lunedì 30 ottobre 2017

Burger di funghi Portobello/Portobello mushrooms burger

Ciao, sono la foto di merda del giorno.

E niente. Questa cosa orrenda che vedete qui sopra è la foto della ricetta di cui vi voglio parlare oggi. Sì, lo so. Come fotografa non valgo una sega. Però sticazzi, il burger è una bomba. Quindi accontentatevi.

BURGER DI FUNGHI PORTOBELLO/PORTOBELLO MUSHROOMS BURGER

Ingredienti/Ingredients:
  • funghi Portobello comesenoncifosseundomani/Portobello mushrooms
  • pane/bread
  • pomodori/tomatoes
  • cipolla rossa/red onion
  • maionese (o altra salsa grassa a scelta)/mayonnaise (or another sauce you like)
  • timo/thyme
  • olio evo/olive oil
  • sale/salt
  • aceto balsamico/balsamic vinegar
Preparazione/Preparation:

-Lavate e mondate bene i funghi, tagliateli a fette spesse, stendeteli su un piatto e condite con timo, sale, olio e aceto balsamico. Lasciate riposare una decina di minuti, girateli e ripetete il procedimento. Mi raccomando, andate piano con l'olio, eh?/Wash and clean the mushrooms, cut them to thick slices, put them in a plate and add thyme, salt, olive oil and balsamic vinegar. Wait about ten minutes then turn them and do the same thing. Don't exaggerate with olive oil, please.
-Lanciateli su una piastra bollente./Throw them on a grill.
-Tagliate a fette i pomodori e la cipolla rossa./Cut to slices the tomatoes and the red onion.
-Scaldate il pane/Heat the bread.
-Grigliate la cipolla./Grill the onion.
-Farcite il pane con tanti funghi, tanta cipolla, i pomodori, tanta mayo e poi fate una foto orrenda come la mia e mandatemela. Offro una birra a chi scatta la foto più merdosa. Se poi volete mandarmi anche la vostra facciadicazzo sporca di maionese, farete una me felice. E questo come diavolo lo traduco?/Fill the bread with all the ingredients and then take an horrible photograph: I will offer a beer for the most terrible I will receive. Use google translate for the rest.

Ciaobbelli.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

venerdì 27 ottobre 2017

A volte vorrei solo farmi i selfie in bagno

Non lo so quali strane macchinazioni si inventi la mente umana quando sei lì che ti fai i cazzi tuoi e poi niente alzi lo sguardo e vedi due occhi che non hai mai visto prima e pensi, oh, che cazzo, tu sei proprio come mi immagino che sia tu. E brava, immagina, coraggio. E fatti prendere a schiaffi da quelle stesse storielle di merda che ti sei raccontata. E poi odia tutti, odia come minimo la metà delle persone che ci sono su questa terra. Disprezzale per quel qualcosa che loro hanno e tu non hai e per quell'altro qualcosa che tu hai e loro non hanno. E non vi capite, lo vedi? Forse sarà per quella storia che tu non guardi la tv o per quell'altra che non sai fissare l'obiettivo sentendoti dio sceso in terra pronto a scagliare i suoi fulmini dorati ovunque gli giri il cazzo di lanciarli. E boom, shhh, boom, distruzione. Sai che due più due fa quattro ma se vedi il due e poi vedi il quattro mica li metti insieme, no. Ché sarebbe troppo facile, altrimenti. Troppo facilmente distinguibile la realtà da quell'altra cosa lì che hai creato tu e poi pretendi che sia vera perché da qualche parte hai letto che se puoi immaginare una cosa allora esiste. No ma brava, brava. A volte vorrei solo avere i capelli lunghi e passarci la piastra. E pensare a niente, niente. Starmene lì, davanti allo specchio, a passarmi una ciocca dopo l'altra tra le dita e finita così. Guarda, guarda che bei capelli che hai. Non lo so perché sono sempre le cose che ti rendono fragile a farti forte, delineata. Disegnami così, per favore. Fai solo quella linea un po' più nera e marcami di più, lì. Non lo vedi che devi schiacciare più forte? No, no che non lo vedi perché questi occhi sono miei, mica tuoi. E adesso levati dal cazzo, mettiti laggiù, in mezzo a quel gruppetto lì di gente tutta uguale che ieri notte ha fatto un sogno ma adesso è sveglia e non se lo ricorda più. A volte vorrei urlare così forte che mi urlo nel pensiero. Chissà com'è essere dall'altra parte, essere l'immaginato e non l'immaginante. Essere la tempera e non il pennello. Essere te e mica me. Forse da quel punto lì il cielo è più azzurro, l'erba più verde e l'oceano più blu. Forse due più due fa tre. Forse lei è più bella di me. Forse è migliore. O sana di mente. Forse non legge e non mangia le patatine e non pensa ogni due minuti a quanto le piacerebbe esistere sì, ma su un altro pianeta. Che bisogno c'è di parlare, guardami e basta. Io non ho paura di dirti con gli occhi quello che quattro parole del cazzo sporcherebbero e basta. E tu quanto coraggio hai? E quanto sei davvero migliore di me?
A volte vorrei pisciare in piedi. Oppure, che ne so, dire qualcosa che abbia un senso.

lunedì 16 ottobre 2017

Ho un problema


E niente. Mi ricordo che, anni fa, sfogavo le mie frustrazioni/ansie/incazzaturegigantesche acquistando cagate vestiti, scarpe, accessori che, oggi, sono finiti o nella spazzatura o nell'armadio di qualcun altro, alcuni senza nemmeno essere stati usati dalla sottoscritta una mezza volta. Quando penso a quello che avrei potuto fare con tutti i soldi che ho speso comprando cose inutili, mi viene voglia di prendermi a schiaffi, ma tant'è. Il passato non si cambia, no? Facciamocene una ragione e continuiamo a camminare fischiettando, come se nulla fosse.
Insomma. Oggi che sono una quasi trentenne maturAHAHAHAH.
Che è successo?!
Dicevo, oggi che sono anagraficamente un po' più adulta, ho capito che in verità non è che io sia cresciuta e quindi abbia finalmente iniziato a dare un valore ai soldi e bla bla bla. Anche perché io e i soldi abbiamo un rapporto di amore e odio che va avanti da circa quindici anni. Ed io li conosco bene, i birichini, così come loro conoscono bene tutti i miei piccoli peccatucci, le bollette da pagare eccetera. Ma sto divagando. Quello che volevo dire è che ieri mi sono resa conto che le mie frustrazioni/ansie/ciafciaf oggi vengono sfogate acquistando libri in maniera direttamente proporzionale alla loro grandezza. Vi descriverei il fenomeno con una funzione, ma adesso ho davvero molto da fare.
Comunque. Siccome uno dei sogni della mia vita è quello di avere le pareti di casa ricoperte di libri (e magari, così eh?, una cameriera che faccia la polvere settimanalmente), non è che io dia particolare peso a questo mio problema. Anche perché un libro è per sempre, chi trova un libro trova un tesoro e dillo con un libro. Era il libro, no? E poi, scusate, quando ero piccola avrei tanto voluto avere centinaia di libri in casa e invece ero costretta a ciabattare fino alla biblioteca con mia madre che, quando tornavo, con gli occhi rossi e le dita nere, mi sgridava dicendomi:
"perché non ti droghi come tutti quelli della tua età?"
"ma mamma ho solo otto anni..."
"meglio prima che poi!"
Ok, ho finito. Cosa volevo dire? Ah, sì. Che non me la sento di negare ai miei figli (dio, poverini) ciò che è stato negato a me, no? Non vi sembra?

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domenica 15 ottobre 2017

Wildlife Photographer of the Year 2017


Wildlife Photographer of the Year è una mostra fotografica (ma va?) organizzata dall'associazione radicediunopercento alla Fondazione Luciana Matalon (Milano, Foro Buonaparte 67).
È veramente bellissima, ci sono degli scatti meravigliosi, emozionanti, che non ti permettono di distogliere lo sguardo e che, nel silenzio di quell'attimo perfetto, riescono a dire tanto, a volte tutto.
L'ingresso costa 9€ + 1€ di tessera associativa e se la mostra vi è piaciuta e vorrete tornarci portando un amico, potrete rientrare senza rifare il biglietto (e vi piacerà, ve lo garantisco).
Inoltre c'è una stanzetta in cui potrete provare gratis (ma è gradita una piccola donazione a supporto) una delle attività dell'associazione: la realtà virtuale immersiva. Io sono stata sul fondo dell'oceano, faccia a faccia con una balena.
Poi, se volete di più, potete partecipare agli incontri con alcuni fotografi (c'è un volantino con il calendario all'ingresso) o addirittura iscrivervi ai corsi di fotografia in associazione.
Vi lascio con alcuni degli scatti che ho amato di più.








E con la civetta triste, la mia preferita.

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lunedì 2 ottobre 2017

Sai cosa voglio?

Rifletto.
È così facile dire cosa non si vuole.
Ma quando si tratta di dire cosa si vuole è tutta un'altra storia.
Forse perché quello che non si vuole è frutto di esperienze già vissute. Cose già provate, che ti hanno fatto schifo, che hai odiato irrimediabilmente e che sei certa di non volere più.
La verità, però, io la conosco.
Se non sai cosa vuoi, non ti arriva niente. Anzi, peggio. Ti arrivano solo cose che non vuoi.
Perché è così difficile sapere con chiarezza cosa si vuole?

Mi rifugio nelle storie di qualcun altro, perché ancora non mi sento in grado di raccontare la mia.
Ci sarebbero così tante cose da raccontare, così tante.
Ma io sono una persona complicata e me ne faccio una ragione.
Conosco la mia imperfezione e so di non doverla spiegare a nessuno, solo a me.

Difficilmente perdono.
Credo sia un grosso limite.

Pensavo a quella foto. Una bambina con i capelli castani e la frangetta accanto a un uomo dai capelli scuri e la faccia pulita. Un bacio su una guancia e occhi felici.
Quanto fa male scoprire i difetti dei propri eroi?
E poi, dentro l'odio cosa c'è?
Non c'è niente, credo.

Pensavo a te, solo.
A domandarti "che ho fatto per meritarmi questo".
A piangere, forse.
Per quel male che hai dentro e che vorrei tanto tu avessi la forza di combattere.

Eri lì davanti a me ed io non ho saputo nemmeno abbracciarti.
Non ho pianto, perché non mi sarei mai permessa di mostrarmi a te.
Poi ho chiuso la porta ed è stato silenzio.
Silenzio ed un enorme vuoto nello stomaco.

A volte l'odio semplicemente sparisce.

Io non so perdonare, lo ammetto.
Ma non esiste cosa al mondo che io non voglia imparare.

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