giovedì 3 marzo 2016

E camminavo

Distratta dai pensieri.

Ci pensi mai a pensare ad una scusa per non pensare?

Guardavo ora le gocce di pioggia appoggiarsi sull'asfalto a formare tanti piccoli cerchi perfetti, ora i volti della gente che mi passava accanto.

Ci pensi mai a come sarebbe non essere te?

Mi voltai a guardare quella piazza tanto familiare, cercando in me un vago ricordo di chi ero ieri, di quello a cui pensavo ieri, di quello che credevo di volere, ieri.

Ti stai chiedendo come ci si sente a non cambiare mai, vero?

Tirai dritto perché quella stessa piazza che un tempo avevo vissuto e forse amato mi provocava un senso di nausea, di irritazione, di soffocamento.

Ci pensi mai a come saresti, lontana da qui?

Infilai le mani in tasca e, continuando a camminare, iniziai ad intonare una canzone che, con prepotenza, mi vibrava in testa.

You don't care a bit, you don't care a bit.

Mi resi conto di quanto il mio senso di appartenenza fosse pari o, chessò, anche inferiore allo zero.

Omologazione, questa sconosciuta.

Accelerai il passo e, senza smettere di cantare, immaginai.

Ci pensi mai a come sarebbe, invece di immaginare, vivere?

Sì.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato





3 commenti:

  1. ...anche io so poco cos'è l'omologazione, la sento come una componente che non fa parte di me e non mi riesce di abituarmici...

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  2. non fosse che è proprio il pensare, a fotterci...

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  3. Ah, vivere invece di farsi mille paranoie... che sogno!

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Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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