martedì 26 giugno 2018

Nemmeno Dio piace a tutti

Questa frase me la disse, tempo addietro, un amico importante.
E oggi, dopo anni, decido di farne il mio leitmotiv.

Ho trovato il coraggio di farmi leggere da lui, dopo quasi tre anni insieme.
Sono rimasta lì a fissarlo per tutto il tempo, come una bambina che mostra un disegno al papà e aspetta il suo verdetto.
Ne osservavo le espressioni, lo guardavo ridere, girare le pagine sempre più velocemente...

Avevo paura.
Paura di non piacergli.
Paura che, come facevano sempre quando ero piccola, mi dicesse: sei brava ma...

Poi ha finito, si è voltato verso di me e ha detto: mi piace.
E questo è bastato per farmi sentire un po' più brava, un po' meno incapace.
Questo per misurare quanto io abbia bisogno di sentirmelo dire da qualcuno che non sia io, perché io a me non credo, perché la mia parola non vale niente, perché io, in me e in quello che faccio, trovo sempre un difetto.
Così, ieri sera, dopo aver passato mezza giornata a scrivere, mi sono guardata dentro e ho pensato: mi piace.
E ho preso un'altra decisione, molto, molto importante.

Ciao, e tu chi sei? Che fai?
La scrittrice. Io faccio la scrittrice.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

venerdì 22 giugno 2018

Fuori dalla scatola

Sto leggendo un libro molto interessante e vero, di cui forse vi parlerò, un giorno, ma non adesso.
Non so se sono cammello, leone o bambino ma mi sono fatta una specie di idea. Probabilmente tutti e tre in contemporanea.
Insomma.
Nel mio cammino, per ora più che altro intellettuale e troppo poco spesso reale, ogni giorno scopro cose e credo che questo sia un bene.
Oggi, per esempio, mi sono resa conto di una cosa che faccio SEMPRE.

Sminuirmi.

Già, è triste ma è così.
Quando mi si chiede "E tu chi sei? Che fai?" io rispondo sempre quanto di meno interessante possibile, con un tono che da solo dice "sì, lo so, è vergognoso, vero?" e, così facendo, induco le persone a credere che davvero io non sia interessante.

Possibile che tu non riesca a trovare UNA cosa positiva da dire?

Negativo. Io abbasso gli occhi e dico cose tipo "Mah, niente di che, sono solo... faccio soltanto...".
E, in questo modo perverso, faccio sì che davvero le persone si allontanino da me, confermando così la mia paura di non essere "abbastanza".
La verità è che io sono moltissimo, e vorrei essere capace di ripetermelo mille volte al giorno.
Che non è quanti soldi ho che mi identifica. Non è il lavoro che faccio. Non è il numero di amici o quanto lunghe ho le gambe o quanti titoli di studio ho.
Io sono moltissimo perché sono io nel modo più reale e veritiero che posso e perché continuerò ad essere io e a cercare quanti più io possibili posso essere, sempre e per sempre.
Eppure, ogni giorno, me ne dimentico.
Salvo poi ricordarlo, in sprazzi di lucidità che durano davvero troppo poco.

E niente.
Vado in palestra. Perché questo, adesso, è il mio comportamento da assuefazione.

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mercoledì 20 giugno 2018

Trent'anni e siamo ancora qua

A domandarci cose, a singhiozzare sul letto, a chiederci perché.
Quando avevo sedici anni pensavo che a trenta sarei stata grande abbastanza.
Oggi mi vedo piccola e mi accorgo che lo sono.
Le mie amiche si sposano, figliano, hanno lavori stabili.
Io penso che mi piacerebbe occupare quella casetta lì, sopra il Piave, e fare l'eremita.
Di trovare posto in un'azienda, alla fine, non me ne frega niente.
Di avere una stabilità, di annegare nell'abitudine, nemmeno.
Odio la maggior parte delle persone.

Sei ciò che odi.

Eh, allora sono un mucchio di cose brutte.
Non so perché le odio, forse perché sto affogando nella sfiducia globale.
Mi chiedo se sarò in grado di aiutarmi da sola.
Un giorno dico sì, l'altro dico mah, e poi mi abbraccio le gambe.

La verità è che le cose da risolvere sono davvero tante ed io devo mettermi in testa che non le posso affrontare tutte insieme.

Ma come, dai. Vuoi dire che non ci riesci?

Esatto, cazzo. Non ci riesco.

Sei ciò che dici.

Eh, allora sono un mucchio di cose brutte, perdio.

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venerdì 15 giugno 2018

Se io non sono io

Chi lo sarà al mio posto?

Il costo di una cosa è l'insieme di quello che chiamerò vita che, subito o a lungo andare, bisogna dare in cambio per ottenere la cosa stessa.

Henry David Thoreau

Siamo a un punto di svolta, da queste parti.
Pensavo di essere una che se ne sbatte di ciò che pensa la gente.
Mi sbagliavo.
Forse non mi importava di quel che pensavano dei miei pantaloni, del mio taglio di capelli, del mio non portare il reggiseno in estate, ma non si è davvero liberi finché non si diventa pienamente se stessi smettendo di vergognarsi per ciò che si è, per il posto che si occupa in una società spietata e finta.

(...)Camminando (... ) ci si sottrae all'idea stessa d'identità, alla tentazione di essere qualcuno, di avere un nome e una storia. (...) Ma essere qualcuno non è forse un obbligo sociale incatenante, una finzione idiota che grava sulle nostre spalle? La libertà, nel camminare, è la libertà di non essere nessuno, perché il corpo che cammina non ha storia, soltanto un flusso di vita immemorabile. Così, siamo un animale a due zampe che avanza, una semplice forza pura in mezzo ad alti alberi, soltanto un grido.
Frédéric Gros, Andare a piedi, Filosofia del camminare

La strada è lunga, ma il viaggio inizia con il primo passo.

Tutto arriva nel momento giusto: se sono qui, oggi, a chiedermi dove sto andando, è perché oggi sono pronta per chiedermelo. Ieri non lo ero.
Non voglio né rimpianti né rimorsi: tutta la vita che ho dato in cambio per giungere fino a qui non è stata sprecata.
Nessuno può essere me al posto mio. IO VOGLIO ESSERE ME.
Ora so di cosa mi importa e di cosa invece non mi importa nulla.
Ora so quanto costano, in termini di vita, le cose che credevo di volere.
E non le voglio più.

Ed ecco, siamo arrivati.
Presto ci saranno novità, amici.
Perché sì, l'Ade si rimette a scrivere.

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lunedì 11 giugno 2018

A volte bisogna allontanarsi

E concedersi di osservare le cose da un'altra prospettiva.
A volte bisogna piangere di fronte a un estraneo che ti dice cose di te che già sapevi ma che ondeggiavano caotiche nel tuo oceano profondo e nero.

Perdersi e ritrovarsi. Perdersi e ritrovarsi. Come fosse un gioco infinito.

Si può giocare a vivere una vita il più possibile allineata con le aspettative di un'esistenza normale, accettabile. Ma prima o poi, come un demone in attesa, chi sei veramente prenderà il sopravvento e ti schiaffeggerà, ti farà sentire pazza, arrabbiata, inutile e ti costringerà a lasciarlo uscire, perché possa distruggere quanto da te, con fatica, creato.
Non iniziare a costruire qualcosa che sai, un giorno, sarà demolito.
Il problema è che non lo sai.

Quello che so, oggi, è che sono pronta a ricominciare da capo.
Sono pronta a scavare nel mio passato e liberarmi.
Sono pronta a guardare dentro di me ogni volta che ho paura o mi arrabbio o mi sento triste.
Sono pronta ad affrontare il mio demone.

Quando ero piccola appoggiavo la fronte al finestrino e guardavo i paesaggi scorrere davanti a me, immaginandomi lì fuori che correvo e correvo e correvo.
Instancabile.
Oggi chiudo gli occhi e mi vedo ballare, ridere, correre con le braccia aperte, gridando.

Oggi so che se mai ci si perde, mai ci si trova.

Oggi sono pronta ad essere me.

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