Forse non li mangeremmo. Forse la faremmo finita di crederli così dannatamente inferiori a noi. Tanto da esserci convinti, nel tempo, che non possano provare sentimenti. Né dolore. E che non abbiano una coscienza. Anche se, chi li uccide, le loro urla le sente. Vi pare? E un essere vivente non urla, se non sente male, se non prova niente. Ora. Io non sono il tipo che si mette a moralizzare sulle scelte degli altri, in genere. Ma si avvicina la Pasqua. Quindi si avvicina la carneficina di agnellini. E questo mi fa incazzare parecchio. L'altro giorno mentre camminavo per andare al lavoro ho visto sulla vetrina di un negozio un cartello con scritto "Se sentissi quanto piango, non mi mangeresti". E la foto di un agnello. Piccolo. Splendido. E indifeso. E ho pensato. Che coraggio, cazzo. Esporre alla propria clientela così sfacciatamente il tuo pensiero. Pur sapendo che tanti, troppi, non saranno d’accordo con te. Avrei voluto entrare, guardarlo in faccia e stringergli la mano. Ti stimo, gli avrei voluto dire, e anche tanto. Quindi ecco. Questo è il mio pensiero. Questa sono io. Il mio agnello, per Pasqua, sarà di marzapane. E spero non solo il mio. Pace.
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Non mi piace l'agnello. E credo sia una bella fortuna, in effetti.
RispondiEliminaPoi penso alla mucca, al maiale, al pollo e alla faraona e riparto da capo.