giovedì 10 gennaio 2019

All'alba del 2019

Scrivo.
In realtà no, non scrivo.
Cioè sì, ma non nel modo che vorrei.

Sono quasi due mesi che non mi faccio viva da queste parti e, come ogni volta che ci si incontra con qualcuno che non si vede da tempo, c'è una specie di imbarazzo tra noi.
Una sottile patina ci divide, come quella che si crea sulla zuppa quando si è raffreddata.
Non so a voi, ma a me fa anche un po' schifo.
Perciò strappiamola e facciamola scivolare lunga lunga nel cesso.

Sciaf.

Ho pochi minuti per raccontarvi che ne è stato di me in questo lasso di tempo andato, quindi utilizzerò il mio rinomato dono della sintesi.

-Stanotte ho sognato che facevamo l'amore.

-Ah sì? Racconta, voglio sapere tutto.

-Ma niente, eravamo a letto, una toccatina qui, una toccatina lì e fine.

-...

A dicembre ho lavorato in una libreria. Il cartello diceva "cercasi commessa per periodo natalizio" ma la direttrice mi ha subito prospettato la possibilità di rimanere, poiché a gennaio si sarebbe liberato un posto. Vi lascio immaginare la mia gioia.
Cioè io. che. lavoro. in. libreria.
Va bene. Ho dato il meglio di me. Sono stata così sfigata che mi sono fatta praticamente tutto il mese con l'influenza, ma niente poteva fermarmi.
Cioè io. che. lavoro. in. libreria.
Il sogno è durato poco. Dopo tre settimane si è scoperto che una tizia - con contratto a tempo indeterminato, una cosa che oggi si può dichiarare in via d'estinzione - aveva chiesto il trasferimento lì e quindi ciccia.
Ho pianto. Parecchio, pure.
E per settimane mi sono trascinata dietro un enorme carico di senso di fallimento, frustrazione, inutilità.
Poi è passata, ed eccomi qui.

Questo è l'anno del cinghiale.

Ha detto la mia insegnante di yoga*, stamattina.

Il che significa che è l'anno delle scelte.

Ah.

Quest'anno dobbiamo scegliere la nostra strada. Quella giusta, possibilmente.

Ha il senso dell'umorismo, lei.

E quindi niente, alla fine sono contenta che non mi abbiano tenuta. Perché, mi sono detta, forse è proprio così che dovevano andare le cose. Perché io la mia strada l'ho già scelta, cinghiale più, cinghiale meno. E la libreria mi ha tenuta lontano da lei per oltre un mese. E da voi, anche.
Buon anno, cinghialotti.
E non dimenticatevi di fare la vostra scelta, se no chi la sente la mia insegnante di yoga.

*Il mio yoga è differente. E' una disciplina giapponese, pare. Ecco perché l'anno del cinghiale. In Cina invece è l'anno del maiale. Ma cambia poco, ha detto lei. Cinghiale, maiale, stessa famiglia, siamo lì. Comunque il mio yoga è proprio figo.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...