martedì 29 marzo 2016

Una settimana e un giorno

Ci sono sere, come questa, in cui giro per casa come una persona vagamente disturbata.
Mi ritrovo a pensare ossessivamente a tutto quello che cambierei, a tutto quello che butterei fuori dalla mia vita.

Senso di oppressione compreso.

E mi domando quali bisogni mi abbiano spinta, in quel passato nemmeno così tanto remoto, a circondarmi di cose, a riempire i miei vuoti di oggetti per i quali, a pensarci oggi, non riesco a trovare un briciolo di valore. Ma che, questo lo ricordo perfettamente, tempo fa mi facevano sentire bene.

Mi facevano sentire al sicuro.

Ora, invece, non li vedo che come intrusi. Usurpatori di spazio che potrebbe essere diversamente riempito.

O non essere riempito affatto.

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martedì 22 marzo 2016

Dubbi rilevanti #2

Ma la gente che ti scrive un messaggio e poi lancia il cellulare nell'etere, esattamente, di che tipo di droghe sintetiche si fa?


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lunedì 21 marzo 2016

Valutazioni rilevanti #1

E niente. Questa mattina mi sono svegliata e mi sono resa conto di sentirmi (occhio perché questa è bella eh?) BENE.
Tant'è che, addirittura, il mio cervello ha iniziato ad elaborare pensieri POSITIVI (cof cof cof, scusate giuro che ho messo la mano davanti) e la cosa mi è parsa così ASSURDA che ho deciso di cogliere la palla al balzo, ma che dico, di prendere due piccioni con una fava o, ancor meglio, di battere il ferro finché è caldo, di approfittare della botte piena ma soprattutto della moglie ubriaca, di... 
Sì, ho finito.
Stavo dicendo?
Ah, sì. I pensieri positivi.
Scusate, mi sono lasciata distrarre dal tipo carino seduto di fronte a me in metropolitana. E un po' anche dal bambino che si sta lamentando facendo versi che, se chiudi gli occhi, ti domandi se per caso qualcuno non stia guardando un porno.
Ma forse sono io che ho un problema con la mia immaginazione.
Dunque, dicevamo.
Questa mattina, dopo aver fatto step, addominali, flessioni (no, non ho ASSOLUTAMENTE rabbia repressa da sfogare, non capisco come possiate anche solo pensarlo), colazione, cambiato la sabbia ai gatti e fatto il bidet, ho preso un'importantissima decisione che cambierà le nostre vite, gente.
E voi, miscredenti, che avete smesso di avere fede in me!
È proprio vero che non c'è più religione, cazzo (davvero pensavate che non avrei messo NEANCHE UNA PAROLACCIA in questo post? Maddaaaaaai).
Comunque.
Rullo di tamburi.
Folla eccitata che fa "oooooooooooh".
Gruppo di fanatici della curva sud che fa "noi non siamo na po le tani!".
Alessia Marcuzzi che fa "il concorrente - pausa di un minuto e quaranta secondi - che - pausa di due minuti - questa sera - pausa di un minuto e dieci secondi più svenimento di un partecipante a caso - lascerà - sì, lo so che vi siete rotti i coglioni, anch'io se devo dirla tutta ma questa frase è lunga ed io devo arrivare alla fine perché sia mai che lasci qualcosa a metà - la casa del Grande Fratello è...."
ADE!!!
Boato generale, bestemmie e urla d'indignazione, gente che lancia oggetti contundenti, ragazzine che si strappano gli sciatusci...
Dai dai, adesso la smetto sul serio.
Ho pensato, no?
Se io scrivessi un post ogni volta che mi viene voglia di fumare una sigaretta, forse questo luogo ormai abbandonato a se stesso (e ai miei momenti di depressione acuta) ricomincerebbe ad avere un senso e, magari, riuscirei anche a smettere di fumare.
Non vi sembra un pensiero super costruttivo da lunedì mattina positivo?
Cazzo c'è anche il sole, vi pare?
Poi, volete mettere che FIGATA sarebbe per voi se finalmente l'Ade riprendesse a raccontarvi raffiche di cazzi suoi?!
Tanta roba, ragazzi. Tanta, tantissima roba.
Che non si dica che sono intelligente ma non mi applico, poi.

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domenica 20 marzo 2016

Dubbi rilevanti #1

Ma, esattamente, la gente che crea profili Facebook per i propri animali, che tipo di problemi ha?


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sabato 12 marzo 2016

Io che della vita non ho capito un cazzo.

E forse, forse mi sta bene così.
Ché ci sono cose che semplicemente non si possono capire. Si vivono, e niente più.

Io che mi innamoro dei colori, dei profumi, dei suoni, dei sogni.

Io che permetto alle mie insicurezze di trascinarmi giù, per poi arrampicarmi, con le unghie, con i denti, per ritornare su.

Io che ascolto e non dico niente. Io che sento più di quanto vorrei. Io che non parlo mai abbastanza. Io che ritengo di non essere mai abbastanza. Io che mi proteggo dal mondo. Io che mi proteggo da me.

Io che mi odio al punto che, potessi, sparirei. Io che, fanculo, voglio arrivare dove non sono arrivata mai.

Io che non so dove voglio andare ma so che, cascasse il mondo, ci andrò.

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giovedì 3 marzo 2016

E camminavo

Distratta dai pensieri.

Ci pensi mai a pensare ad una scusa per non pensare?

Guardavo ora le gocce di pioggia appoggiarsi sull'asfalto a formare tanti piccoli cerchi perfetti, ora i volti della gente che mi passava accanto.

Ci pensi mai a come sarebbe non essere te?

Mi voltai a guardare quella piazza tanto familiare, cercando in me un vago ricordo di chi ero ieri, di quello a cui pensavo ieri, di quello che credevo di volere, ieri.

Ti stai chiedendo come ci si sente a non cambiare mai, vero?

Tirai dritto perché quella stessa piazza che un tempo avevo vissuto e forse amato mi provocava un senso di nausea, di irritazione, di soffocamento.

Ci pensi mai a come saresti, lontana da qui?

Infilai le mani in tasca e, continuando a camminare, iniziai ad intonare una canzone che, con prepotenza, mi vibrava in testa.

You don't care a bit, you don't care a bit.

Mi resi conto di quanto il mio senso di appartenenza fosse pari o, chessò, anche inferiore allo zero.

Omologazione, questa sconosciuta.

Accelerai il passo e, senza smettere di cantare, immaginai.

Ci pensi mai a come sarebbe, invece di immaginare, vivere?

Sì.

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