giovedì 30 luglio 2015

Sopravvivere

Alla famosa tegola in testa.


Ma forse dovrei partire dall'inizio.
Dovete sapere che quest'estate ho lavorato in un negozio dove ho conosciuto una ragazza stupenda, che chiameremo Lambretta.
Io e Lambretta, che in questo mese non abbiamo avuto un attimo di tregua, siamo convinte che questo posto porti sfiga.
Ieri, per dirne una, eravamo davanti alla porta a fumare (lei fumava, io guardavo) quando a un certo punto ci raggiunge una collega che, parlando dei nostri prodotti, ci induce a spostarci un tantino verso la vetrina. Un secondo dopo, boom. Un'enorme pezzo di facciata si schianta esattamente nel punto dove io e Lambretta eravamo stanziate un attimo prima. Parliamone.
Superato lo shock, ci infiliamo in negozio e chiamiamo i pompieri, sperando neanche troppo segretamente che ci arrivasse una squadra di allegri omaccioni muscolosi che ci risollevasse la giornata. Ovviamente non è andata così, che ve lo dico a fare. I pompieri sono strafighi solo nelle serie tv. Ed io ne guardo troppe, per questo ci sono rimasta molto male quando mi sono resa conto che c'era sì un pompiere che ammiccava nella mia direzione (ma poteva anche essere un tic, non ne sono sicura), ma era pelato e aveva le orecchie a sventola e probabilmente pesava meno di me, il che è tutto un dire.
Comunque. Il crollo, oltre alla solita massa di curiosi, ha attirato l'attenzione del proprietario dello store, un tizio sempre molto azzurro ed elegante, con i suoi mocassini bianchi e il sigarino aromatizzato, che si è precipitato a verificare le nostre condizioni e a offrirsi di andar su a prendere una bottiglia di vino, per festeggiare il nostro status di sopravvissute e brindare in onore dell'angelo che ci ha protette (che secondo me potrebbe tranquillamente essere lo stesso che ha lanciato giù i mattoni, per divertirsi). Tutto bene finché Lambretta, che aveva un impegno, non mi lascia sola in negozio con questo individuo. Lui, splendido, dopo che io, per essere gentile, gli faccio i complimenti per il vino, mi dice che se mi piace ne ha un'altra bottiglia a casa e possiamo aprirla quando stacco per poi proseguire la serata da Just Cavalli che ha sempre il suo perché. Io sorrido quando in realtà vorrei scoppiare in una risata isterica e, giuro, proprio non riesco a smettere di fissare i suoi mocassini mentre lui non riesce a smettere di fissarmi le tette raccontandomi di quanto gli piaccia fare sport e di quanto sia difficile stare al mondo per le nuove generazioni e magari una volta ti chiamo e facciamo un giro in bici fino a Lecco e poi se siamo stanchi ci facciamo venire a prendere dal taxi e comunque adesso ho fame quasi quasi vado al ristorante a farmi una bistecca o un pescetto (che quando ha detto PESCETTO volevo morire) ma tu cosa hai detto che fai stasera?
MI VENGONO A PRENDERE (risatina).
Alle 22.30 sono fuggita come una ladra anche se, pensandoci a mente fredda, mi sono resa conto che se avesse visto come ero vestita (in negozio abbiamo la divisa) probabilmente col cazzo che mi avrebbe portata da Just Cavalli.
Ad ogni modo. Stamattina mi si presenta con la tenuta sportiva sempre molto azzurra e mi dice ehi alla fine cosa hai fatto ieri sera. Io gli dico sono andata al Carroponte. Ah e cos'è? Eh è un posto (che tu non frequenteresti mai) dove fanno musica dal vivo... All'aperto... E lui mi fa ah, vabbè io sto andando a farmi una corsetta e mentre lo dice mima la corsetta ed io voglio ridere ma non posso perché sto mangiando le mandorle e non vorrei sputargli pezzettini di roba sulla maglietta azzurra che gli piace tanto.
Esce e dopo, giuro, cinque minuti ripassa davanti al negozio corricchiando ed entra in casa. Sono morta. Non è più venuto. Deve aver scoperto come mi vesto cercando su internet il Carroponte. Non sono la donna della sua vita. Me ne farò una ragione.

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sabato 11 luglio 2015

Sempre alla ricerca di qualcosa

Che sia un'emozione. O una parte di me ancora sconosciuta. Un silenzio. Una voce. Una canzone. Un ricordo. Una paura.
Mi chiudo in camera e piango in silenzio.
Tutto ciò che ho intorno l'ho scelto io. Accettalo. Vivilo.
Sai che esiste solo oggi, solo adesso. Ieri è andato, finito. Domani non lo sai, non davvero. Ma guardare indietro per paura dell'ignoto non è una soluzione. Guardare indietro per il terrore del vuoto che ti si crea intorno nemmeno, lo sai.
Ciò che eri e che non sei più.
Non posso più essere per te la parte di me che tu vuoi e celare tutto il resto che di me tu non vorresti mai.
Tutto quello che siamo stati, tutto quello che non saremo mai.
Scriverò di me in una canzone, questo è quello che so fare.  Questo è quello che mi serve, per lasciarti andare.

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Ade c'è.

E ce l'ha fatta. 
Volevo solo dirvelo.


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