giovedì 31 maggio 2012

Tra Ade & La Zia (parte 4)

Ade: Esci a fumare?
Zia: Arrivo.
Ade: Muvt.
Zia: Sto scendendo zarra di quarto.

Il giorno dopo....

Ade: Zia che sole c'è.
Zia: Andiamo al mare?
Ade: Si, stamattina mi sono giusto messa il costume al posto degli slip.
Zia: Intendevo Domenica.
Ade: E che ci andiamo a fare.
Zia: Il mare
Ade: Ah è una cosa che si produce, adesso? Ce l'hanno copiata i cinesi?
Zia: Uffa.
Ade: Vieni a fumare?
Zia: Mò no.
Ade: Va bene buglia di merda.
Zia: Sporca puttana organizza qualcosa
Ade: Guarda che ti apro.
Zia: Sono mestruata buglia.
Ade: Va bene uguale.
Zia: Mi fai le manine oggi???
Ade: Certo.
Zia: Brava.
Ade: Muoviti a finire buglia.
Zia: Oh non mi minacciare.
Ade: Muahahahah
Zia: Ho appena ricevuto la mia lezione di vita quotidiana... se hai due Ferrari e abiti in una traversa di Montenapoleone la tua vita è impossibile... devi addirittura venire a fare la spesa a piedi perchè tutti ti guardano e ti fermano...
Ade: Dai zia io lo sapevo già come sei indietro.
Zia: Cazzo zia io l'ho consolato e mi sono offerta di far cambio con la mia Smart... e lui mi ha detto guarda che è una cosa seria... e io gli ho risposto guarda che la mia Smart è anche abbastanza sporca di sicuro passi inosservato
Ade: Gli hai anche dato un bacio con la lingua per convincerlo?
Zia: Zia io mi sarei anche fatta mettere incinta.
Ade: Perchè sei un'approfittatrice.

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martedì 29 maggio 2012

Quando il cervello si spegne

Non posso farci niente. E' che sono fatta così. Quando devo parlare di cose serie che mi riguardano tac. Il buio totale. Insomma. Sto ricevendo insistenti richieste. Lo so. Ho promesso che avrei parlato del mio libro. Lo faccio, eh? Si si. Adesso lo faccio. No è che voglio fare una premessa. Ecco. Pensate a me, no? Capelli corti e rossicci, occhi azzurri, faccia da schiaffi, tante borchie. Visualizzata? Ok. Pensate a voi, no? Che venite verso di me e mi fate. Oh bella Ade hai finito il libro? Daaaai. Me lo fai leggere? E io, con espressione turbata, vi osservo da cima a fondo e vi faccio. No. E nella mia mente saltellano vocine che fanno. Cazzo vuoi microbo vattelo a comprare un libro se c'hai voglia di leggere. E l'altra. Idiota guarda che se vuoi fare la scrittrice, ammesso che tu sia in grado, prima o poi devi accettare il fatto che la gente legga ciò che scrivi. La gente a parte Patty. O Cresta Blu. S'intende. La gente, no? Sai quelli che di solito ti stanno intorno? Gente. Perfetto. Allora ammettiamo che voi abbiate ancora voglia di passare alla domanda successiva e quindi mi fate. Oh, beh. Allora mi dici di che parla? E io, con occhio vago, mi mordicchio una pellicina e faccio. Oh. Beh. Ecco. Allora. C'è questa tipa, no? No. No no no no, aspetta. Ecco. Dunque la storia parla di. Si. Allora. Praticamente c'è una ragazza, no? No però sai cosa ti dico? Dovresti leggerlo. Perché io a spiegartelo così, proprio no. Cioè non rende, capito? Ecco. Questa sono io. E' che forse la cosa che mamy e papy mi han fatto meglio è la parte incazzosa. Forse. Comunque. C'è questa tipa, no? No. Dovreste leggerlo, ecco. Va bene la smetto. Giuro che domani ci riprovo. Ma se non vi fidate c'è sempre la Patty che ha appena finito di leggerlo e può darsi che sia più seria di me. Ma non ci metterei la mano sul fuoco. Anzi in realtà ce l'ho messa l'altro giorno e adesso c'ho una bolla sul dito che mi fa ciao ciao forse un giorno smetterò di farti male. Però quello è stato uno sbaglio, insomma. Una distrazione. Che va bene tutto ma io mica son scema, eh? Ah, ecco. Pensavate, voi.

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lunedì 28 maggio 2012

Indovinate dove sono?

In cesso a fumare. Che ve lo dico a fare. Tra un po' arriva una cliente e io non sono emotivamente pronta per affrontare la cosa. Sarà che stamattina Mister Ade mi ha preparato il caffè e la brioche mi faceva schifo e l'ho rifilata a lui (che poi le ho comprate io e l'altro giorno ne ho tuffata una nel tè e mi era piaciuta un sacco. mah). Allora quando siamo arrivati in negozio ho proposto una visita al bar per cercare di rifarmi e ho preso una brioche che doveva essere ai cinque cereali (a vederla era uguale e poi era li dove c'era il cartellino cinque cereali. la vita è ingiusta) e invece aveva dentro una marmellata rossiccia e dolciastra (ciliegie?) che mi ha dato la nausea. Parliamone. Insomma è iniziata così. Ieri ci siamo fatti mezza Milano coi mezzi per andare dalla Madre e ci abbiamo messo un'eternità causa giro d'Italia. Due palle che non vi dico. Poi alle tre dovevo essere dalla Patty per lo swap e sono arrivata alle quattro sudata come un operaio a petto nudo sulla tangenziale il quattro di Agosto a mezzogiorno. Però ho ricevuto un bracciale con le borchie stupendo che quando Mister Ade è venuto a riprendermi alle sei mi ha guardata e mi ha detto sei una metallara del cazzo. Si. Ti amo anch'io. E niente. Stasera vado a vedere lo spettacolo di fine scuola di uno dei miei nani e poi torno a casa che ci dobbiamo guardare la puntata 237956 di Dragonball. Che c'è Vegeta incazzato nero che vuole uccidere Goan. Che poi a un certo punto mi addormento sul divano e Mister Ade mi sgrida perché non so rispondere alle domande che mi fa per constatare se sono stata attenta. Che vita spericolata, la mia. Ah e poi abbiamo trovato un simbolino scritto a penna sul muro di fianco alla porta di casa e ci siamo autoconvinti che i ladri ci abbiano puntati. E siccome su internet dicono che ogni simbolo ha un suo significato, l'abbiamo modificato. Io volevo trasformarlo in un bel dito medio che sappiamo tutti cosa vuol dire ma il mio fidanzato coscienzioso me l'ha impedito. Allora volevo fare una faccina felice ma a lui non piaceva nemmeno quella e quindi niente gli ho lasciato la penna e gli ho permesso di fare uno sgorbio qualunque. Per il quieto vivere. Poi sono andata a fare un giro del palazzo per vedere se c'erano altre porte segnate e in effetti ne ho trovata una con una m appena sopra al campanello. Mah. Comunque. Ho deciso che non me ne frega niente perchè tanto a casa mia non c'è davvero una cippa da rubare. Anzi. Vabbè facciamo che vado a lavorare, va.

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venerdì 25 maggio 2012

I pensieri migliori

Li maturo in bagno. No. Non è del tutto vero. Li maturo anche sull'autobus. O in scooter. O in macchina. L'unico posto che non mi permette il lavoro cerebrale è il divano. Si. Perché li vengo presa da raptus da mania da serie tv e allora è la fine. Comunque. Ultimamente sono di pessimo umore e la cosa mi disturba parecchio. Perché strapperei a morsi un orecchio a chiunque. E purtroppo è una cosa che non si può fare. Per lo meno dalle mie parti. In effetti dovrei cercare su google. Magari esiste un paese in cui puoi andare in giro a mordere le orecchie alla gente a piacimento. O cose così. E potrei considerare l'idea di rifugiarmici in casi estremi. Tipo adesso. Da qualche giorno mi sono un po' isolata. E sto marinando il blog. Ma questo perché non voglio farvi fare le veci di uno psicologo. Che se voglio me lo pago uno che ascolti le mie paturnie. Averci i soldi anche due. E stop. Insomma. Tutto questo per dirvi che l'unica cosa decente di questo periodo è che ho finito il mio romanzo. Eccolo finalmente su carta.


Mercoledì ho affidato alla mia amica Patty la prima copia. Ma abbiamo anche fatto questo.

No perchè gli occhiali da sole a forma di cuore erano da immortalare. Parliamone. E poi abbiamo deciso di condividere col mondo questo coso che vedete qui sotto e che mi piacerebbe sapere se qualcuno di voi avrebbe mai il coraggio di comprare. Scusate, è un costume. No perchè capisco che può generare non pochi dubbi. E che nessuno mi dica che è di moda, per favore.


Inolte abbiamo mangiato la focaccia con le cipolle alle dieci del mattino. Perchè noi siamo fantastiche.

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Tra Ade & La Zia (parte 3)

Ade: Datemi un martello!
Zia: Lo voglio dare in testa a chi non mi va.
Ade: Scusi ma non ho sentito.
Zia: Primavera!!!!
Ade: Zi mi sto incazzando.
Zia: Ti porto l'ascia.
Ade: Comunque zia si propr scem.
Zia: Perchè???
Ade: Cazzo di foto mettiiiii
Zia: Ma se siamo bellissime.
Ade: Chi cazzo sono i suonatori di violino?
Zia: I nostri menestrelli.
Ade: Chi??
Zia: Voglio il rossetto rosso.
Ade: Io blu.
Zia: Blu no.
Ade: Viola.
Zia. Verde buglia.

Poche ore dopo...

Ade: Ciao zietta baffetta.
Zia: Ciao cilla.
Ade: Voglio andare al cinemino.
Zia: Quando?
Ade: Bush.
Ade: Ahahahahah buh.
Zia: Futt.
Zia: Puuuuuuuuzzziiiii
Ade: Tuuuuuuu
Zia: No ma tu di più la sento fin qua.

Il giorno dopo....

Ade: Zia io ormai sto andando. Hai avuto tutto il tempo per pensarci.
Zia: Mi era passato di mente che c'era la partita.... schiusa me... però puoi prendere la metro mio piccolo tampax.
Ade: Zia non la prendo la metro se vuoi puoi venire a prendermi in elicottero.
Zia: Se prendo il monopattino va bene uguale... buglia che non prende la metro.
Ade: Ti ho telefonato apposta se mi dicevi di si venivo a Milano invece mi hai detto non lo so perciò ho girato dall'altra parte buglia!!!
Zia: Lo so sono una buglissima.

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martedì 22 maggio 2012

Cosa vi posso dire

Sono incazzata nera. Ecco che cosa posso dire. Giuro che potrei picchiare qualcuno. O prendere il muro a testate. O mio padre. O sfasciare questo cazzo di negozio. Bene. Adesso mi calmo. Infondo ci sono cose peggiori, nella vita. Pazienza se le uniche due settimane di ferie che ho in un cazzo di anno mi vanno all'aria così, no? Pazienza se il mio ragazzo quest'anno non riesce a prendersi lo stesso periodo che ho io e io non lo posso cambiare perchè oltre alle due settimane in cui il negozio chiude non posso andare da nessuna parte, no? Pazienza. Devo sforzarmi. Pensare che al mondo c'è davvero chi sta peggio di me. Però. Ecco. Però se divento pazza che nessuno se la prenda con me, eh? Che al momento mi sento pericolosa.

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lunedì 21 maggio 2012

Tra Ade & La Zia (parte 2)

Ade: Zia le mestruazioni. Sono in ritardo.
Zia: Nipotino.
Ade: Nuuuuu
Zia: Zi zi di quanto?
Ade: 4 giorni.
Zia: Lo chiameremo Romualdo.
Ade: Leopoldo.
Zia: Guendalino.
Ade: Enrico.
Zia: San Crispino.
Ade: Allora? Ti ha risposto?
Zia: No.
Ade: Ma che merda infame.
Zia: E va buh zia ho già cancellato anche il numero....
Ade: Ahahahahah ma che scema magari è successo qualcosa...
Zia: Mi auguro sia morto...

Il giorno dopo....

Ade: Muahahahahahahah!!!!!
Zia: Ma ciao
Ade: Ciao lallaaaaaaaa
Zia: Ma hai visto che baldo giovine ho messo sulla tua bacheca.
Ade: Ahahahah si ce l'hai il numero?
Zia: E' mio puttana ruba fidanzati lascialo stare o ti taglio la testa.
Ade: Muori vacca cacca
Zia: Tu cacca.

Il giorno dopo ancora...

Ade: Minchiazza che giornata sono distrutta.
Zia: Povera zia vecchia
Ade: Cazzo sono vecchia davvero
Zia: Morirai... cazzo.
Ade: Che palle volevo andare da Terranova.
Zia: Dirlo prima???
Ade: Zia non sapevo a che ora me la cavavo qui. Mica potevo farti aspettare senza darti un orario.
Zia: Direi perchè sono una psicopatica e avrei potuto ammazzarti.
Ade: E io lo so infatti non ho voluto rischiare.
Zia: Brav brav
Ade: Ci vado da sola sbav sbav
Zia: Futtiti... voglio una cosa bella.
Ade: E che vuoi?
Zia: Boh.
Ade: Puuuuuuuuzzi.
Zia: Mò mi lavo.

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domenica 20 maggio 2012

Goduriosissimo Risotto ai Porri


Questo è uno dei miei risottini preferiti. Ultimamente l'ho fatto spesso perchè in cascina prendo questi porri superbuoni e non riesco a resistere. L'unica pecca è che poi ho la casa che sa di porro per del tempo indefinito. Ma si sopporta, dai. Il risotto mi piace un sacco. Però deve essere fatto a regola d'arte. E, modestamente, io lo faccio davvero bene. Ecco come.

Ingredienti x 2 porzioni abbondanti:

  • 6 pugni di riso (io uso il parboiled. perchè tiene bene la cottura e non diventa pappone)
  • un porro grande
  • brodo vegetale
  • olio d'oliva
  • una noce di burro
  • una cipolla piccola
Preparazione:
Prima di tutto preparate il brodo. Tritate la cipolla e fatela soffriggere con l'olio. Tagliate il porro a fettine sottili e fatelo rosolare con la cipolla per cinque minuti. Aggiungete il riso. Fatelo tostare due minuti e aggiungete due mestoli di brodo. Il segreto sta nel mettere il brodo sempre a filo. Perchè il riso non deve bollirci dentro ma assorbirlo lentamente. Coprite e lasciate andare. Attenzione perchè le prime due mestolate vengono assorbite in fretta quindi nel giro di poco dovrete mescolare e aggiungere altro brodo. Andate avanti così finchè il riso non sarà bello al dente. Poi spegnete il fuoco e lasciate coperto per cinque minuti per farlo mantecare come si deve. Una noce di burro per dare cremosità e via. Pappatevelo. Che ne vale la pena.

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sabato 19 maggio 2012

Conversazioni tra clienti

Signora A: Sono due settimane che ho mal di schiena e non so più cosa devo fare.
Signora B: Prendi l'antidolorifico?
Signora A: Guarda li ho provati tutti e non ce n'è uno che mi faccia effetto
Signora B: Quali hai preso
Signora A: Dunque ho provato il nonmiricordoilnome poi il nemmenoquesto e stamattina ho preso il momendol. Niente da fare.
Signora B: Aaaah devi prendere il holamemoriacorta che quello io lo prendevo e stavo da dio.
Signora A: Aspetta che me lo scrivo. Come hai detto che si chiama?
Signora B: Holamemoriacorta
Signora A: Dunque aspetta che scrivo. Allora holamemoriacorta. Fatto.
Signora B: Ma sei andata dal dottore?
Signora A: Aaaah guarda si. Sono andata dal taldeitali che mi ha detto mia cognata che è davvero bravo.
Signora B: Ah si lo conosco. Però io fossi in te andrei dal talaltro che io mi ero trovata bene.
Signora A: Eh proverò allora. Se mi dici che è bravo vale la pena provare.
Signora B: Si si. Io ai tempi ero stata anche dal quellolì che mi voleva operare solo che io conoscevo cinque persone che si erano fatte operare da lui e sono morte. Allora non mi sono fatta toccare.
Signora A: Aaaah no dai chirurghi meglio starci alla larga. Te lo dico io.
Signora B: Eh lo so bene.
Signora A: ......
Signora B: ......
Signora A: Certo che alla nostra età si parla solo di dottori eh?
Signora B: Eh una volta si parlava di vestiti. Quando eravamo giovani.
Signora A: Hai ragione.
Signora B: ......
Signora A: ......
Signora B: Comunque fa un freddo, non trovi? C'è un vento che viene dalla Scandinavia...

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venerdì 18 maggio 2012

Tra Ade & La Zia (parte 1)

Allora. Ormai che sono una cretina lo sapete. Quindi mi son detta. Perchè no? Quindi eccovi una carrellata degli sms più imbecilli che ci scambiamo io e La Zia quotidianamente. Notare. Lavoriamo a 100 metri l'una dall'altra. Ma nonostante ciò io mi sono sentita in obbligo di farmi la tariffa 1000 sms al mese. No, parliamone. Comunque a breve capirete il perchè.

Zia: "Sei speciale" lo disse un fiore all'aria, "sei stupenda" lo disse il monte all'alba, "sei la mia vita" lo disse una farfalla a un fiore, "TI VOGLIO BENE" lo dico io a te... qualcuno ti chiamerà per parlare di una cosa che aspetti.. oppure un angelo ti darà un messaggio questa notte in un sogno.. non rompere la catena inviala a 10 persone anche a me se mi vuoi bene. Scusa per la catena ma c'è troppa sfiga nell'aria e non mi va di spezzarla.
Ade: Ma inculati!!!!! Ahahahahahah
Zia: Ma me l'hanno mandato... che cazzo prima che porta pure sfiga... fanculo
Ade: Ahahahahahah! Oh  comunque ne so una anche io! Disse la vacca al mulo "come ti puzza il culo" ahahahahah!
Zia: E comunque.... la fontina è umida.
Ade: E il gorgonzola ha la muffa.
Zia: E sto cazzo Gianluca.
Ade: Chi?! Ah comunque io vorrei andare a fare la cacca da Paolo.
Zia: Cazzo zia non lo sai Paolo è scappato... e si è portato pure i nani.
Ade: Orco Giuda.
Zia: Però se ti impegni fai in tempo ad andare a San Crispino.
Ade: Eh ma ormai il nonno è morto.
Zia: Chiama Gianni.
Ade: Ma Gianni è stato investito da un tir mentre andava a San Crispino.
Zia: Te l'ha fatto credere perchè tu sei una buglia... ora ha aperto un locale figo in centro a Lomazzo.
Ade: Ma porc...
Zia: Mi ha detto che rubavi le olive e non ti ha invitata all'inaugurazione.
Ade: Non è che le rubavo. Facevo le sacche nelle guance per sopravvivere all'inverno.
Zia: Le avevi anche nelle tasche e nelle maniche del maglione.
Ade: Non si è mai troppo prudenti....
Zia: Si ma rubare i Chinò alla festa della patata rustica credo l'abbia fatto incazzare davvero.
Ade: Hai ragione. Solo ora me ne rendo conto. Mi autopunirò non appena possibile.
Zia: Mai abbastanza.

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martedì 15 maggio 2012

Allora

Avete presente quando state parlando no? O scrivendo. Ecco. E vi salta fuori una parolina. Una di quelle che dici MINCHIA. Passate qualche secondo in un profondo silenzio perplesso, poi non ce la fate più. E pensate. Ma che cacchio ho detto? Cioè. Io lo so cosa ho detto, eh? Perchè, per la miseria, quella parola lì ci sta davvero bene. E poi io lo so perchè l'ho messa lì, eh? Vabbè. Fammi cercare su google. E allora digito. Stigrancazzi significato. Ed eccola lì. La parolina. Leggete e vi rendete conto che il significato è esattamente quello che eravate sicuri che fosse. E allora come diamine è possibile. Mi spunta una parola che so cosa vuol dire ma non so cosa vuol dire allora la cerco sul dizionario e scopro cosa vuol dire ma anche che sapevo già cosa voleva dire. No. Parliamone. Perchè io certe volte ne tiro fuori alcune che poi mi fermo e penso. Oh. Ustia se parlo fornito. Sembro uscita da uno Zanichelli. No, scusate. Sembro uscita da Wikipedia. Che oggi si fa più così, no? Comunque. In genere mi succede quando sono incazzata. Si. Che quando mi incazzo tiro fuori dei termini che la gente a isolati di distanza si gira e fa. Oooooh. Meglio ancora se l'oggetto della mia incazzatura è un estraneo. Si. Perchè gli insulti a quelli a cui dò del lei vengono bene ma bene. Che sono si insulti ma sono talmente aggraziati che certe volte il tipo mi guarda, mi sorride e mi dice grazie. E' bello parlare con te. No. E' che io questa abilità l'ho imparata nel Bronx. Che lì la media di intelligenza era circa 0,4%. Inutile dirvi quanto fosse divertente. Che dopo cinque minuti di discussione ci facevo. Oh. Chiudi la bocca che c'hai il rivolino di bava. Pirla. E me ne tornavo allegramente a casa. Che poi mi venivano a citofonare in cinque. Abbellaaaa. Scendi che ti sventro! E io giù a ridere. Vabbè. Ma queste sono altre cose. Che poi la tizia che mi ha fregato il walkman io non l'ho mai perdonata, davvero. Che andava in giro a scrivere Gnègnè&Gnagna amiche 4ever e poi mi fotteva le cose. E mi parlava alle spalle. Ciccia, lei. Che l'altro giorno l'ho incontrata e mi ha urlato un ciao che sembrava avesse visto Gesù Cristo. Ma chi te s'incula. Lo so. Divago tremendamente e parlo come uno scaricatore di porto. Che poi io non l'ho mai sentito parlare, uno scaricatore di porto. Però so che potrebbe essere un'esperienza interessante. Insomma. Forse non dovrei dirvi che mi sto immaginando tutta presa in un discorso tra me e uno scaricatore di porto e sto sghignazzando da sola. E' che il mio cervello funziona così. Mica ce l'ho, io, l'autospegnimento. Il cervello di Ade sta per entrare in modalità stand-by. Premere ok per continuare a stare dietro alle sue cazzate. E che ve lo dico a fare.


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Mah si

 

No. Voglio dire. E' che non avevo un accipicchia da fare, capito? E poi mi sono ispirata guardando le belle cose che fa Violet. Che poi io in confronto sono una cippa. Appunto. E non mi è venuto niente di meglio che farmi le unghie tipo dalmata. Che poi per i pallini ho usato il viola e nemmeno si vede perchè sembra nero. E' da me. Potevo usare il fucsia, o no? Che ve lo dico a fare. Vabbè. Vado a casa che è meglio. Pace.

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Avviso importante

Gente. Se per caso, passeggiando chissà dove, notate un individuo di sesso femminile, coi capelli rossicci, i vestiti molto colorati (soprattutto sul fucsia) e un'espressione cattiva, indugiare davanti alla porta di una qualsiasi libreria, vi prego. Fermatela. Vi assicuro che, nonostante sembri incerta, entrerà. E, presumibilmente, spenderà soldi che non potrebbe permettersi di spendere. Uscirà, poi, felice. Autoconvincendosi dell'assoluta utilità della spesa appena effettuata. Perciò. Vi chiedo questo. Avvicinatela con una scusa. Lei non vi ignorerà, potete starne certi. Anzi. Se le chiedete un'informazione vi sorriderà e cercherà in tutti i modi di esservi utile. Poi, già che ci siete, raccontatele di come avete perso tutto (casa, moglie, conto in banca ecc.) semplicemente entrando in una libreria. Se ci riuscite, versate anche due lacrimucce. Lei vi consolerà. Vi offrirà una parola di conforto. E, sicuramente, penserà a quanto sia stata fortunata ad incontrarvi proprio in quel momento, quando stava per rovinarsi la vita, scendendo le scale della Feltrinelli. Se, per caso, non riuscite ad intrattenerla e vi rendete conto che, nonostante tutto, lei è ancora decisa a varcare quella soglia maledetta. Rubatele il portafoglio. E' facile. In genere si dimentica di chiudere la borsa. Indubbiamente lei vi rincorrerà. Dovrete essere veloci. Allontanatevi il più possibile dal punto incriminato. E poi ridatele il portafoglio, che le serve. Così, forse, sarà talmente arrabbiata che la voglia di entrare in libreria le sarà passata. Altrimenti (ma questa opzione tenetela proprio come ultima spiaggia, perchè potrebbe essere pericoloso per la vostra incolumità) insultatela. State pur certi che non ve la farà passare liscia. E a quel punto, no. Non sarà più interessata ai libri. Ma solo a spaccarvi la faccia. Ce l'avete fatta, dunque. Un ringraziamento sincero, a tutti voi, per il vostro incredibile aiuto. Un giorno verrete ricompensati. Forse. Solo nel caso che lei non sia riuscita a prendervi. In quel caso. Mi dispiace. Io vi avevo avvisato. Telefonerò a vostra madre per farle le condoglianze.
(Fase di delirio post compere in libreria. Maneggiare con cura. Ah. E giusto per dirvelo. Ho comprato l'ultimo libro di Ammaniti. "Il momento è delicato". E' il titolo. Anche se in effetti questo momento è davvero delicato. Perchè non ho più un soldo in tasca. Dato che non ho comprato solo quello. Comunque. Ho comprato l'ultimo libro di Ammaniti. E sono felice. Pace.)

PS Questo post è stato realizzato nella giornata di Giovedì, prima che io scoprissi che presto avrei incontrato il mio adorato Niccolò.)

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lunedì 14 maggio 2012

Perseveranza, è la parola giusta


Sono le otto del mattino e già mi girano, sono le parole che mi rimbalzano in testa in questo momento. Comunque. Sabato sono stata la donna più felice della terra. O almeno penso. Perchè non è che io conosca tutte le donne della terra. E non posso essere così sicura di questa mia affermazione. E va bene. Il salone del libro è stato un delirio. Io e Mister Ade siamo partiti a mezzogiorno dal negozio. Siamo arrivati a destinazione alle due. Io, che non sono assolutamente un tipo ansioso, ho cercato subito la sala gialla. Quella dove, due ore e mezza dopo, avrei visto Ammaniti. Il mio mito. Il tizio all'ingresso mi dice. Tranquilla, vieni qui per le quattro e un quarto. E allora giriamo. Fa caldo. C'è troppa gente. Compriamo qualche libro? Non se ne parla neanche. Non so voi, ma io per comprare libri ho bisogno di pace. E lì di pace non se ne vedeva nemmeno in lontananza. Così tra spintoni, manate e pestaggi dei piedi, si fanno le tre e mezza. Decido di tornare alla sala gialla per tastare la situazione. Ci perdiamo. E io, che non vado assolutamente mai in panico, comincio ad innervosirmi. Finalmente la si trova. Sgattaiolo davanti alla lunghissima fila che già c'è, e sento tizio che controlla la porta che dice a una tizia. No è che mi sa che riesco a farne entrare solo una decina. Perchè se la gente che sta dentro decide di non uscire funziona così. Gocce di sudore mi si congelano sulla fronte e sotto le ascelle. Le parolacce più oscene si fanno largo nella mia mente. Comincio ad immaginarmi rossa in viso. Che inveisco contro lo sventurato. Dicendogli vaffanculo. Che io lotto per avere mezza fottuta giornata di ferie, vengo da Milano e se tu non mi fai entrare, immonda testa di cazzo, giuro che ti apro in due usando solo le chiavi di casa. Alla fine entro. Tizio ha cercato di lasciare fuori Mister Ade (che forse ci sarebbe pure rimasto volentieri) ma la mia occhiata terroristica l'ha convinto che no. Non era il caso. Ammaniti legge un racconto e parla per un'oretta. Io rido per tutto il tempo. E' fantastico. Usciamo e mi infilo in una ressa di mostri che mi si arrampicano addosso, per avere una sua firma sul libro. Dopo un pò di insulti rivolti a una tipa che voleva sedersi sulle mie spalle finalmente la ottengo. Ma non sono soddisfatta. Ci allontaniamo un poco. Prendiamo un gelato. Ci riavviciniamo. La gente è andata via. Niccolò si alza e io lo bracco. Che te la fai fare una foto? Certo. Mister Ade era seduto poco lontano con tutte le mie robe in mano. Smollo il telefono al primo che mi trovo davanti e, giustamente, becco l'unico pirla che non sa fare una foto con l'IPhone. Quindi mi fa un video. Un ridicolissimo video in cui io rido nervosamente cercando di spiegargli come si cambia l'impostazione. Ce la fa. E scatta due foto. Una è quella che vedete qui sopra. In cui io vorrei sprofondare e Niccolò se la ride. L'altra è una cosa che davvero non si può guardare. Io c'ho una faccia da imbecille totale. Però ho il video. E ho già obbligato Mister Ade ad estrapolare un immagine decente. Insomma. Niccolò mi ha stretto la mano. E tutto sto casino va bene. Perchè ne è valsa la pena. Dopo la felicità, però, c'è stata la depressione. Perchè io no. Non sarò mai brava nemmeno la metà, di questo mostro sacro della scrittura. E ieri ho passato la giornata a scrivere e cancellare, scrivere e cancellare. Passerà. Comunque. Volevo dire a Patty che no. Non mi ha chiesto di sposarlo. Pace.

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venerdì 11 maggio 2012

Incontro con autore

Insomma. Ieri cazzeggiavo sul web, no? E cosa mi trovo davanti agli occhi? Salone internazionale del libro a Torino. Sabato ore 16.30 incontro con Niccolò Ammaniti. Avete presente quando vi tremano le mani per l'emozione? Ecco. Io stavo messa più o meno così. Mi sono lanciata immediatamente dal Disturbatore. Ti prego. Ti prego lasciami andare. E gli ho estorto un si. Un piccolo e timido si che rimarrà incerto fino a che non sarà il momento di partire. Anche se, ovviamente, lui non capisce il perchè di tanta euforia. In realtà non lo capisce nessuno. Ma io me ne sbatto. Perchè qui stiamo parlando del mio mito. Della mia divinità. Dell'uomo che ha cullato i miei istanti più belli. Colui che mi ha iniziata. Che quando mi è capitato tra le mani il suo "Branchie" non sapevo nemmeno chi fosse. Che quando l'ho finito ho pensato ommioddio io questo tizio lo amo. Che in tempo zero mi sono accapparata tutti i suoi romanzi. Compreso il fumetto e il saggio sull'adolescenza che ha scritto con suo padre. Che quando esce un suo nuovo lavoro devo essere tra i primi ad averne una copia per le mani. Che non sono in grado di tenere il conto delle volte che ho letto "Ti prendo e ti porto via". E infatti sarà proprio quello, il libro che metterò in borsa domani. Se la provvidenza deciderà di lasciarmi andare. Perchè, se per una volta la fortuna dovesse svoltare di qui e mi permetterà di trovarmi faccia a faccia con lui, sarà proprio quello il libro sul quale vorrei ci fosse la sua firma. Io non so cosa aspettarmi da domani. Ma credo che trovarmi nella stessa sala con lui, sarà già un'emozione grandissima. E, se non riuscirò ad avere la sua attenzione anche solo per un istante, spero che la delusione non sia troppo cocente. Ma lo sarà. Perchè io sono così. Se penso a lui e a quello che scrive e poi penso a me, con le mie mille bozze buttate giù. A marcire in un file sul pc. E col mio romanzo ancora incompleto. Che mi trascino dietro da sei lunghi anni. Mi viene quasi da vomitare. Non sarò mai in grado io, piccola inutile e speranzosa umana. Di fare la scrittrice. Me lo tireranno dietro, quel romanzo del cazzo. Mi rideranno in faccia, per aver creduto anche solo per un attimo di poter competere. Ma io non voglio competere. Io voglio scrivere. E voglio incontrare Ammaniti. Voglio stringergli la mano e sorridergli. Voglio dirgli che un giorno diventerò una scrittrice anch'io. Perchè sono nata per farlo. Sono nata per starmene chiusa in una stanza. Con la musica a tutto volume nelle orecchie. A scrivere le mie cazzate e le mie verità. Anch'io, come lui, voglio prendere la vita di un personaggio qualunque. E sconvolgerla. Passeggiare in mezzo alle mie storie, prenderne parte. Essere qualcun'altro. O essere me stessa sul serio. Che quando spengo il computer mi sembra di essere uscita da un altro mondo. Un mondo diverso. Un mondo mio. E solo mio. Non lo so se ci incontreremo domani, Niccolò. Ma, se così fosse, sarà per me l'onore più grande. Il più grande di sempre.

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I no che cambiano la vita

Oggi vorrei raccontarvi una storia. È la storia di una ragazza che a scuola non era proprio una cima, ecco. Ma non perché fosse scema, cosa di cui suo padre era convinto. Ma perché a lei andare a scuola non piaceva per niente. I suoi compagni di classe erano cattivi, perché lei non parlava molto. E allora questi pensavano che fosse stupida e che potessero dirle o farle ciò che volevano, tanto non avrebbe reagito. I professori, da parte loro, la trattavano come una povera idiota. E, chissà come, sembravano preferire quei ragazzi che non facevano altro che prenderla in giro. Per tutti questi motivi la ragazza odiava andare a scuola. Ma non riusciva a parlare di questo con nessuno. Perché, come ho già detto, era una che non parlava molto. Teneva tutto dentro. E si limitava a sperare che un giorno qualcosa cambiasse. C'era, però, una cosa che questa ragazza amava alla follia. La musica. Fin da quando era bambina aveva capito che il suono della sua voce le piaceva moltissimo. E avrebbe tanto desiderato che piacesse anche agli altri. Ma non aveva il coraggio di farsi ascoltare. O, per lo meno, le poche volte che lo aveva fatto, le era stato detto che si, era bravina. Però hai sbagliato una nota. Però io da giovane si che ero bravo. E, quando aveva chiesto se poteva frequentare un corso per imparare a suonare la chitarra, le era stato risposto di no. Perché non le serviva a niente. Così lei si convinse che sarebbe stato meglio tenere la sua passione segreta. E cantare solo quando nessuno sentiva. E riempire quaderni di parole che nessuno avrebbe mai letto. Che nessuno avrebbe mai trasformato in canzoni. Finchè arrivò il giorno in cui la ragazza doveva scegliere la scuola che voleva fare. Quella che l'avrebbe preparata ad entrare nel mondo del lavoro. Quella che le avrebbe insegnato a fare ciò che voleva fare della sua vita. La ragazza pensò che, nonostante esprimere le sue opinioni e i suoi sentimenti le facesse una paura maledetta, non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione. Doveva affrontare i suoi genitori e dire loro che lei nella vita voleva fare musica. E nient'altro. Dovete sapere, però, che il padre della ragazza una volta era stato un musicista. E le cose non erano andate bene. Perché, nonostante fosse molto bravo, per sfondare ci volevano i soldi. E lui non li aveva. Perciò aveva rinunciato. Di certo non voleva vedere la figlia fare la sua stessa fine. Quindi quando lei prese un po' di quel coraggio che tanto le mancava e disse che voleva studiare musica, lui le rispose che no. Non poteva farlo. Perché la musica non ti porta da nessuna parte. Perché cosa pensi che finirai a fare. Al massimo l'insegnante di musica sottopagata. E poi, sei uscita dalle medie con una sufficienza. Il massimo che puoi fare è un alberghiero. O al limite un turistico, tò. La ragazza provò a ribattere. Ma non servì a niente. Se lei chiedeva perché. La risposta era sempre la stessa. Perché no. E alla fine rinunciò. E forse si convinse di essere scema davvero. Finì a fare una scuola che odiava con tutta sè stessa. Ma decise che le cose dovevano cambiare. E si ribellò come mai aveva fatto. In classe non combinava niente se non disastri. Insultava i professori. Fumava e beveva. E non si faceva più mettere i piedi in testa da nessuno. Anzi, era lei a metterli in testa agli altri. La sua rabbia l'aveva portata all'estremo opposto. E, quando suo padre la minacciò di mandarla in collegio, lei lo guardò dritto negli occhi e gli rispose. Tu provaci. E io te lo sfascio, il tuo cazzo di collegio. Lasciò la scuola. E nessuno ebbe niente da dire, questa volta. Cominciò a lavorare un pò qui e un pò lì. E, ogni tanto, faceva qualche provino sperando che servisse a qualcosa. Ma la risposta era sempre la stessa. Sei brava. Ma ci vogliono i soldi. E lei non li aveva. Perché quello che guadagnava in buona parte finiva in casa. E di partecipare a qualche stupida trasmissione televisiva non ci pensava neanche. Non si sarebbe mai resa ridicola. Nemmeno per inseguire un sogno. Riempiva pagine e pagine con la sua ira. Odiava tutto. Odiava tutti. E intanto il tempo passava. Veloce. Ora lei è grande. E, ironia della sorte, é finita a lavorare con suo padre. Un lavoro che non potrà mai amare. Che non la appassionerà mai. E quando, un giorno, suo padre le ha domandato perché. Perchè non vedo la passione nei tuoi occhi. Lei gli ha risposto. Dovresti ricordartelo. Io volevo fare musica, nella vita. E tu me l'hai impedito. Con suo incredibile sconcerto, però, il padre ha dimenticato tutto. Ha addirittura negato. Ha addirittura escluso la possibilità che lui possa aver fatto una cosa simile. Ha completamente rimosso quel no. Che ha cambiato la vita della ragazza. E adesso, che la figlia più piccola della sua nuova compagna studia musica, lui è così fiero di lei. Racconta alla ragazza di come sia brava. Le porta i fiori dopo i concerti. E non si rende conto di niente. Non si chiede perché la ragazza a vedere la bambina suonare non ci voglia andare. Non si chiede perché la mattina dopo abbia la faccia così scura. Non capisce che la sua ferita è ancora aperta. Non capisce che non è ancora riuscita a perdonarlo. Purtroppo. La storia è finita. Non c'è un lieto fine. Ma c'è un finale a sorpresa. La ragazza ormai sa che la musica non sarà mai il suo lavoro. E ha imparato a conviverci. Ma, col tempo, ha scoperto che c'è un'altra cosa che è davvero brava a fare. E che ama moltissimo. Scrivere. E questo non glielo può portare via nessuno.

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giovedì 10 maggio 2012

Ben

Che vi posso dire. Ieri son stata dalla donna estetista a fare la pulizia del viso e oggi c'ho una faccia che sembra che io abbia mangiato schifezze a non finire. Che poi dicono che le schifezze non fanno venire i brufoli e io ci credo anche. Perciò questa cosa che ho appena scritto non ha nessun senso. Comunque. Nei giorni scorsi volevo intensamente tagliare i capelli e invece oggi ho cambiato idea. Perchè mi piacciono. Ho una pettinatura che fa molto Beatles, non so se mi spiego. Però boh. I like this so much. Tanto di sicuro domani mi farò schifo e ricomicerò a fare la pressa col Disturbatore per farmi tagliare la chioma. Mister Ade vuole che li faccia ricrescere. Io no. Anche perchè medito da tempo di farmi nera. Come da ragazzina che ero un tocco di figa e me lo dicevano tutti. Perchè non li rifai neri che stavi bene ma bene? Domandano le amiche che già mi conoscevano, loro malgrado. Quindi giù di hennè, non appena mi stuferò del rossiccio. Perchè nella vita bisogna toglierseli, certi sfizi. Adesso, quando rivedo le foto di quando avevo il capello lungo, mi vien da pensare perchè cacchio nessuno (a parte La Zia, che me lo diceva sempre) si sia mai preso la briga di dirmi. Ciccia, stai male. Tosati. Mah. Oggi è Giovedì e io odio il Giovedì. Ieri ero a casa beata. Ho guardato una dozzina di episodi di Medium, ho fatto lo step e gli addominali, ho meditato di andare a fare un giro in bici ma poi ha vinto la pigrona che è in me, mi sono messa i pantaloncini perchè avevo caldo, ho tolto i pantaloncini e messo i pantaloni lunghi perchè avevo freddo, ho meditato di prendere il sole sul balcone ma poi ho visto una vespa che cercava di superare la zanzariera e ho pensato meglio di no, ho preparato la cena a Mister Ade, ho pulito il bagno e lavato i piatti. Mi sono fissata con la parola "ben". E  non so perchè. Mi piace usarla come intercalare. Mi passerà. Forse. Oggi mi son vestita di fucsia e ho messo le scarpe arancioni e rosa. Ho preso dei libri seri in biblioteca. Di quelli che parlano male del governo e delle multinazionali. Ora ne sto leggendo uno che spara a zero sulla GDO. Grande distribuzione organizzata. E' un pò noioso. Però ho scoperto un sacco di cose interessanti. Il prossimo ha un titolo tipo. Le multinazionali più cattive. O cose così. E poi c'è l'altro che si intitola tipo. Il libro che nessun governo vi farebbe mai leggere. E poi c'è Pennac. Ve l'ho detto che adoro Pennac? La saga del signor Malaussene è una figata pazzesca. Dovreste assolutamente leggervela. Insomma. Io son così. Ieri ho usato per la prima volta il sapone nero hammam che avevo ordinato qualche settimana fa su internet. E' una goduria pazzesca. Dopo la doccia mi sentivo rinata. E mi è venuta fame. Allora mi son sparata mezzo pacchetto di grissini con l'insalata capricciosa. Giusto per restare leggera. E dire che avevo pensato di fare merenda con una mela. Vabbè. Adesso vado a lavorare che, infondo, son qui per questo. Pace.

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Mi capita

Di svegliarmi e pensare. Oggi smetto di fumare. E poi. E poi arriva in negozio Il Disturbatore che, ignorando deliberatamente il fatto che io stia facendo altro, comincia a parlare a raffica di tutto quello che gli passa per la mente. Tipo cosa ha mangiato ieri sera e cosa ha visto su Premium Crime. Cosa vuole fare oggi. Cosa c'è da mangiare. Adesso mi faccio un caffè. Come siamo messi oggi. Dopo due minuti di nuovo come siamo messi oggi. Cosa hai fatto ieri. Ci sono novità. Sei arrabbiata. E io capisco che no. Non è la giornata giusta. E vado subito a rollarmi un drummino. Che la forza sia con te, Ade. Che la forza sia con te. E allora lo odio per cinque minuti e poi mi impongo di essere più solidale. E, dopo due tiri, ci riesco. Finalmente. Se solo ci fosse la manovella del volume, dico io. Forse si alzerebbe il mio limite di sopportazione.

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mercoledì 9 maggio 2012

Il Favoloso Mondo Di Apple

Allora. Per il mio compleanno Il Disturbatore mi ha regalato l'IPhone. E per me, abituata ad avere lo stesso banalissimo Nokia da circa una decina d'anni, è stata una scoperta esilarante. Cioè, ma davvero con QUESTO COSO si possono fare QUESTE COSE? Si, davvero. E ormai alla sua presenza mi ci sono proprio abituata. Mi accompagna dappertutto, lui. Mi rimbocca le coperte e, la mattina, mi fa vedere il meteo così so come vestirmi. Con lui affetto un sacco di frutta giapponese (credo). Faccio le foto a qualsiasi cosa. Illumino il contatore del gas perchè sta dietro a una griglia e non si vede un accidenti (da quando ho cominciato a fare l'autolettura mi arrivano un sacco di bollette a credito). E un sacco di altre cose incredibilmente utili (e non). Comunque. Sta di fatto che il mio piccolo aggeggio ha un piccolo difettuccio. Il singhiozzo. Si. Quando mi arriva un sms lui tartaglia come un matto. Cioè. Dovrebbe fare tu tu tù. Invece fa tu tu tu tu tu tu tu tù. E tù. E poi mi perde la connessione in momenti in cui non dovrebbe davvero perderla (tipo quando sto salvando un post, mortacci sua). E, oltretutto, non la recupera più per un sacco di tempo. Insomma. Dopo averci pensato un pò mi sono finalmente decisa a prendere appuntamento (si. funziona davvero così. c'è un applicazione apposta che tu digiti a che ora vuoi andare e lui trasmette il tutto al tizio dello store che quando arrivi ti sorride e ti riconosce immediatamente) per vedere di risolvere il problema. Notare. Non avevo mai messo piede in un Apple Store. Pazzesco. Ci sono almeno almeno una trentina di giovani ragazzi/e con le magliette blu, tutti sorridenti e disponibili, tutti educati e per niente scazzati (come in altri negozi. vi è mai capitato di rincorrere un commesso? scusi...scusiiiiiii! e quello che fuggiva a gambe levate o fingeva di essere molto occupato quando in realtà stava giocando a spider). Ma, soprattutto, tutti IMPEGNATI. Cioè in quel posto c'è davvero un botto di gente. Un commesso che sia lì a far niente non lo trovi mica. Per questo si prende l'appuntamento, no? Eh. Tutto si spiega. Ad ogni modo. Il tizio con l'affare elettronico in mano ha trovato il mio nome e mi ha fatta accomodare con un bel sorriso. Ne arriva un altro e, dopo avermi sorriso ed essersi presentato, mi domanda quale sia il problema del mio bambino. Glielo spiego. E lui mi dice che deve fare un backup su ICloude (oddio. sto sudando, si vede?) e sostituirmi il telefono. A questo punto mi tocca. Glielo devo chiedere. Non posso esimermi dal farlo. Scusa, (sorrido) ma ESATTAMENTE come funziona ICloude? Per un momento. Per un secondo soltanto, sulla sua faccia ho visto dipinto lo sconcerto. Poi è tornato il sorrisone e, pazientemente, ha risposto a tutte le mie domande. E, fidatevi, ne avevo un bel pò. Ed ecco fatto. Backup eseguito. E tizio sparisce dietro una porta e ritorna con un aggeggio nuovo di zecca. Ecco. A quel punto io mi sono sentita male. E ho realizzato che si, stava per portarmi via il mio bambino e consegnarmene uno nuovo. Quando gli ho chiesto se, davvero davvero, non c'era altro modo per risolvere il problema, mezzo negozio si è voltato a guardarmi. Si. La pazza che non vuole l'IPhone nuovo perchè non è il SUO. Tizio mi sorride, giustamente. E mi consola dicendomi che, veramente cara, credimi. Sono COMPLETAMENTE uguali. E io. Si ma quello è mio. E sento che gli occhi mi stanno diventando lucidi. Lo so. Sono una cretina. Comunque. Non c'è stato niente da fare. Tizio ha lasciato a me l'onore di cliccare sul pulsante "cancella tutto" del mio ormai ex bambino. E ha cominciato il riempimento del nuovo aggeggio. Ci vuole un pò, mi dice. Se vuoi puoi fare un giro del negozio, mentre finisce di caricare le app. E così. Tutta sola con in mano il mio nuovo bambino, ho girovagato per gli scaffali. Osservando cover di plastica da quaranta euro (è uno scherzo?), il misuratore di pressione da attaccare all'IPhone, la telecamera da mettere in una stanza della casa che vuoi tenere sotto controllo col tuo aggeggio, il porta aggeggio da moto, le cuffie da ottanta euro (cioè, sono cuffie. no?) e via dicendo. E, quando finalmente ogni app era al suo posto, sono uscita. E me ne sono tornata a casa. Cercando di fare amicizia col mio nuovo bambino. Sperando che sia simpatico come il precedente. Che porterà sempre con sè le impronte delle mie dita unticcie di patatine. Almeno fino a quando non staccheranno il proteggi schermo. Addio, caro amico. Grazie per il tempo passato insieme.
Ed ecco una chicca.
Mister Ade: E quindi te l'hanno sistemato il telefono?
Io: Me l'hanno sostituito.
Mister Ade: Si ma che culo, oh.
Io: .......

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martedì 8 maggio 2012

Confesso

Che io non guardo praticamente mai il telegiornale. Ci sono volte in cui Il Disturbatore arriva in negozio e vuole discutere con me di qualche notizia e io non sono mai aggiornata. Allora lui si spazientisce e mi dice. Ma cacchio non lo guardi mai il telegiornale? No. Non lo guardo mai. E vi dirò anche il perché. Perché mi turba, va bene? Mi fa incazzare. Non riesco a capire per quale motivo la love story tra Melissa Satta e Kevin Prince Boateng sia una notizia di cui parlare al telegiornale. Piuttosto che Belen che soffia il fidanzato a Emma. O una velina con la cellulite. Per intenderci. Non riesco a sopportare servizi tipo la giornalista che se ne va in giro per le spiaggie a domandare alla gente se sotto il pareo son meglio gli zoccoli o le infradito. Quale sarà la moda di quest'anno? Ma, dico io, son davvero cose che ci riguardano? Son davvero cose da "notizia al tg"? No perchè io (poi magari son strana io, eh.) se voglio sapere cosa va di moda mi compro Vanity Fair. Se voglio farmi i cazzi dei vip mi compro che ne so Novella 2000 (esiste ancora?). Per non parlare poi delle domande idiote che i giornalisti fanno che ne so al parente/amico di una qualche vittima. Come ti senti? Ma secondo te, faccia di cazzo, come mi devo sentire? O ancora i mille servizi che vanno in onda ogni giorno sull'allarme maltempo (che poi ormai è risaputo che le immagini che pigliano son quasi tutte farlocche). Porca zozza. Per questi qui c'è sempre l'allarme maltempo. Fa caldo? Eh un caldo così non lo avevamo dal lontano 1983. Fa freddo? Una temperatura così bassa non la subivamo dal lontano 1957. C'è il sole? Eh un sole così...! Piove? Gentili telespettatori, allarme! Una pioggia così non si vedeva da 30 anni, almeno! E via con l'immancabile giornalista che ferma la gente per chiedere se per caso ha freddo. O se per caso si è bagnata le ballerine. Come ti senti, con questo caldo? Mah, non lo so. Ho caldo? E quest'estate metterai gli shorts o la minigonna? Andrò in giro nuda, per non dover scegliere.

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Spezzatino Di Soia (tremendamente buono)


Sono esaltatissima. Si. Perchè questa è la prima volta in assoluto che preparo lo spezzatino di soia e mi viene BENISSIMO. Ho preso spunto da una ricetta della Parodi che ho trovato su internet e l'ho rielaborata a modo mio. Questa volta i bocconcini di soia avevano la giusta consistenza e Mister Ade mi ha dato due pacchette sulla spalla e ha anche mugugnato con la bocca piena. Che nel suo gergo di uomo significa che si. Ha apprezzato. Brava, donna. Hai fatto solo il tuo dovere. Ma passiamo alla ricetta.

Ingredienti x due porzioni:

  • Circa 50 gr di bocconcini di soia disidratati
  • brodo vegetale
  • due patate grandi
  • un peperone giallo
  • 5 o 6 cucchiai di passata di pomodoro
  • mezza cipolla
  • paprica dolce
  • peperoncino
  • olio d'oliva
  • sale
Preparazione:

Allora. Tritate la cipolla e soffriggetela in una casseruola d'acciaio con l'olio. Tagliate le patate e il peperone a tocchetti e uniteli alla cipolla. Coprite e lasciate andare a fuoco basso. Nel frattempo avrete preparato un pentolino di brodo. Aggiungetene un mestolo scarso alla verdura (fate attenzione, durante la cottura, che la verdura non si asciughi mai troppo. Altrimenti le patate si spappoleranno. Se necessario aggiungete poco brodo o acqua.) e immergete nel brodo restante i bocconcini di soia per circa mezz'ora. Questa operazione è molto importante perchè in passato io non li ho reidratati correttamente e sono venuti uno schifo. Comunque. Quando le verdure saranno un pò ammorbidite, aggiungete la passata di pomodoro, la paprica, il peperoncino e un pizzico di sale. Scolate i bocconcini (tenendo da parte il brodo) e uniteli alle verdure. Aggiungete un mestolo di brodo, coprite e lasciate andare per altri dieci minuti, mescolando di tanto in tanto.Se necessario aggiungete un altro pò di paprica e peperoncino. Il risultato deve essere uno spezzatino cremoso e profumato. Piccante al punto giusto e speziato. Buonissimo.

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domenica 6 maggio 2012

Gente di Milano

Ma avete visto che cacchio di grandinata è venuta giù ieri pomeriggio? Io ero in macchina con Mister Ade che mi stava amorevolmente accompagnando dal dentista. Fantastico. Quella vacca di dottoressa mi ha messo un elastico che stringe da morire e la vorrei uccidere. Comunque. La giornata di ieri è cominciata davvero male e, a un certo punto, io mi son quasi convinta che forse entro sera saremmo morti. Ci avrebbe schiacciato un autobus, che ne so. La strega cattiva ci avrebbe eliminati con un colpo di bacchetta. Un fulmine ci avrebbe colpiti in pieno, disintegrandoci. Cose così. Invece sono qui. Viva. E Mister Ade ronfa sul divano con la pancia piena. Stasera c'è il derby. E io sto divagando quando in realtà volevo scrivere cosa ci è successo ieri. Allora. Prima di tutto eravamo in macchina e un camion nell'altra corsia ha perso qualcosa che si è schiantata sull'auto e ci ha ammaccato cofano, fanale e quella cosa che è tipo una griglia sotto il cofano. Sono ignorante. Lo so. Non vi dico il nervoso. Non siamo riusciti a fare inversione e seguirlo perchè eravamo in una strada infame perciò fanculo. Ci teniamo i danni. Notare. La macchina ha sei mesi di vita ed è già stata vittima di diverse disavventure. Come quello che, in montagna, ha perso il controllo e ce l'ha mezza distrutta. Tremila euro di danni. Non so se mi spiego. O come lo stronzo che non è capace di uscire dal parcheggio e ci ha quasi staccato la targa. O come la cretina che se ne stava seduta nel suo piccolo catorcio blu con la portiera completamente appoggiata alla mia. E quando ci ha visti arrivare è impallidita e l'ha chiusa subito. Certo. E magari pensate che io l'abbia lasciata andare senza dirle niente. Ha anche tentato di negare, l'idiota. E io. Guarda che ti ho vista. Ero proprio davanti a te. E lei. Vabbè ma l'ho solo appoggiata mica ho fatto forte. E io. Certo, infatti il segno che c'è sulla mia portiera l'ho fatto io perchè non sapevo cosa fare. Senza parole. E mica ha accennato anche solo a chiedere scusa, eh? Si è infilata gli occhiali da sole ed è fuggita. La ruota gira, cocca. La ruota gira sempre. Ad ogni modo. Quando eravamo praticamente a metà strada, la sottoscritta infila le mani nella borsa e si rende conto che non c'è la busta con i soldi da dare al dentista che avevo preparato prima di uscire. Insomma. Siccome la mia mente visualizzava l'immagine di me, che infilavo il malloppo tra le pagine del libro e lo infilavo in borsa, sono andata in panico totale. Oddio li ho persi. Oddio sono una deficiente. Torniamo indietro. Immediatamente. Inutile dirvi che erano a casa sul tavolo che mi guardavano con occhio beffardo. E io che già immaginavo un tizio qualunque che, trovata la busta, correva urlando per tutto il quartiere. Sono ricco! Sono ricco! E non è tutto. Mi sono anche immaginata un vicino di casa che si comprava la cucina nuova e io che lo inseguivo per chiedergli dove avesse preso i soldi. Se per caso li avesse trovati per terra. Perchè, in quel caso, quella cucina è mia, uomo. Insomma. Sono arrivata al lavoro in ritardo di un'ora. Ma tanto non c'era nessuno fino alle dieci e mezza. E comunque quella che doveva arrivare è arrivata in ritardo di mezz'ora mettendoci nei guai. Perciò potevo anche andare a fare shopping. Che non sarebbe cambiato niente. E poi la grandinata. Violentissima. Cominciata esattamente nell'istante in cui ho messo piede fuori dal negozio. Io terrorizzata che continuavo a urlare. Occhio a quello che fa inversione con le luci spente. Imprecazioni varie. Occhio a quello che ti taglia la strada con le luci spente. Altre imprecazioni. Occhio alla cretina che esce dal parcheggio senza guardare. Con le luci spente. Basta imprecare. Tanto a Milano sono tutti idioti. E Mister Ade, con una mano sulla bocca ad esprimere tutto il suo sgomento, che bestemmiava in tutte le lingue e lanciava minacce a Madre Natura. Cose tipo. Se trovo SOLO UN SEGNETTO giuro che io...! Io...!! Alla fine siamo arrivati dal dentista. In ritardo. Ovviamente prima le avevo telefonato per avvisarla che stava venendo giù il mondo e io me la stavo facendo sotto perciò mi ero fermata per aspettare la fine. E lei. Ma ce la fai a venire? Se no rimandiamo. E io. Se smette di grandinare e riesco a sopravvivere si. Arrivo. Anche se non ne ho nessuna voglia. Perchè ti devo dare un sacco di soldi e so già che tu mi farai un gran male. Stronza. In realtà no, dai. Non è una stronza. E' brava. O almeno lo spero. Ma saprò dirvelo con più certezza quando mi leverà questo attrezzo dalla bocca. E se non sono dritti giuro che io...! Io..!! Comunque alle nove ronfavo sul divano. Pace.

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Linguine alla Carbonara di Zucchine.


Io adoro la pasta con le zucchine. Sia semplice semplice. Ovvero con le zucchine trifolate e buttate amorevolmente nella pasta. Sia coi pomodorini freschi. Sia con le zucchine a mò di pesto. E anche così. Alla carbonara. E' molto semplice e il risultato è una ricetta gustosa assai.

Ingredienti:

  • Due zucchine
  • Linguine
  • Due spicchi d'aglio
  • Olio d'oliva
  • Basilico
  • Un uovo
  • Un goccio di latte (io l'ho usato di riso, perchè avevo quello. e perchè mi piace improvvisare)
  • Sale
Preparazione:

Tagliate le zucchine a tocchetti non troppo cicciotti. Così si abbrustoliscono e non si spatasciano. Fate rosolare l'aglio nell'olio e lanciateci le zucchine. A fuoco vivo, mi raccomando. Coprite e lasciate andare, mescolando di tanto in tanto. La cosa migliore sarebbe non usare il cucchiaio per girare ma far letteralmente saltare la padella. Così non rompete le zucchine. Che chef, eh? Comunque. Aggiungete il basilico e il sale. Saranno pronte in dieci minuti circa. Nel frattempo sbattete l'uovo con il latte (poco nè? giusto un goccino), il sale e se vi va un pizzico di pepe e cuocete la pasta. Quando è pronta mescolatela con le zucchine e aggiungete l'uovo sbattuto piano piano mescolando. Et voilà. Prontissima.

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sabato 5 maggio 2012

Le vergini suicide


Questo libro me l'ha consigliato la Patty. Quindi non posso permettermi di dire che non mi sia piaciuto perchè se no mi mena XD. Comunque. In realtà non è che non l'abbia gradito, eh? Però l'ho trovato un pò noioso, ecco. In certe pagine ammetto di aver saltato qualche riga di descrizioni varie (se no non lo finivo più) e l'ho letto tutto, in buona parte perchè io non permetto a me stessa di cominciare un libro e poi mollarlo lì. No no no. Non si fa. E va bene. La storia è narrata da uno che, insieme al suo gruppo di amici, da ragazzino era innamorato delle sorelle Lisbon. E adesso, ormai in età adulta, ci racconta e allo stesso tempo indaga sul suicidio delle cinque ragazze. Che nel giro di un anno si sono ammazzate senza un perchè. E la cosa fastidiosa è che, arrivando alla fine, sto cacchio di perchè non ce lo spiega. Perchè non lo sa neanche lui. Comunque tutto sommato è un romanzo interessante e scritto bene. Ma non mi ha preso più di tanto perchè io sono abituata a letture più adrenaliniche. O per lo meno più folli. Ma oggi mi sento buona, dai. Promossino.

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venerdì 4 maggio 2012

Parliamo di lavoro

Si. Perché in questo momento mi girano un pochetto. Quindi vi voglio raccontare tutte quelle cosine che le clienti fanno (consciamente o inconsciamente? mah.) per mettere a repentaglio la mia sanità mentale. Per esempio. Hai un appuntamento in un negozio, no? Che fai? Arrivi in anticipo? Molti pensano che si. Arrivare in anticipo è ok. In realtà non è proprio proprio così, secondo me. Perché (per lo meno nel mio negozio) cerchiamo di non far mai aspettare nessuno. Perciò prendiamo gli appuntamenti (per lo meno quando li prendo io) in maniera estremamente precisa. Quindi. Se tu mi arrivi venti minuti prima io ti devo far aspettare, perché presumibilmente sto facendo altro. Però lavoro in tensione perché so che c'è già la prossima cliente che aspetta e che, nonostante sa perfettamente di essere arrivata prima del suo orario, mi guarda in cagnesco perchè, secondo lei, le sto facendo perdere tempo prezioso. Per non parlare di quando, dopo una carrellata di gente senza fine, dico. Bene. Ora ho un quarto d'ora per mangiare prima del prossimo appuntamento. Sto per addentare il panino e zac. Campanello. "Sono un po' in anticipo." Non me ne sono accorta! Dovevi dirmelo tu perché me ne rendessi pienamente conto. E cosa fai, a quel punto? La fai aspettare per finirti il panino? Certo che no. Salterai per l'ennesima volta il pasto. Ecco a voi, gente. I disastrosi effetti dell'arrivare in anticipo. Per non parlare del ritardo. Dico io. È chiedere molto se quando dici vengo alle due arrivi alle due e non all'una e trentacinque o alle due e venti? Cosa succede quando si arriva in ritardo ad un appuntamento? Che metti nei guai una persona che sta lavorando, vi pare? Cosa faccio io? Ti mando via? Guarda non posso più perché adesso mi arriva un'altra persona, sai com'è dovevi essere qui mezz'ora fa. "No ti prego ho proprio bisogno". Va bene. Quindi ritarderò delle povere clienti innocenti che arrivano in orario al loro cazzo di appuntamento perché tu non sei capace di calcolare i tuoi tempi? E poi vogliamo parlare di quando suona il telefono e dall'altra parte c'è una cliente che vuole, si, prendere un appuntamento, ma anche raccontarti cosa ha fatto durante la settimana passata. E tu magari sei lì con il phon acceso che devi finire una piega in fretta perché poi devi sciacquare un colore perché poi arriva un'altra piega e questa parla parla parla e tu non sai come cazzo farle capire che non puoi starla a sentire perché per la miseria stai lavorando. Infondo questo è un parrucchiere mica il telefono amico. No? Non ti viene in mente (magari facendo attenzione al piccolo particolare del phon acceso e al vociare della gente che c'è in negozio) che forse non è il caso di tenermi un quarto d'ora al telefono? Evidentemente no. Poi. Cosa vi posso dire ancora. Ci sono quelle che vanno in bagno e giocano allo spruzzino con l'asse del water. E magari è gente che conosci da una vita. Cioè ma non pensano che poi io me ne accorgo che sono state loro? E che magari fanno un po' schifo? Poi ci sono quelle che arrivano e mi chiedono di fare delle commissioni per loro. Come se fossi qui apposta, no? Ah scusa ma già che ci sei mi andresti a prendere un gelato? Mi vai a comprare una ricarica del telefono? Un panino al bar? Una cassa d'acqua al supermercato? Io ve lo giuro. Mi succede anche questo. Potrei andare avanti all'infinito, in effetti. Forse è anche grazie a loro che quando sono io a prendere appuntamento da qualche parte vado in panico. Se sono in anticipo mi faccio una passeggiata perché penso che magari la persona che mi sta aspettando si sta mangiando un cacchio di panino in santa pace o fumando una sigaretta sperando che io non arrivi troppo presto. Se mi rendo conto di essere in ritardo telefono subito e chiedo se è un problema perché nel qual caso SONO IO a rinunciare al mio appuntamento. Non mi sognerei mai di chiedere di far aspettare altri perché io non sono riuscita ad arrivare in tempo. Boh. Forse sono pignola io. Forse no. O forse avrei davvero voluto mangiare la pizza che ho fatto ieri sera senza doverla mollare lì perché una delle tizie in questione è arrivata venti minuti prima. Poi uno non si deve incazzare.

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La Pasta & Le Lenticchie Che Non Volevano Cuocersi

 

Insomma. Ci son dei giorni che mi sento una cuoca fantastica e con un sacco di fantasia. Altri giorni, invece, non ho voglia di fare una cippa e faccio una serie infinita di disastri. Perchè son disattenta, ammettiamolo. Comunque. Questa fa parte di una serie di ricette della nonna, se si posson definire così. Quelle che, infondo, non hanno niente di speciale ma porca zozza se sono buone. In realtà io quando penso alle ricette della nonna mi viene in mente la zuppa di pesce. Che ci andavo matta da morire e mi piaceva solo come la preparava la nonna (quando ancora ci parlavo, con la nonna). Per lo meno fino al giorno in cui ci ho trovato dentro dei simpatici occhietti di non so che pesce che mi guardavano. Da allora non l'ho più mangiata. Poi son diventata vegetariana e giù di lì quindi addio. Bene. Dopo aver scritto la parola nonna quel minimo che basta, vi racconterò della mia pasta con le lenticchie. Dunque. Le lenticchie le avevo secche. Quindi ho letto le istruzioni e ho fatto ESATTAMENTE ciò che dicevano. Peccato che dopo averle scolate (si. lo so. avrei anche potuto assaggiarle prima. ma non ci ho pensato. perchè ho dato per scontato che, avendo seguito i tempi giusti, dovevano essere pronte. PER FORZA.) mi son resa conto che non erano affatto cotte. Erano durine e schifosine. Non so se mi spiego. Quindi. Dopo aver avuto un inizio di crisi isterica in cui ho pensato (ma poi mi son ravveduta) di buttare tutto in spazzatura, le ho fatte bollire un'altra volta. Ecco. Devo dirvi che quando parto così in genere sarebbe meglio che mi sedessi sul divano e non facessi più niente. Solo che, non avendo a disposizione un fidanzato abile in cucina, non ho potuto farlo. Perchè se gli dico lenticchie lui mi risponde che? Dunque no. Non si può fare. Ad ogni modo. Alla fine, superato il delirio, son venute bene e io ci ho fatto la pasta che mi piace un sacco. Ecco come.

Ingredienti x 4 porzioni circa:

  • 300 gr di ditalini (si. potete ridere. io lo faccio sempre)
  • 250 gr di lenticchie (se siete come me, fidatevi, prendete quelle in scatola.)
  • 250 gr di polpa di pomodoro
  • due spicchi di aglio
  • qualche foglia di alloro
  • sale
  • pepe (se vi piace)
  • olio d'oliva
Preparassiòn:

Beh. Le lenticchie lo sappiamo. Se prendete quelle secche NON date retta alle istruzioni sul retro. E fatele cuocere un pò di più. Il Disturbatore dice di fare qualche ora di ammollo. Cosa che non ho fatto perchè le inutili indicazioni dicevano che non ce n'era assolutamente bisogno. Quindi fate voi. L'unica differenza è che se usate quelle in scatola magari mettete prima le lenticchie e poi il sugo. Se no viceversa. Comunque. Fate soffriggere l'aglio con un filo d'olio. Sparateci dentro il sugo. Poi le lenticchie. Poi il sale e l'alloro. Un paio di mestolate di acqua. Coprite e lasciate andare a fuoco basso per una mezz'oretta circa. Nel frattempo cuocete la pasta (potete usare anche le pipe, secondo me) e poi stop. Pronto. Date una bella spolverata di pepe e via. Io amo l'alloro in questi sughi a base di legumi. Perchè dà un profumo e un retrogusto speciale. Lo so, non ho scoperto l'America. Però mi piace l'idea di condividere con voi anche queste cose un pò banali, diciamo. Perchè spesso le cose più semplici sono anche le migliori. E poi ognuno ha il suo modo di fare le cose, no? E magari che ne so a qualcuno gira di provare un metodo diverso e quindi zàààn. Eccola lì. La ricetta di Ade. E adesso basta con le minchiate. A presto, gente. Pace.

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Ti ricordi di me?


Che dire. Io l'ho adorato dall'inizio alla fine. La Kinsella è una di quelle autrici che avevo sottovalutato. Davvero. Invece mi devo assolutamente ricredere. Questo libro mi è piaciuto tantissimo e me lo sono divorato in neanche due giorni. La protagonista è Lexi, una ragazza normalissima, con un lavoro normalissimo e un fidanzato stronzo, che si sveglia in una stanza d'ospedale e scopre di essere bellissima, ricchissima, sposatissima e anche un bel pò cattiva. Il problema è che lei non ricorda nulla degli ultimi tre anni. Scoprirà così di aver perso le amiche, di aver mollato il fidanzato stronzo, di essere una vera leader, di avere un marito perfetto (forse troppo..) e soprattutto di non sentirsi affatto a suo agio nei panni di questa donna che non avrebbe mai creduto di poter diventare. Cosa succederà? Lo scoprirete leggendolo, se non l'avete già fatto. Promossissimo!

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giovedì 3 maggio 2012

Grazie


La vedete questa foto? E' sulle pagine di molte riviste, in questi giorni. Durante la giornata mondiale per gli animali nei laboratori, 12 animalisti manifestanti hanno sottratto dal lager di Green Hill circa 30 cuccioli di beagle allevati per la vivisezione. Certo, 30 sono pochi se pensiamo che lì dentro ce ne sono circa 2500. Ma sono comunque 30 piccole vite portate in salvo dallo schifo che li aspettava, all'interno di quei cancelli. Mentre la legge che vieta di allevare in Italia cani, gatti e primati destinati alla vivisezione è FERMA in Senato. Perchè questo post? Per dire loro GRAZIE. Con le lacrime agli occhi, ragazzi. GRAZIE. Per il vostro coraggio. Per l'amore che ci mettete. Per tutto quanto. GRAZIE.


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New Entry

Gente. Eccovi un post inutile ma estremamente frivolo. Ovvero una carrellata dei miei ultimi acquisti da shopper selvaggia. In mia discolpa, posso dire che c'erano gli sconti del 50% da Terranova e quindi mi sono sentita in dovere di entrare a dare un'occhiata. Subito dopo mi sono sentita in obbligo di mettere mano al portafoglio e comprare un pò di cosine colorate. Purtroppo, grazie alla pioggia e al freddino dell'ultimo periodo, ad oggi sono riuscita ad indossare solo i due maglioncini e gli orecchini (quelli però li ho presi da Six. dove, guarda caso, c'erano un sacco di sconticini interessanti.). Le due magliette, lo so, non si vedono bene. Ma anche se le avessi fotografate aperte non avrebbero reso l'idea. Sono un pò larghine con le maniche a metà bicipite (mah. questa come m'è venuta non lo so) piuttosto strette. E insomma. Mi son piaciute e costavano poco. Quindi va bene. Ad ogni modo. Siccome queste cosine risalgono a circa tre settimane fa, al momento sono ancora in fase famelica. E ho bisogno di altro shopping. Ma, come vi accennavo qualche post fa, non ho ancora trovato nulla di adatto alle mie finanze e per il momento mi sono rassegnata. Per il momento.






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