lunedì 18 novembre 2013

Cosa vuoi

Per il tuo compleanno?

Essere lasciata in pace. È una cosa che si può avere, sì?

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martedì 12 novembre 2013

Non sono il tipo

"Di persona a cui piace raccontare buffonate per non rischiare di essere in
cattiva luce, arruffianarmi le persone che conosco da un minuto non mi è gradito, declino il vostro invito se siete gente che organizza tutto e subito come se ci conoscessimo da un secolo, non sono il tipo che finge di essere tuo amico, che di ogni cosa fa uno spreco e di ciò che resta ne fa un mito...

Non sono il tipo di persona che magari ti aspettavi, non sono il tipo di ragazzo che
cercavi, non sono il tipo che dà il massimo per essere di troppo, non sono il tipo...

Non sono il tipo di persona che non si dà limiti, per convincerti riguardati i miei punti critici, non sono quello buono per l'esperimento che vuoi tentare, dato che ho l'abitudine di conservare pregi e difetti che regalo ad ogni buon amico, lo vedi, non sono il tipo."
Bassi Maestro - Il tipo di persona (1997)

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domenica 10 novembre 2013

Tanto tempo fa

Se mi fossi trovata in una condizione simile a quella in cui mi trovo adesso, probabilmente sarei andata nel panico. Avrei pianto. E urlato. E chiesto alla vita o a Dio o a non so chi il perché. Cosa ho fatto di male, io? Sono una persona così terribile, io? Me lo merito per davvero, io? Poi avrei preso la bottiglia di sambuca e mi sarei chiusa nel mio angolino della tristezza. Bestemmiando contro una vita che fa schifo. Imprecando contro gli eventi che, ancora una volta, mi stavano sbattendo a terra. Avrei versato ogni lacrima possibile e, quando la stanchezza avrebbe preso il sopravvento, mi sarei addormentata. Sperando che la notte mi donasse un sogno migliore. Qualcosa in cui sperare. Qualcosa in cui credere.
Non lo so, precisamente, quand'è che ho smesso di essere quella persona.
Forse quando è nato il primo dei miei fratelli e ho dovuto prendermi cura di lui.
Forse quando ho lasciato mia madre e le ho detto che non potevo più prendermi cura di lei.
Forse quando ho capito che farsi del male non era la strada migliore.
Forse quando ho capito che nella vita sei tu che ti aiuti, e nessun altro. E se rinunci ad aiutarti tu, allora puoi anche mandare tutto a fanculo e lanciarti da un ponte. O vivere con una bottiglia in mano, fino a quando non saprai più chi sei, i tuoi denti marciranno, il tuo sangue puzzerà come una distilleria e un bel giorno, splat, il tuo fegato imploderà e ciao ciao.
Non voglio essere abbracciata. E se piango, succede per cinque minuti, perché il mio subconscio mi risbatte subito sulla retta via, a calci nel culo. Ho sempre trovato una soluzione, spesso quella sbagliata, certo. Ma pur sempre una soluzione. E se, adesso, sono in mezzo a tutto questo, è perché mi devo svegliare.
Svegliati, bambina. Essere buoni non porta a niente.
Non chiamarmi bambina, o ti faccio ingoiare la lingua, maledetta vocina del cazzo.

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mercoledì 6 novembre 2013

Vorrei chiudere gli occhi

E risvegliarmi in un'altra vita.
Potrei essere Alice, figlia di un ricco commerciante, uno di quelli che non si capisce mai che lavoro facciano. Avrei diciott'anni, magari. Sarei alta, magra e dall'aspetto piacevole. Porterei i capelli seguendo la moda del momento, spendendo per la mia immagine soldi che non mi appartengono ma di cui non conosco e non m'importerebbe conoscere il valore. Indosserei capi firmati, e giacche fatte di pelle di animali ignari, e sarei così superficiale, che nulla potrebbe turbare la mia quiete d'animo o scalfirmi in qualche modo, a parte un'unghia spezzata, ovvio.
Mia madre, Susanna, sarebbe una donna dal poco talento e dalla pelle tirata a dovere. Le sue massime aspirazioni, trasmesse sapientemente a me, sarebbero di così scarso interesse da non esser degne nemmeno di nomina.
L'importanza dell'apparire, mi accompagnerebbe fin dai tempi in cui ero bambina, ed io, ridacchiando ogni mattina di fronte allo specchio, pizzicandomi una coscia scheletrica per controllare l'assenza di cellulite, mi sentirei profondamente grata per essere una noiosa snob del cazzo, ma con due tette così.
Certo, potrei finire per sposare un vecchio ricco e disidratato che, invece di morire nel giro di un paio d'anni, mi venderebbe a una setta di ex stilisti di moda scadente, che sfogherebbero su di me le frustrazioni sessuali del caso. Il bastardo, poi, camperebbe più di me, che morirei giovane, per overdose precoce da silicone. 
Sì. Basta guardare le cose da altre prospettive, per provare a convincersi che, forse, non sempre è bene chiudere gli occhi. Anche quando le palpebre son così pesanti che vorresti solo dormire all'infinito, per non pensarci più.
Ma si può, non pensare? Non lo so, ma adesso ci penso.

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domenica 3 novembre 2013

Polpettone di lenticchie in salsa di porri


Ohibò, belli miei. Eccomi di nuovo qui a snellire il reparto bozze. In questa Domenica che pareva uggiosa e invece, perbacco, è uscito il sole!, la vostra beniamina Ade Swanzikella (che non è affatto imbecille e non si impegna mai scrupolosamente ad iniziare un post senza scrivere boiate.), dopo aver passato l'aspirapolvere, fatto due lavatrici, steso, pulito il frigo e giocato ai sims, si è messa a cucinare il mondo intero. Ma, ahimè, a voi miei cari, al momento non è dato sapere cosa. Perché adesso vi tocca il polpettone. E, siccome sono una persona precisa e metodica, se in programma c'era il polpettone, polpettone deve essere. E sia.
Perché lo sappiate, questo non doveva affatto essere un polpettone. La ricetta originale prevedeva che uscissero dei dannatissimi burger. Cosa che, vi sarà chiara, non è accaduta. Ma, dato che l'Ade c'ha l'intelligenza e la caparbietà, quando ha visto che il primo pseudo-burger si liquefaceva in padella, ha ficcato tutto in forno e, sorpresa! Il polpettone. E adesso basta con le chiacchiere, santa pazienza. Ai fornelli!

Ingredienti per il polpettone che doveva essere un burger:

  • 250 grammi di lenticchie cotte
  • mezzo cucchiaino di curry
  • 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
  • 2/3 cucchiai di farina di mais
  • sale
  • pepe
  • un frullatore (che se non ce l'avete beh, provateci a schiacciare tutto con la forchetta per 45 minuti abbondanti....)
Ingredienti per la salsa di porri:

  • un porro (chevvelodicoaffare)
  • olio extravergine
  • sale
  • sgnac
Preparazione:

Dunque. Frullate tutti gli ingredienti  fino ad ottenere un composto denso ma non troppo (ora vi spiegate perché non mi sono venuti i burger?), foderate uno stampo da plum cake con carta da forno e infornate il tutto a 200° per 35/40 minuti. Fate la prova stecchino, comunque. Nel frattempo affettate il porro sottilmente e cuocetelo in un filo d'olio finché si ammorbidisce per bene. Frullate anche il porro. Tagliate il polpettone a fettine, copritelo con la salsa e servite.
Allora. Perché lo sappiate, il giorno dopo è ANCORA PIU' BUONO. Lo scaldate in padella, con appena un filino di olio, a fuoco vivo finché fa la crosticina....
E adesso vado a magnà. Che son le tre e c'ho anche fame, eh?


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sabato 2 novembre 2013

L'Ade sopporta poco.

Anzi, più verosimilmente, l'Ade non sopporta proprio.
In particolare quelle persone che si svegliano la mattina e hanno subito voglia di parlare. PARLARE PARLARE PARLARE. Non importa di cosa. Loro parlano. E se non parlano, borbottano. E se non borbottano, mugugnano. E se non mugugnano, fischiettano. E se non fischiettano, canticchiano. E se non canticchiano, tamburellano con le dita. E se non tamburellano, cristoddio.
L'Ade non sopporta quelle persone che guidano come pazze perché "tanto ho la patente da trent'anni".
Quelle persone che "buono il risotto, però io ci avrei messo una noce di burro", "buona la pasta, però io avrei messo meno pomodoro", "buona la torta, però io..." adesso ti lancio una padella in faccia.
Quelle persone che "sì, sei stata brava, ma io avrei fatto meglio".
Quelle persone che non dicono mai cosa vogliono, perché si aspettano che tu lo capisca e basta.
Quelle persone che "no, non voglio il regalo", ma poi si offendono se non glielo fai.
Quelle persone che DEVONO commentare qualsiasi cosa vedano, perché loro, poverine, se fanno silenzio per cinque minuti, vanno in crisi depressiva esistenziale.
Quelle persone che "io alla tua età già lo sapevo fare...".
Quelle persone che non importa cosa tu stia facendo, se devono raccontarti qualcosa che per loro è estremamente importante (che in genere sta all'ultimo posto, nella scala dell'importanza. cose tipo "sai che ho bucato i calzini", per intenderci.), ti interrompono. E se, per caso, ti permetti di esprimere del fastidio, la stronza sei irrimediabilmente tu.
Quelle persone che non capiscono che se porti le cuffie, probabilmente stai ascoltando la musica. Quindi chiamarti continuamente per dirti "guarda che buca lì a destra", "guarda, quella macchina ha un faro bruciato", "guarda, laggiù c'è un fenicottero", in genere non è una buona idea. Perché tu sei costretta a toglierti un minuto sì e uno no quelle dannate cuffie, cosa che, fin dai tempi dei Backstreet Boys, tira fuori il serial killer che c'è in te.
Quelle persone che mandano messaggi col cellulare mentre guidano e se poi tu vedi che non frenano al semaforo e urli "frena, puttanatroia", ti rispondono che avevano visto e che avrebbero frenato per tempo, sei tu che sei una malfidente rincoglionita e comunque loro hanno la patente da trent'anni, dunque non sbagliano mai.
Quelle persone che sono convinte di non sbagliare mai.
Quelle persone che ti parlano mentre stai guardando un film, e se tu chiedi loro di fare silenzio, o si offendono o, per ripicca (perché dovete sapere che questo tipo di persone generalmente sono anche piuttosto infantili), parlano a voce ancora più alta, oppure si mettono a fare rumore, fingendo di dover fare qualcosa di estrema urgenza.
Quelle persone che si credono simpatiche, ma in realtà sono solo fastidiose.
Quelle persone che parlano a chiunque dei loro problemi, ingigantendoli sempre un po', perché la pietà per loro non è mai abbastanza.
Quelle persone che si comportano sempre e comunque in modo tale che il prossimo si trovi costretto a compatirle.
Quelle persone che hanno sempre da ridire su tutto, se non è stato fatto da loro.
Quelle persone che se al secondo squillo non rispondi al telefono, si può sapere dove cazzo lo tieni?
Quelle persone che se tu dici loro di fare una cosa in un modo, loro la fanno in un altro. Non importa quanto corretto fosse il modo che avevi detto tu, loro non possono permettersi di ammettere che, a volte, anche il resto del mondo può aver ragione.
Quelle persone che "no, non si fa così, perché io non lo faccio così."
Quelle persone che ridono alle loro battute. Non riuscendo a capacitarsi del perché gli altri, invece, no.

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