giovedì 5 luglio 2012

Siccome

Sono stata un'adolescente incazzata parecchio, ho mollato la scuola che avevo quindici anni. Con enorme sollievo da parte dei professori. Tipo che alla fine del primo anno mia madre ha ricevuto una telefonata dalla vicepreside che l'ha pregata di iscrivermi in un'altra scuola. Tipo che mia madre le ha risposto di importunare qualcun altro e di non rompere l'anima a lei. Tipo che secondo me quella si è fatta pure un bel pianto liberatorio, prima di licenziarsi. Si. Perché io, reduce da tre anni passati a fare la sfigata cronica, ne avevo le palle ben piene. E, considerato che a me di fare l'alberghiero non me ne fotteva un beatissimo cazzo e soprattutto volevo dimostrare a mio padre che impedendomi di decidere per il mio futuro, aveva contribuito a creare un mostro, avevo deciso di fare la pazza scatenata e niente di più. Si. Per la sottoscritta andare in classe la mattina voleva dire rendere la vita dei professori e del mio prossimo un inferno. Tipo che, trovato e confermato il gruppetto giusto di compagni alleati, non facevo altro che disturbare la quiete pubblica. Avete presente la bulletta della scuola? Ecco. Io. Potrei raccontarne di ogni. Tipo quando abbiamo obbligato una ragazzina a chiamare la segreteria per dire che c'era una bomba. E abbiamo saltato la verifica di tedesco. Perché la prof di tedesco per la miseria era una cagacazzi paurosa. E poi aveva dato della troia alla mia amica. E guai a toccarmi le mie amiche, per la miseria. Tipo quando ci hanno sgamati a bere il tavernello durante la lezione di italiano e ci hanno sospesi due settimane. Tipo quando sono andata a minacciare una della terza che mi aveva rotto i coglioni e lei ha passato l'anno ad andare in giro con la scorta. Tipo quando ho ribaltato il banco in classe e hanno chiamato mia madre per farmi portare via. Tipo quando il mio migliore amico ha vagato a petto nudo per i corridoi, con un asse di legno recuperata non si sa bene dove in spalla, urlando che voleva picchiare il preside. Tipo quando mi hanno sospesa, di nuovo, per istigazione alla rissa nei bagni delle ragazze. Tipo un sacco di altre cose tremende che non racconterò perché ho ancora una dignità. E mi piace pensare di essere diventata una persona migliore. Insomma. Finita la festa mio padre mi iscrive a una scuola per parrucchieri. Ed ecco a voi la mia prima esperienza lavorativa. Dopo due mesi ho lanciato il grembiule in faccia all'insegnante perché a me certe cose me le fanno girare alla grande. Che ero stata malata due giorni e questa mi fa il culo quadrato. E un compagno di corso che mi dice se vuoi rientrare nelle sue grazie, fidati, vai a comprarle il pranzo. Noi facciamo tutti così. Scusa? No, ma ti pare? Sai cosa vado a comprarti io, al massimo? Una confezione di Normix. Cogliona. Dopo di che sono finita a fare la barista part time. La proprietaria era una cinquantenne divorziata, sotto psicofarmaci. Che dopo qualche mese si era convinta che io volessi farmi un cliente a cui lei faceva il filo. Notare. Aveva minimo quarant'anni. Io neanche sedici. Un giorno mi ha detto. Queste cose le fai a casa tua e non nel mio bar. E io, è vero che mi facevo le canne pesante però con la testa ancora ci stavo, ho pensato. Eh?! Questa svalvola alla grande. Morale. Le ho firmato le dimissioni su un foglietto di carta. In piena pausa pranzo con tutti i piatti da lavare e i clienti da servire. Arrangiati, puttana. E l'ho piantata lì. La mia terza esperienza lavorativa è stata in un bar di proprietà di un ragazzo cinese. Il mio responsabile, un trentottenne sposato e con due figli, mi chiedeva di uscire nove mattine su dieci. Dopo un anno mi licenziano con una scusa banale. La verità era che io continuavo a portare i documenti per l'assunzione e loro continuavano a dirmi che li avevano persi. E io cominciavo ad incazzarmi. Dopo qualche mese la moglie del proprietario mi telefona e mi chiede se per una bella cifra mi volevo sposare un cinese. Le ho detto no grazie e ho buttato via la mia possibile quarta esperienza lavorativa. E sono finita a fare la procacciatrice d'affari in centro. Ma, ammettiamolo, come venditrice facevo schifo. Ero buona solo a scroccare le sigarette ai passanti. Poi, sinceramente, le loro tecniche di vendita non mi piacevano affatto. Pretendevano che facessimo prima firmare il contratto, poi solo alla fine dovevamo dire che però il primo acquisto era da fare subito. E a me sta cosa mi faceva incazzare. Perchè di prendere per i fondelli la gente non ne avevo nessuna voglia. E quando il capo ha scoperto che reinventavo il lavoro a modo mio, mi si è piazzato dietro al culo fino a portarmi all'esasperazione. Una mattina gli ho mollato la sua cartellina del cazzo in mano e gli ho detto che, visto che era così tanto bravo, che lo facesse lui, il procacciatore di sta minchia. L'esperienza numero cinque è stata in un negozio di parrucchieri. In nero a tre euro all'ora. E al capo piaceva un sacco mettersi a ridere quando uno dei clienti (uno che se lo ribecco in giro gliene mollo uno forte ma forte sulle palle) mi diceva "si, brava. massaggiami così, che me lo fai venire duro". E hai voglia io e la mia collega a lamentarci. Quello ci rispondeva. E' un cliente, paga e dunque può dire e fare quello che gli pare. E poi mi rubava il pranzo, sto scroccone. Un giorno mi telefona il responsabile furbacchione del bar dei cinesi. Mi dice "ehi, indovina un po'? ho cambiato bar e ci serve personale. vieni?". E andiamo. Tanto peggio di così. E niente. Tutto bene fino a quando, dopo qualche mese, mi manda un sms per dirmi quanto davvero volesse uscire con me. Sarai la mia principessa. Adesso vomito. Insomma. No grazie. Il giorno dopo mi comunica che vengo trasferita in un bar in culonia. Ma guarda un po'. Ci vado. Mi rompo i coglioni. Non mi presento più. Tanto ero in nero. Come al solito. E poi? E poi niente sono finita a spacciare cocaina in piazzetta. No. Non è vero. Ho fatto da babysitter a una bambina stupenda. Per quattro anni. E poi, complici un paio di promesse non ancora mantenute, son finita qui. Col Disturbatore. E mi dicono che sono diventata bravissima. A sorridere e a fingere che me ne sbatta qualcosa. Ma la sera, quando chiudo gli occhi, beh. Tutto questo è lontano. E io non sono altro che quello che davvero vorrei essere. E per oggi ho finito. Forse. Ciao, gente.


Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

14 commenti:

  1. hai mollato la scuola per parrucchieri ma ora fai la parrucchiera... sei un'autodidatta? :P

    p.s. io ti avrei odiata al liceo e tu probabilmente mi avresti piantato la testa nel water. NOOOOO!

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  2. pensa, potevi essere una principessa cinese

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  3. @Emy Stai cercando di rigirare il coltello nella ferita?? No dimmelo eh. :D
    Si. Probabilmente mi avresti odiata. Ma non è detto. Al secondo anno è stata tutta un'altra storia. :p Magari poi vi racconto, va.

    @Blonde Urca. Non ci avevo mai pensato. Che occasione sprecata.

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  4. Comunque nei bar c'è una losca mafietta di invidie e ripicche da far impallidire Cosa Nostra ed il circolo di cucito.

    Comunque bel post. Ora so che a scuola mia saresti stata benissimo. 300 uomini (non spartani però eh.) e 3 donne.

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  5. ma nooo, che coltello! che ferita! è lodevole che tu faccia quello che fai senza aver necessariamente seguito un corso...questo volevo dire :)

    Se pensi queste cose, non mi ami abbastanza. Ecco.

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  6. @Banà Eh. Però, sai. Non so se scuola tua sarebbe stata bene con me. :D
    Niente spartani?! Peccato.

    @Emy Non dire così. Che mi ferisci. Sai che il mio amore per te è infinito. Anzi. Ti confesserò una cosa. Io non sono Ade. Io sono Federico Moccia. E tre metri sopra il cielo, io. Io l'ho scritto per te, dolcezza.

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  7. azz... ma questo non è un post è la biografia di Carlito's way... scherzo. Credo che alla fine ci siano dei gradini da passare davvero nella vita per arrivare ad essere quello che siamo.
    un abbraccio

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  8. Non spartani. Un mix di delinquentelli coatti spacciatorelli, ma vabbè.

    Se mi presti un pennarello mi disegno gli addominali e prendo lancia e scudo.

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  9. Fico, ora combaciano tutti i tasselli. Non avevo mai sentito tutta la storia di fila!

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  10. @Ernest Mai visto... (o almeno credo. ci sono una serie di cose che ho fatto/visto di cui non ricordo nulla.) ma non sei il primo che me lo dice :p forse dovrei documentarmi!
    Hai ragione :) Menomale che quel gradino lì l'ho lasciato indietro, va. Sennò a quest'ora...

    @Banà No no. Io mi tratto bene. Accetto solo addominali veri. O al limite tatuati. Ma solo perchè mi sei simpatico. Dico io. Mica puoi prendere un pennarellino e pensare di fare il figo, qui. Sia chiaro.

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  11. @Patty Solo perché ogni volta che ho provato a raccontartela ti sei addormentata. Ora. Il dubbio è questo. O ti ho fatto bere troppo nel tentativo di approfittarmi sessualmente di te. E ho perso il controllo della situazione. O di me non te ne frega un cazzo. No. Perché puoi dirmelo, eh. Tanto non vengo a prenderti a casa. Giuro.

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  12. leggendo questo post di una cosa credo di essere sicura: non avrei mai voluto averti come nemica a scuola xD

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  13. C'ho tatuato di tutto tranne gli addominali.
    La simpatia è contraccambiata. Sia chiaro.
    Che poi non mi serve un pennarellino per fare il figo. Basta che offri da bere.

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  14. @Kassandra :p Ma adesso sono migliorata. Forse.

    @Banà Cacchio. Adesso dovremmo stringerci il mignolino e dire la filastrocca lì. Com'era? Mah. Che infanzia triste.
    Ti offro da bere. Ma poi giochiamo al lancio dei bicchieri, sia chiaro. Che sennò non mi diverto.

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Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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