venerdì 30 ottobre 2020

Il blog è morto.

E non solo lui.
Anche mia madre è morta. A giugno.
E forse sono morta un pochino anch'io.
Può succedere, no?

Ma non sono qui per parlarvi della morte di mia madre. Né di quanto io mi sia fatta schifo, dopo. Della colpa, del rimpianto, del rimorso, degli schiaffi in faccia a mano aperta perché cristodio ma come cazzo hai fatto a non pensarci, tu? Com'è che sei stata così egoista, tu? Invece di portarla al mare, di abbracciarla, di guardare la tv mangiando il gelato come facevate sempre quando eri piccola, che hai fatto, tu? L'hai trascinata in un vortice di merda, il TUO vortice di merda. Quello in cui ti trascini quando vuoi a tutti i costi capire le cose, mille libri, la dieta, porcaputtana ti dico che ce la farai, smettila di avere paura, SMETTILA.
E invece no, cazzo. Non ce l'ha fatta. E' morta. Ed io le ho mentito, ok? Le ho detto che ce l'avrebbe fatta. E invece no.

Ma adesso basta.
Avevo detto che non avrei parlato di questo.
Perché non voglio piangere, sono stanca di piangere, piangere mi sfinisce.

Non ho scritto per tanto tempo.
E adesso ci sto provando, lo giuro.
L'ho promesso anche a lei.
Le ho detto che scriverò per lei, di lei.
E, in qualche modo, ho iniziato a farlo.
C'è un incipit che ho scritto in macchina, sulle note del cellulare, singhiozzando.
Lui è lì, mi sta aspettando.
So che ha tanta, troppa pazienza.
Ce ne vuole un quintale, con me.

Ultimamente mi è successa una cosa.
Come una specie di click nella testa.
Tutto si è spento, o quasi.
Sono affetta da estrema indolenza, a tratti.
Voglio solo chiudere gli occhi e immaginare.

Se non puoi vivere, scrivi.

Ci sto provando, ho detto.
Ci sto provando.

Il blog è morto.
Ma, nella mia testa, i morti risorgono.
Continuamente.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato




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