martedì 20 dicembre 2016

Nonostante ormai

Io tutto mi senta, fuorché una blogger, non mi sono ancora decisa ad abbandonare definitivamente questo posto. Credo che, in qualche modo, il saperlo qui mi dia una specie di sicurezza mentale.
Forse dovrebbero internarmi, ma questa è un'altra storia.
Insomma.
Vorrei raccontarvi qualcosa di me, giacché l'Ade che conoscevate un tempo adesso è un'Ade diversa, diciamo un'Ade in transito, o qualcosa di simile.
Ma è piuttosto difficile cominciare a parlare di sé con degli sconosciuti, anzi forse lo è ancora di più iniziare a parlare di sé con qualcuno che ora ci è sconosciuto, ma prima non lo era affatto.
Non so se mi spiego.
Ogni volta che passo di qui mi sento un po' come se entrassi in una stanza che una volta è stata la mia stanza, alle pareti ci sono attaccati tutti i poster che una volta erano i miei poster, nei cassetti vestiti che una volta erano i miei vestiti e, entrandoci, mi sentissi come in luogo mio ma non mio. Mio alla lontana, diciamo.
Ciaone, proprio.
E non mi sono ancora fatta la canna della buonanotte.
Comunque.
Sono qui, seduta alla mia scrivania. Ho tracannato un bicchiere di rosso, mangiato una sgradevole pasta di grano saraceno (no perché, cioè. visto che la sera torni a casa ed è tardi, non vorrai mica mangiare la pasta normale che poi ti vai a coricare e figa fai ciao agli zuccheri nel sangue, ciaoooo. questa è più o meno la spiegazione razionale che mi do quando faccio le cagate e poi voglio convincermi che, alla fine dai, un motivo serio e ragionevole c'era, no?), dell'ottimo tofu con peperoni e capperi, i miei gatti ronfano allegramente sul divano, la lavatrice fa la centrifuga echissenefrega. Tutto questo per dire che, a vedermi così, potrei pure sembrare la solita, cara, vecchia Ade. Gattara, vegetariana, pantofolaia, alcolizzata e con un principio di deficienza congenita. L'ultima l'ho aggiunta perché mi garbava di scrivere "congenita" e comunque questo è ancora il mio cazzo di blog e ci posso scrivere il cazzo che mi pare.
Per giunta, Paco ha appena deciso di interrompere il suo sonno perenne per venire sulle mie gambe a rompere i coglioni.
E niente.
Sapete, di cose qui ne succedono parecchie.
Per esempio, io sono al mio terzo e ormai (spero) ultimo anno di superiori. In camera mia, in cima a una pila di circa venti o venticinque libri da leggere, ce n'è uno sulla cui copertina spicca una roba che fa tipo "guida alle università", o giù di lì.
Poco importa che io abbia quasi trent'anni, mi sento quasi grande. Mi sento quasi all'ennesima svolta della mia vita. Mi sento quasi che ancora non ho capito un cazzo però ce la posso fare.
Mi sento bene, alla fine.
Mi sento in continua competizione con me stessa.
Puoi fare di più, Ade. Lo sai.
C'è aria di cambiamenti, anche. Vestiti e scarpe vecchie da buttare, soppalchi da svuotare, valigie da riempire e poi disfare, amici da perdere, amici da accettare, microfoni da abbandonare, lunghi e dettagliati elenchi da compilare, mille e mille cose da imparare.
Ho un cervello che è una macchina da guerra e mica lo sapevo, prima. Mica ne ero cosciente, prima.
Penso che se mi mettessi a scrivere una lista delle cose che prima non sapevo e adesso so potrei scriverci un post così lungo da riempire un blog intero che, a un certo punto, il capo supremo dei blog mi telefonerebbe e, con fare intimidatorio, mi direbbe oh ciccia hai finito o no.
Sì, ho finito.
Non ho più un cazzo da dire e lo dico come cazzo mi pare, che non ho più un cazzo da dire. Perché questo è o non è ancora il mio cazzo di blog, sì?

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

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