia.
Un po' perché la stanza era piena di fottutissimi insetti.
Alle sei di mattina siamo scappati, furtivamente.





Alla volta del mare. Precisamente, Monterosso. Al mare.
Ma Monterosso in Liguria?
No, pà. Monterosso in Inghilterra.
Insomma. Dopo due ore di strada provinciale su e giù, destra e sinistra, arriviamo in spiaggia. Stupendo. Io, dalla gioia, non ho smesso un attimo di mangiare. Cosa che non faccio mai, eh? Proprio mai. Ecco. Quella che vedete qui sotto è la capoccia di Ade in spiaggia. E ancora più giù potete notare l'azzurrissimo mare.





Ecco. Finita la mattinata in spiaggia (che io dopo quattro ore al sole, mi sono anche cagata un po' il cazzo, eh?), dopo esserci abbuffati di trofie al pesto (che io ho digerito più o meno ventiquattro ore dopo), siamo partiti alla volta di Fontanellato. Dove c'era questo bellissimo castello. Sì. Questo qui sotto.
E poi basta. A casa.
Già.


Mister Ade è crollato come un sasso.
E io, beh.
Io no.


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venerdì 20 luglio 2012

Prendendo liberamente spunto

Da un recente post del mio amico Borgà, vi fornisco una serie di affermazioni che non sentirete (o leggerete) mai e poi mai dire (o scrivere) dalla sottoscritta. E se, per caso, un giorno, dovessi negare quanto appena scritto, vi prego. Uccidetemi. E nel peggiore dei modi.

No, non mi bagno i capelli. Mi si rovina la piega.

Per me senza cipolla, grazie.

Cosa va di moda quest'anno? Bene, lo compro.

Andiamo da mc donalds?

Puoi legare il cane? Ho paura.

Io prendo un'insalata, voglio stare leggera.

Per me un analcolico.

Non mi siedo sull'erba, mi sporco.

Non dire certe parole, non è educato.

Guardo solo le ultime partite di campionato.

Secondo te mi sta meglio l'ombretto azzurro o quello rosa?

Al parco? Ma no dai andiamo al centro commerciale a passare la Domenica!

Stasera c'è il Milan. Ma sì usciamo lo stesso, pazienza.

Vieni qui, fatti abbracciare.

No grazie, per me niente bis. Sono a dieta.

L'ho letto su Gente.

Oh, ma che bei fiori! Li metto subito in un vaso!

Oggi non vengo al cinema. Sto risparmiando per comprarmi la Louis Vuitton che tanto desidero.

Non si mangia per strada. È poco educato.

Andiamo a ballare l'house? Stasera sono carica!

La pizza? No, questa settimana l'ho già mangiata.

Ciao a tutti, mi chiamo Ade e adesso vi parlerò un po' di me.

Quest'anno ho proprio voglia di una bella vacanza organizzata!

Questa settimana non ci sono, parto per il Pakistan.

Adoro la matematica con tutta me stessa.

Ci vediamo dopo, adesso vado a farmi una lampada.

Non mi piace il peperoncino.

Che meraviglioso vestito di pizzo rosa confetto! Lo voglio!

Non bevo caffè, mi fa acidità.

A tavola non si rutta, non è educato.

Questa è Sparta!

Va bene la smetto. Perché giuro che potrei andare avanti all'infinito.
Ciao, gente di blog.


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giovedì 19 luglio 2012

Eccola qui

Come di consueto. Sono le 23.20 e sono in vena di sparar cazzate. Perciò. Chi, meglio di voi, può starmi a sentire? No. Scusate. Chi, meglio di voi, può starmi a leggere? No. Così non si dice. E' una cosa che no. Non si può. Ma va bene uguale. In fondo. Faremo finta che sia una forma dialettale. Tanto qui non siamo mica in word. Che arriva la correzione automatica, col suo sguardo saccente e il dito puntato. A dirmi che, no. Non dovresti tu, donna, scrivere questa parola. E' dialettale. Dunque, è il male. Cambiala subito. Altrimenti il tuo computer esploderà. 10. 9. 8. 7...
E niente. Oggi giornata scoglionatissima. E domani uguale. Perché già lo so, io. Sento le vibrazioni.
No. Non è il vibratore che si è acceso per sbaglio in borsetta. Giuro. E' che preveggiengio, io.
Va bene la smetto.
Allora. In effetti a pensarci bene una cosa seria da dire ce l'avrei anche. Sì. Che ieri mi si è avverato un sogno, a me.
No. Non ho incontrato per caso Thiago Silva che, dopo un unico, fuggente sguardo, si è inginocchiato ai miei piedi e mi ha detto "Sposami, Ade. Mi renderesti l'uomo più felice della terra. Ormai so, che la mia vita senza di te non avrà più un senso!".
E no. Non ho trovato il telecomando antipersonalitàmoleste.
E no. Non ho moltiplicato pani e pesci e spalancato le acque di. Che mare era? Ma poi, era un mare? O un fiume? Mah.
Insomma. Il fatto importante è che, in un momento di riflessione estrema tipica dei ragazzini di nove anni, nano numero uno mi ha rivelato le TreCoseChePiùGliPiaccionoNellaVita. E io, povera sorella stolta. Che avevo ormai quasi perso le speranze. Io. Ci sono rimasta secca. Ecco. Perché io, in fondo, l'avevo capito, eh? Che non poteva essere che non gli piacesse nulla. Che non poteva essere che lui, uscito dalla mia stessa tana, solo un tantino invecchiata, fosse così. Privo di idee. E di sogni. Fatto solo di alzate di spalle. E di "Io di questo libro non ci capisco un tubo". Lo sapevo, cazzo. Me lo sentivo. E niente. Io, tutta curiosa, gli faccio. Eh, di un po'. Cos'è che ti piace?
E lui.
E a te?
Dunque. A me piace. Fammi pensare. Leggere. Scrivere. Cantare. E poi altre cose che non ti dirò. E a te?
A me piace disegnare. E ballare. E suonare. Però non so suonare niente. Però mi piacciono le chitarre.
E io. Che dentro stavo esplodendo come un getto di diarrea improvvisa (scusate. non mi è venuto un paragone migliore). Mi sono contenuta a forza e gli faccio.
Oh, davvero? Bello. Mi piacciono le cose che ti piacciono.
Notare. Io lo sapevo. Lui non me l'aveva mai detto ma io lo sapevo. Perché? Perché l'ho visto ballare in modo divino, che diamine. E mi sono commossa come una scema. E perché ho visto i suoi disegni, cacchio. Ed erano belli ma io non sapevo che diamine dire perché in certe cose sono una frana. E perché. No. Un momento. La chitarra me l'ero bellamente sognata. Sì. Perché dopo il fallimento in libreria dovevo pur attaccarmi a un altro sogno, no?
Insomma. Alla fine interviene nano numero due che fa.
Anch'io voglio dire la lista! Anch'io!
Eddai. Dilla, su.
Mi piace il calcio. Voglio vincere le coppe. E anche il pallone d'oro.
Vabbè. Andiamo in piscina, va. Momento della verità finito, per oggi.


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mercoledì 18 luglio 2012

E' che

A me, no? Guardare Veline offre degli spunti intellettuali mica da ridere, eh. Non per dire. Ma se rinasco, giuro, faccio la velina. Nel frattempo, mi sto scolando una birretta. Per dimenticare che mi girano i coglioni. Cosa che in genere non dimentico così facilmente. Infatti mi sono anche mangiata mezzo pacchetto di patatine a non so che gusto però erano buone e ho appena iniziato ad addentare un panino. Cosa volete che vi dica. Ognuno si consola a modo suo. Io lo faccio così. E vi posso assicurare che Veline mi dà un gran bell'aiuto. Ma anche la birra.
Oddio. Ma questa come cazzo ride? E questa che "fa il rap"? E quest'altra che si presenta parlando l'alfabeto farfallino?
Santa pazienza. Che poi, devo ammetterlo. Io queste qui le ammiro anche, eh? Cacchio. Ci vuole fegato a salire su un palco sapendo che a nessuno frega un cazzo di quello che sai fare (ammesso che sappiano fare qualcosa. ops. l'ho scritto davvero? Ero convinta di averlo solo pensato. Vabbè) ma solo di quanto tu abbia la faccia da troia. Perché è così, no? O forse sono io che sono una stronza. Anzi. Che io sia una stronza è ormai un fatto certo. Quindi toglierei il forse. Insomma. Tanto voi mi volete bene lo stesso, no? Beh. Mi metto le cuffie e la faccio finita.
Ma no. Mica nel senso che la faccio finita finita.
E' che stasera mi faccio i cazzi miei, io. Stasera non me ne sbatte un piffero di nessuno, a me. Stasera io. Cazzo. Ho finito la birra. Magari ne apro un'altra, no?
Che oggi ho portato i nani in piscina e un tizio che assomigliava molto a Gesù Cristo (ammesso che io abbia sola una vaga idea della faccia che dovrebbe avere Gesù Cristo ma questi son particolari.) mi si avvicina, sorridendo. E mi fa. Scusa se te lo chiedo ma, sono tuoi? E mi osserva, annuendo. In attesa di una risposta. Io, in tutto il mio splendore, lo guardo. Guardo i nani. Lo riguardo. Gli sorrido. Con uno dei miei sorrisi, no? Quelli che vogliono dire più o meno così. TiStaiAvvicinandoAlMioSpazioPrivatoEmeritaTestaDiCazzoSeiPregatoDiLevartiDaiCoglioniOGiuroCheIo.
E gli faccio.
Ma ti pare?
E lui scoppia a ridere.
Ma che minchia ti ridi.
E mi fa. Ah no perché sai. Mi sembrava che tu fossi troppo giovane. E la scena era curiosa, ecco.
E ride. Di nuovo.
Santa Pazienza. Alla fine il mio sguardo lo convince che forse è il caso di levarsi dalle palle e si allontana un po'. Senza però smettere di fissarmi. Io faccio bellamente finta che non esista e continuo a chiaccherare di cose immensamente interessanti con i due nanetti al mio fianco. Dopo un pò Gesù si alza e mi si piazza davanti. Di nuovo. E mi fa.
Scusa, sai. Se vi osservo.
E ride.
E io. Senza sorridere.
Ma va. Fai pure, eh. Figurati.
Mi augura buona giornata e scende.
E io ho pensato. Questo me la tira dietro. Questo pezzente malefico lo so io, lo so.
E infatti.
Quindi adesso. La sottoscritta che fa?
Niente. Se ne va nell'altra stanza.
E ciao ciao.
Che non ho mica voglia, eh? Che c'avrei anche altro da fare, io.


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lunedì 16 luglio 2012

Sono le 23

E io sto cercando di lavorare al romanzo. L'altro. Cosa che non mi riesce perché sono troppo impegnata a mandare e-mail stupide alla Patty. Forse qualcuno se n'è già accorto. Ma io dopo le 22 divento imbecille. Mi trasformo, insomma. Comincio a spararne di ogni. A raffica. E il bello è che poi scoppio a ridere per cazzi miei. Come un imbecille, appunto. E niente. Tutto questo per dirvi che generalmente io scrivo di sera. Perciò potreste bene o male farvi un'idea della serietà di ciò che scrivo. La Patty ha rinunciato a rispondermi. Probabilmente starà pensando di cambiare identità e fuggire per sempre. Ma io ti troverò, Patty. E' inutile che fuggi. Insomma. Mi son messa a scrivere un post perché ho capito che probabilmente stasera non si cava un ragno dal buco. Che poi io un ragno nel buco non l'ho mica mai visto. No, eh. Però ne ho visto uno, prima. Che penzolava dalla mia edera, tronfio. Sto scemo. Ma io l'ho lasciato stare, sì. Perché ho visto quella pubblicità lì, no? Quella dove c'è un idiota che si fa pestare dal ragno mentre la sua ragazza idiota strilla come un idiota. Ecco. Io le ragazze che strillano davvero non le capisco. Ma che cazzo ti strilli. Urla, piuttosto. Cazzo sono quegli strilletti da gallina. Ci pensavo ieri mentre facevo vedere a Mister Ade Spiderman 3. Si, lo so. Tobey c'ha davvero la faccia da pirla. Comunque. C'è quella lì, no? La rossa. Che, detto fra noi, mi sta sulle palle ma sulle palle. E niente. Quella in otto ore di film (contando tutta la trilogia) non fa altro che strillare. E fare quelle faccette da stronza che se me la trovassi davanti giuro che una gliela darei. E poi è una troia. Oddio. Che poi io fossi stata in lei altro che Tobey. C'avevo lì il James e non ci pensavo mica due volte. Però vabbè. Son cose che non si fanno, dai. E quindi. Stavo pensando di mangiarmi una manciata di mirtilli. Solo che ci metterei un secolo. Dovrei aprirli uno per uno per controllare che non ci siano ospiti. Che dopo quella delle ciliegie, si sa. Mi è venuta la psicosi. Adesso apro tutto. Minuziosamente. In effetti non lo so chi cacchio me l'ha fatto fare di comprare i mirtilli. Un po' come con i lamponi, l'anno scorso. Che li ho lavati e poi sono stata a fissarli due ore e mezza perché c'avevano i semini bianchi che assomigliavano a vermetti bianchi e io non ero sicura e allora dovevo constatare che non si muovesse niente. Che poi la Patty un po' di tempo fa ne ha trovato uno pure in un pomodoro. Insomma non c'è un attimo di pace, in questa casa.


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domenica 15 luglio 2012

Molto forte, incredibilmente vicino


E niente. Me lo sono letto perché volevo disperatamente vedere il film uscito al cinema. Dato che c'è Sandra Bullock. E io amo Sandra Bullock. Chevvelodicoaffare. E insomma non potevo certo andare a vedere il film senza aver letto il libro, vi pare? Preferisco pensare che il film sia una merda piuttosto che rovinarmi la lettura con immagini viste e non create dal mio cervello. Così, ecco. Finito in nemmeno due giorni. Con Mister Ade che mi ringhiava contro perché odia quando amo un libro più di lui e non faccio niente per nasconderlo. Ma soprattutto odia quando è Domenica e non gli preparo il pranzo perché sto leggendo e sa perfettamente che quando sono impegnata a tal punto non mi si deve disturbare. Beh. Passiamo al libro. E' stata una bella scoperta, davvero. Safran Foer non solo è stato in grado di aprire un varco nella mia anima con "Se niente importa" tanto da cambiarmi l'esistenza. Ma è riuscito anche a scrivere un romanzo dolce e spiritoso che non mi ha annoiato nemmeno per un secondo. Oskar, il piccolo protagonista, è un fenomeno. Se ne va in giro a cercare un ultimo messaggio del padre morto l'undici Settembre 2001, a New York. E fa quello che vuole, lui. E dice quello che vuole, lui. E' un mix di innocenza e saggezza e cinismo. Conoscerà delle persone, Oskar. Tra le quali ce n'è una, in particolare. Che scrive il nome di suo padre con tutti i colori possibili. 
Bello? Bello, davvero.


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venerdì 13 luglio 2012

L'ade detesta. A volte ama.

Così sfatiamo il mito dell'Ade che non dice mai niente di se stessa. A parte le cazzate. Ovvio. Ma cos'è vi aspettate un post serio? Tipo vorrei la pace nel mondo, che il mio cane parlasse (no. non ce l'ho un cane), che la pasta non scuocesse mai, che piovesse cioccolata. Ok. Già sto correndo a valanga tra questi cumuli di stronzate che occupano il mio cervello. La smetto. E adesso vi presento pezzettini di me. A caso. Come vengono. E niente.

Detesto:

-I pezzi grossi di cipolla nel sugo. La cipolla si trita, cacchio. A meno che non vogliate vedermi scartarli uno a uno minuziosamente per tutto il tempo.
-Essere disturbata quando sto ascoltando la musica. Non me ne frega un cazzo di quanto importante sia quello che mi dovete dire. Se sto ascoltando la musica, mollatemi. Il rischio è che io risponda male. Malissimo. O peggio.
-Le persone che usano (volutamente o meno, non è un problema mio) un tono di voce più alto di quanto in realtà servirebbe (inutile farvi esempi, immagino).
-Il rumore dei baci degli altri.
-Gli occhiali da vista. Non ce n'è uno che su di me mi dia soddisfazione. Infatti se esco, piuttosto vado a sbattere contro a un palo ma col cazzo che mi metto gli occhiali. Lenti a contatto? Manco per idea. Io non mi infilo quegli affari negli occhi. No no e no.
-Il mio lavoro.
-I cibi mollicci.
-Le bibite gassate.
-I contatti fisici non desiderati (tipo i due bacini, le pacchette sulla spalla, i buffetti sulle guance, gli abbracci. cose così). Potrei diventare parecchio irritabile e di conseguenza stronza.
-Camminare e avere qualcuno dietro al culo. Vuoi passare? E passa, cazzo. 

Amo:

-Andare controcorrente.
-Sorridere, salutare cordialmente e augurare buona giornata ai negozianti del Bronx. Sì. Perché dovreste vedere le faccie che fanno, poverini. Non ci sono mica abituati.
-La mia doppia personalità. (per intenderci: quella stronza e acida, io la amo alla follia)
-Guardare dall'alto in basso tutte le troie che mi hanno trattata di merda quando ancora mi facevo trattare di merda (quindi una milionata di anni fa, sia chiaro). Perché me lo posso permettere. Perciò andate a cagare.
-La gente che dice quello che pensa. Sempre. E non solo quando conviene.
-Sorprendermi.
-Mangiare.
-Dimostrare che l'apparenza inganna.
-Quando qualcuno mi dice "dai Ade, lascia perdere". Ed io non lo faccio mai.


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giovedì 12 luglio 2012

Cliente snob Vs Red Hot Chili Peppers

Virgin Radio passa i Red Hot. Il Disturbatore canticchia.
Cliente snob, sui vent'anni, si siede. Io le tolgo l'asciugamano dalla testa. Lei guarda Il Disturbatore e gli chiede, con sdegno.
-Ma ti piacciono i Red Hot Chili Peppers?
Il Disturbatore, che non ha fatto caso all'espressione disgustata della suddetta, risponde.
-Si. Sono anche andato a vederli un po' di anni fa.
Cliente snob mi guarda schifata, cercando manforte. Probabilmente non ha notato la maglietta coi teschi e il bracciale con le borchie.
In tutta risposta io sorrido. E comincio a cantare.
The monarchy of roses.... the monarchy of roseeeeeeeeeees.
Tu, qui dentro. Non lo sai. Ma sei nel covo del nemico, donna.


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martedì 10 luglio 2012

Comunicazioni random

Sono al lavoro e sto sgranocchiando cereali. E bevendo il caffè. Ho sentito arrivare Il Disturbatore perché mi è arrivato il suono del suo vocione qui fuori che rompeva le palle a uno che ha occupato un posto non suo davanti al negozio. L'arte di farsi i cazzi propri, no. Lui non la conosce.
Ho scoperto per caso che è uscito il secondo romanzo di Josh Bazell. L'ho visto sullo scaffale, l'ho preso, me lo sono portato al petto e ho cominciato ad esultare vivacemente in mezzo alla libreria. Mister Ade mi guardava così. Se avete immaginazione visualizzatevi la scena. E il suo sguardo da GiuroCheIoQuestaNonLaConoscoAnziAdessoMiAllontanoUnPochinoFischiettando.
Ieri è venuta a trovarmi la Patty. Ho avuto un bellissimo braccialetto messicano, colorato, intrecciato a mano. Figo. Ho esultato. Poi siamo andate in giro per negozi e mi sono comprata una canotta fucsia, trasparente coi teschi ricamati. Insomma. Non vi so spiegare precisamente com'è fatta. Comunque è bella. E' mia. E oggi l'ho messa con sotto un'altra canotta nera. Solo che è lunga e allora ci ho fatto il nodino a lato e sembro una quindicenne. Non che in genere io non lo sembri dato che non posso comprarmi una cazzo di birra in santa pace senza che mi chiedano i documenti e poi mi dicano "Scusi tanto, eh." Ma scusa de che. Scusa una minchia. Dammi sta birra, ti sembra che io abbia meno di diciott'anni, vacca boia impestata? Poi dicono che non mi devo incazzare. Persino quell'idiota dell'edicolante, il mese scorso quando ho rinnovato l'abbonamento ai mezzi mi fa. Rinnovi tutto il mese? Ma la scuola finisce tra una settimana. Santa pazienza. Comunque. Mister Ade ha deciso che gli piace fare i coktail. Così è da Sabato che sono costantemente ubriaca. Sì. Perché io sono l'assaggiatrice ufficiale. Non so se mi spiego.
Sto lavorando alla sinossi del romanzo. No. La verità è che sto pensando di lavorare alla sinossi del romanzo. Comunque arriva. Giuro. Anche se devo ancora fare la lista delle case editrici a cui spedire il tutto. Che lavoraccio infame. Che poi ultimamente passo la mia esistenza al pc a cercare un fottuto posto in cui andare in vacanza. Ed è una missione impossibile. Miseriaccia ladra. Vabbè.
Ieri sera mi sono riguardata About a boy. Io lo adoro Hugh Grant. E niente. Non ho più un cacchio da dire e poi c'è Il Disturbatore che disturba quindi chiuderò. Ciao gente.



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lunedì 9 luglio 2012

Cose che ho imparato nel Bronx (ovunque si puo' imparare qualcosa. basta crederci.)

Quando, una dozzina di anni fa, mia madre mi comunicò che presto saremmo passate da "dieci minuti e sono in centro" a "arrivo tra circa un'ora e mezza perché devo: girare a destra per evitare la puzza di piscio di gatto, poi a sinistra per evitare gli scarafaggi, poi fare il giro largo per evitare i sacchi della spazzatura davanti ai cancelli, svoltare di là per arrivare in stazione evitando il parco che ci sono gli spacciatori e poi sperare che il treno non arrivi come al solito in ritardo" "Vabbè. Facciamo un'altra volta?" "Si. Meglio, va." io ho pensato seriamente di essermi comportata così male da meritarmi l'inferno. Col passare degli anni, però, ho capito che invece vivere tra quei palazzi alti e malandati, in mezzo a quelle persone così diverse da me, mi ha forgiato il carattere e insegnato un sacco di cose. Già. Per esempio.
-Se avete 13 anni e vi trasferite da un bel quartiere tranquillo al Bronx, fate un corso accelerato di gergo del luogo. Si. Perché potreste incappare in tizi che vi tampinano per settimane nel tentativo di infilarvi la lingua in bocca e, non riuscendoci, vi chiederanno con aria innocente. "Vabbè, ma almeno ci possiamo frequentare?" e voi, che siete persone dotate di buon cuore, inclinerete la testa e risponderete "Ma certo, mi stai simpatico. Infondo.". Così facendo, potreste avere un problema grosso come cinque ragazze minacciose che vi si presentano sotto casa urlandovi di sceeeeeendereeeee perché avete illuso il "loro amato cuginetto". Esatto. Perché nel Bronx "frequentarsi" significa "mettersi insieme" e voi, che non ne avevate la più pallida idea, avete detto si. E guai a dire si alla persona sbagliata. O al figlio della persona sbagliata.
-Se non riuscite ad evitare il problema precedente, non abbiate paura. Scendete tranquillamente. Sorridendo. Lasciate che le donzelle urlino per cinque minuti. Giusto il tempo di esaurire i vocaboli presenti nel loro dizionario cerebrale. E poi, niente di più semplice. Parlate. Vi assicuro che con un paio di paroloni messi bene, in pochi secondi avrete mandato la loro mente in pappa. Attenzione, però. Perché se avete una madre apprensiva è possibile che suo marito vi raggiunga con la scusa di portare giù il cane, saluti cordialmente le gentildonne, vi prenda da parte e vi dica. "Tutto a posto? No perché altrimenti. Fammi un fischio, " E vi mostri un coltello da bistecca amorevolmente infilato nei calzoni. Sia mai che qualcuno tocchi la sua bambina, né.
-Nonostante i due problemi precedenti, il tizio di cui sopra non avrà comunque capito che voi non siete interessate a lui. E continuerà a pressarvi e a mandarvi lettere d'amore scritte in un italiano di dubbia provenienza. Inoltre, essendo figlio della persona sbagliata, vi renderà impossibile il rapporto sociale con qualsiasi altro individuo di sesso maschile. Almeno fino a quando non si troverà un'altra giovane innocente da importunare. Succederà. Portate pazienza.
-Se abitate nel Bronx da poco tempo e siete delle fanciulle carine, dolci e ingenue. Fate attenzione. La maggior parte delle ragazze facenti parte delle varie compagnie vi odierà profondamente. Qualcuna potrebbe fingere di esservi amica e poi rubarvi le cose. Qualcuna potrebbe raggiungervi al parco, di sera. Avvicinarsi e dirvi, con disprezzo. "Tu sei Ade, vero? Quella nuova." e voi potreste rispondere. "Si, problemi?" E lei potrebbe dirvi. "Stai attenta a quello che fai. Perché io sono NomeVeramenteRidicolo. E qui, sai. La mia opinione ha un certo peso." e voi potreste rispondere. "Caspita. Sono veramente onorata di fare la tua conoscenza" e lei, che non avrà capito il sarcasmo, vi guarderà minacciosa e se ne andrà senza nemmeno dirvi ciao. E voi penserete. Mah. Alcune ragazze potrebbero andare in giro a dire che siete una puttana. Così, per sport. E si divertiranno anche a dire che appena vi beccheranno in giro vi pesteranno a sangue. Ma non lo faranno mai. E per convincervi di questa affermazione vi rimando al quarto punto qui sotto.
-State alla larga dalla tipe a cui manca un dente davanti. Potrebbero essere pericolose.
-Se non fumate, cominciate a farlo. Lo so. Non è un consiglio molto saggio. Ma la sigaretta si sa. Fa figo. E voi avrete un disperato bisogno di sembrare delle dure. Però non tenete sta sigaretta tra le dita come delle fighette, cazzo. Un po' di inventiva, su.
-Se vi passano una presunta sigaretta fatta a mano, mettetevi l'anima in pace. Non è una sigaretta. E non smetteranno di rompervi i coglioni finché non farete un cazzo di tiro.
-Gli abitanti del Bronx che parlano e parlano, non agiscono mai.
-Gli abitanti del Bronx sono dei gran cagacazzi in gruppo, ma da soli sono degli agnellini.
-Non portate amici di un'altra zona che non abbiano i coglioni a fare una passeggiata al parco. Potrebbe essere pericoloso. A meno che voi non siate disposti a litigare con una decina di personaggi poco raccomandabili. Da soli. Cosa che la sottoscritta ha fatto ma vi racconterà in altra sede.
-Quando vi sarete, finalmente, resi conto che piacere agli abitanti del Bronx non rientra nelle vostre priorità, chiudete i contatti con tutti, cambiate numero di telefono, non rispondete al citofono e preparatevi ad una stupenda, meravigliosa metamorfosi. Che, forse non vi renderà la persona più popolare del quartiere, ma credetemi. Ci sarà comunque da divertirsi. Questa, però, ve la spiego nel prossimo post. Abbiate pazienza. Su.


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sabato 7 luglio 2012

Tra Ade & La Zia (parte 7)

Zia: Mi snobbi??
Ade: No zia non ti snobbo.
Zia: Zia lezione di vita 3... se sei incinta il tempo vola
Ade: Ahahahah
Zia: Cos'hai?
Ade: Niente perchè
Zia: No così... non mi aspettavo una risata.
Ade: Cosa ti aspettavi? Cretina
Zia: La lezione di vita 4
Ade: Ok vado. Lezione numero 4. Se sei incinta avrai un bambino.
Zia: Lezione 5 potresti scoprirlo in una vasca da bagno.

Due giorni dopo....

Zia: Ma che fine hai fatto?? Io abbandonata a me stessa
Ade: E tu? Buglia.
Zia: Ed io lavoro come prostituta sulla Paullese.
Ade: E guadagni?
Zia: Non abbastanza.
Ade: Peccato. Pensavo di sposarti e fare la mantenuta.
Zia: Potremmo fare le cose a tre... guadagneremmo di più.
Ade: Puzzi.
Zia: Ti brucio buglia.
Ade: Ti scanno cozza.


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venerdì 6 luglio 2012

Non disturbatemi

Che sono in cesso a fumare. Naaaaa. Ci siete cascati. Non fumo più, io. Ricordate? Eh già. E la cosa non mi giova per niente, al momento. Si. Perché sono un cazzo di toro furioso, io. Perché mi batte il cuore all'impazzata ma mica per amore, eh. Perché mi girano i coglioni. Ecco.
Tutto me li fa girare. Si. Lo so. Non è una novità.  Ero già un essere incazzoso anche quando fumavo. E quindi? Fatevi delle domande.
Sono pericolosa, adesso. Ancora di più. Sono una mina vagante. Sono un vulcano che si sta riattivando. Sono frustrata.
Ultimamente la parola frustrazione mi si piazza sulla punta della lingua e non si sposta ma neanche. Sta troia. E prima o poi mi sa che metto le mani addosso a qualcuno. Qualcuno a caso, eh. Mica Il Disturbatore. Come? Ah si. L'ho detto? Ops.
No ma io lo sopporto, sapete. Eeee se lo sopporto. Vabbè. Adesso tornerò al mio nuovo passatempo. Sgranocchiare noci in retro. Già.
Non so perché. Ma quasi quasi fumare in cesso mi piaceva di più. Si lo so. Non devo dirlo. Sono forte, io. Mica ci penso. Ma va.


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giovedì 5 luglio 2012

Siccome

Sono stata un'adolescente incazzata parecchio, ho mollato la scuola che avevo quindici anni. Con enorme sollievo da parte dei professori. Tipo che alla fine del primo anno mia madre ha ricevuto una telefonata dalla vicepreside che l'ha pregata di iscrivermi in un'altra scuola. Tipo che mia madre le ha risposto di importunare qualcun altro e di non rompere l'anima a lei. Tipo che secondo me quella si è fatta pure un bel pianto liberatorio, prima di licenziarsi. Si. Perché io, reduce da tre anni passati a fare la sfigata cronica, ne avevo le palle ben piene. E, considerato che a me di fare l'alberghiero non me ne fotteva un beatissimo cazzo e soprattutto volevo dimostrare a mio padre che impedendomi di decidere per il mio futuro, aveva contribuito a creare un mostro, avevo deciso di fare la pazza scatenata e niente di più. Si. Per la sottoscritta andare in classe la mattina voleva dire rendere la vita dei professori e del mio prossimo un inferno. Tipo che, trovato e confermato il gruppetto giusto di compagni alleati, non facevo altro che disturbare la quiete pubblica. Avete presente la bulletta della scuola? Ecco. Io. Potrei raccontarne di ogni. Tipo quando abbiamo obbligato una ragazzina a chiamare la segreteria per dire che c'era una bomba. E abbiamo saltato la verifica di tedesco. Perché la prof di tedesco per la miseria era una cagacazzi paurosa. E poi aveva dato della troia alla mia amica. E guai a toccarmi le mie amiche, per la miseria. Tipo quando ci hanno sgamati a bere il tavernello durante la lezione di italiano e ci hanno sospesi due settimane. Tipo quando sono andata a minacciare una della terza che mi aveva rotto i coglioni e lei ha passato l'anno ad andare in giro con la scorta. Tipo quando ho ribaltato il banco in classe e hanno chiamato mia madre per farmi portare via. Tipo quando il mio migliore amico ha vagato a petto nudo per i corridoi, con un asse di legno recuperata non si sa bene dove in spalla, urlando che voleva picchiare il preside. Tipo quando mi hanno sospesa, di nuovo, per istigazione alla rissa nei bagni delle ragazze. Tipo un sacco di altre cose tremende che non racconterò perché ho ancora una dignità. E mi piace pensare di essere diventata una persona migliore. Insomma. Finita la festa mio padre mi iscrive a una scuola per parrucchieri. Ed ecco a voi la mia prima esperienza lavorativa. Dopo due mesi ho lanciato il grembiule in faccia all'insegnante perché a me certe cose me le fanno girare alla grande. Che ero stata malata due giorni e questa mi fa il culo quadrato. E un compagno di corso che mi dice se vuoi rientrare nelle sue grazie, fidati, vai a comprarle il pranzo. Noi facciamo tutti così. Scusa? No, ma ti pare? Sai cosa vado a comprarti io, al massimo? Una confezione di Normix. Cogliona. Dopo di che sono finita a fare la barista part time. La proprietaria era una cinquantenne divorziata, sotto psicofarmaci. Che dopo qualche mese si era convinta che io volessi farmi un cliente a cui lei faceva il filo. Notare. Aveva minimo quarant'anni. Io neanche sedici. Un giorno mi ha detto. Queste cose le fai a casa tua e non nel mio bar. E io, è vero che mi facevo le canne pesante però con la testa ancora ci stavo, ho pensato. Eh?! Questa svalvola alla grande. Morale. Le ho firmato le dimissioni su un foglietto di carta. In piena pausa pranzo con tutti i piatti da lavare e i clienti da servire. Arrangiati, puttana. E l'ho piantata lì. La mia terza esperienza lavorativa è stata in un bar di proprietà di un ragazzo cinese. Il mio responsabile, un trentottenne sposato e con due figli, mi chiedeva di uscire nove mattine su dieci. Dopo un anno mi licenziano con una scusa banale. La verità era che io continuavo a portare i documenti per l'assunzione e loro continuavano a dirmi che li avevano persi. E io cominciavo ad incazzarmi. Dopo qualche mese la moglie del proprietario mi telefona e mi chiede se per una bella cifra mi volevo sposare un cinese. Le ho detto no grazie e ho buttato via la mia possibile quarta esperienza lavorativa. E sono finita a fare la procacciatrice d'affari in centro. Ma, ammettiamolo, come venditrice facevo schifo. Ero buona solo a scroccare le sigarette ai passanti. Poi, sinceramente, le loro tecniche di vendita non mi piacevano affatto. Pretendevano che facessimo prima firmare il contratto, poi solo alla fine dovevamo dire che però il primo acquisto era da fare subito. E a me sta cosa mi faceva incazzare. Perchè di prendere per i fondelli la gente non ne avevo nessuna voglia. E quando il capo ha scoperto che reinventavo il lavoro a modo mio, mi si è piazzato dietro al culo fino a portarmi all'esasperazione. Una mattina gli ho mollato la sua cartellina del cazzo in mano e gli ho detto che, visto che era così tanto bravo, che lo facesse lui, il procacciatore di sta minchia. L'esperienza numero cinque è stata in un negozio di parrucchieri. In nero a tre euro all'ora. E al capo piaceva un sacco mettersi a ridere quando uno dei clienti (uno che se lo ribecco in giro gliene mollo uno forte ma forte sulle palle) mi diceva "si, brava. massaggiami così, che me lo fai venire duro". E hai voglia io e la mia collega a lamentarci. Quello ci rispondeva. E' un cliente, paga e dunque può dire e fare quello che gli pare. E poi mi rubava il pranzo, sto scroccone. Un giorno mi telefona il responsabile furbacchione del bar dei cinesi. Mi dice "ehi, indovina un po'? ho cambiato bar e ci serve personale. vieni?". E andiamo. Tanto peggio di così. E niente. Tutto bene fino a quando, dopo qualche mese, mi manda un sms per dirmi quanto davvero volesse uscire con me. Sarai la mia principessa. Adesso vomito. Insomma. No grazie. Il giorno dopo mi comunica che vengo trasferita in un bar in culonia. Ma guarda un po'. Ci vado. Mi rompo i coglioni. Non mi presento più. Tanto ero in nero. Come al solito. E poi? E poi niente sono finita a spacciare cocaina in piazzetta. No. Non è vero. Ho fatto da babysitter a una bambina stupenda. Per quattro anni. E poi, complici un paio di promesse non ancora mantenute, son finita qui. Col Disturbatore. E mi dicono che sono diventata bravissima. A sorridere e a fingere che me ne sbatta qualcosa. Ma la sera, quando chiudo gli occhi, beh. Tutto questo è lontano. E io non sono altro che quello che davvero vorrei essere. E per oggi ho finito. Forse. Ciao, gente.


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martedì 3 luglio 2012

Blink 182

 

Chevvelodicoaffare. Oggi non ho nessunissima voglia di lavorare. Sì. Lo so. Non è una gran novità. Però, oh. Oggi ancora meno. Ho scritto sull'agenda del negozio. Ade va via prima causa concerto a cui non ha intenzione di arrivare tardi. E non ci son cazzi che tengano. Sono contenta, sì. Ma lo sarò di più quando li starò guardando. E ascoltando, ovviamente. Nel frattempo continuo a non sopportare nessuno. E a resistere alla tentazione di tirarmi su un drummino. E a mangiare da far schifo per sopperire al bisogno di nicotina. Eh già, gente. Se qualche furbetto vi dice che figurati. Mica ti viene fame se smetti di fumare. Mica ingrassi. Ecco. E' un cazzone. Perché ti viene fame sì, per la miseria. E pure tanta. Insomma. Avrei davvero bisogno di un bel sacco da boxe da tenere in borsa e tirare fuori all'occorenza. Davvero davvero davvero. No, comunque, ho deciso. A Settembre mi iscrivo a Krav Maga. O a qualsiasi altro corso che mi faccia sfogare e diventare una macchina da guerra. TerminAde. Va bene la smetto. 
Violet? Oggi sono in canotta fucsia, jeans, cintura rosa con le borchie e scarpe arancioni. Mi riconoscerai? XD




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lunedì 2 luglio 2012

Tremendamente insofferente

Sì. Intanto sono tre giorni che non fumo. Ho deciso di smettere. Quindi già questo mi rende più antipatica del solito. Voglio vedere chi è il primo che mi ficca a forza un drummino in bocca e mi dice ti prego ricomincia. Fallo per me. E per l'umanità. E per la tua già precaria sanità mentale.
Stamattina è venuta una cliente con il figlio pazzo di tre anni. A fare la piega? No. I colpi di sole. Son stati qui quattro ore, va bene? E io giuro che lo strozzavo, eh? Giuro che gli strappavo le unghie a morsi, santa pazienza. Ha toccato TUTTO. Ha spruzzato acqua ovunque. Ha aperto gli smalti. Mi rubava le stagnole e le pucciava nel decolorante. Si è mangiato tutte le mie noccioline. Urlava. E la madre leggeva in tutta tranquillità il suo fottuto Chi e ogni tanto gli diceva, a bassa voce, basta eh. Adesso vengo lì. NON SI È MAI MOSSA, va bene? Respira, Ade. Uno, due, tre, quattro...
Come se non bastasse oggi squilla il telefono e sento una vocina conosciuta.
-Il figliol prodigo, può tornare all'ovile?
Oh, merdaccia malefica.
Una sciura che non veniva più da quasi un anno. Se l'era presa perché eravamo chiusi un giorno in cui lei voleva venire. E, siccome non abbiamo aperto apposta per Sua Signoria, aveva deciso di cambiare parrucchiere. Con mio sommo dispiacere. Ovvio. Perché dovete sapere, che qui la gente è tutta un programma. Per esempio questa in genere veniva di Sabato. Ma qualche volta anche di Venerdì. Di mattina, di pomeriggio. Come girava a lei. Però. Se quando telefonava, costantemente all'ultimo minuto, non avevamo posto, ecco che sbottava. Eh. Ma lo sapete che io vengo. Mi dovete tenere il posto. Scusa?
E quindi, secondo te, se tu non mi chiami cosa dovrei fare? Inventarmi io quando vuoi venire e tenerti il posto?
E poi mi buttava sempre giù il telefono. Senza dire grazie, arrivederci. Niente. E va bene che hai 85 anni però l'educazione?
E niente. Mi sta sul cazzo. Come mi sta sul cazzo quella che mi telefona e prende appuntamento perònonsocosadevofareforseiltaglioforseilcoloreforseicolpidisole. Eh sì. Come se io adesso chiamassi il ristorante e chiedessi un tavolo per le sette e mezza. Quanti siete? Non lo so. Forse due. Forse diciotto. No, ma vi pare? Respira, Ade. Profondamente.
Poi non sopporto Il Disturbatore che fa la vittima. TUTTI I GIORNI.  E dice SEMPRE LE STESSE COSE. Quando si lamenta con la gente che l'affitto è alto, dice sempre che la cifra è un po' di più di quello che realmente è. Ma perché? Non ha senso. E' alta comunque. Io non capisco.
Continua a dire che deve cercare casa perché si è lasciato con la tipa (e in genere qui parte la descrizione dettagliata dei difetti di lei) quando in realtà hanno fatto pace da settimane.
Quando gli chiedono dove andrà in vacanza, risponde a tutti nello stesso modo. Due anni fa le cinque terre, quest'anno le cinque piscine. E ride. Ma che minchia ti ridi?
Insomma. E' così. Insofferenza pura.
Per non parlare dei pensieri. I soliti pensieri del cazzo. Il mio odio per questo posto. Per questo lavoro. Il fatto che sono nevrotica come pochi. Che sbotto per qualsiasi minchiata. Che non sopporto niente e nessuno.
Lo so. E ti sembra il caso di smettere di fumare? Direte voi. E c'avete anche ragione, perdinci.



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domenica 1 luglio 2012

Cose da vegetariani (ma anche no)



Ciao gente. Oggi sono di umore pessimo/variabile. Perciò. Non posso far altro che pubblicare una ricetta e dileguarmi. Prima che sia troppo tardi.
Allora. Quelli che vedete sulla sinistra sono hamburger di melanzane. Strabuoni. In mezzo potete notare dei pomodori sardi. E su di loro immagino di non dovervi dire nient'altro. Sulla destra ci sono delle graziosissime crocchette di patate e cipollotti. Che se dovete baciare qualcuno o avete in programma di dover stare fiato a fiato con chicchessìa beh. Non fatele. Girate al largo. Lo dico per voi.

HAMBURGER DI MELANZANE:

Ingredienti x circa 6 hamburger:
  • una melanzana grande
  • mezza cipollina fresca 
  • due fette di pancarré
  • una patata lessa
  • sale
  • basilico
  • olio evo
  • peperoncino
Come farli:

Allora. Tagliate le melanzane a cubetti. Tritare la cipollina. Fatela soffriggere in una padella antiaderente con l'olio. Buttateci le melanzane. Salate, basilicate, peperoncinate e coprite. Lasciate andare a fuoco medio. In una ciotola schiacciate la patata e sbriciolate il pane a fette. Quando le melanzane saranno morbide toglietele dal fuoco e schiacciatele insieme agli altri ingredienti. Formate delle polpette, schiacciatele con le mani e cuocetele in un filo d'olio a fuoco medio/alto. La foto che vedete è di qualche settimana fa. Oggi le ho rifatte e le ho fatte bruciacchiare di più. Ecco. Fatelo. Perchè vengono molto meglio. 

CROCCHETTE DI PATATE E CIPOLLOTTI

Ingredienti x tante polpette:

  • quattro patate lesse
  • la parte verde di un cipollotto
  • olio evo
  • pangrattato
  • farina integrale
  • un goccio di latte di riso
  • sale
Prepararle:

Schiacciate le patate con uno schiacciapatate (ma va??). Unite il sale, un filo d'olio, il cipollotto tritato e mescolate. Formate le polpettine non troppo grosse, passatele nella farina, nel latte di riso e infine nel pangrattato (la ricetta originale voleva le uova, il formaggio ecc. ma vi assicuro che son tanto buone anche così) e friggetele in abbondante olio d'oliva bollente. 
Nota. La prossima volta provo a usare una pastella per fare le crocchette. Vi faccio sapere.



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