venerdì 9 agosto 2013

Sono le 7:00

Il primo capitolo, lo trovate QUI.


Afferrando le forbici, la mano gli trema leggermente. Senza trattenersi ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio, lui comincia a tagliare grossi ciuffi di barba, che lascia cadere sul pavimento con apparente noncuranza. A guardarlo, con quegli occhi sgranati ma perfettamente concentrati nel seguire la traiettoria delle lame, potrebbe quasi sembrare un uomo la cui mente non partorisce alcun altro pensiero, all'infuori di questo. In realtà, ad attraversarla c'è un impetuoso torrente di parole che non lo abbandonano mai, nemmeno in quella che dovrebbe essere la quiete del sonno.
Quiete, come lo sente distante, questo termine ormai semisconosciuto! Nemmeno gli imminenti risvolti di questa giornata così importante, ne è sicuro, potranno ricordargli il significato dello splendido, meraviglioso stato di assoluta quiete interiore. Ma, in fondo, non è certo questo lo scopo delle sue future azioni.
Appoggia le forbici, che emettono un tonfo metallico contro la ceramica ruvida del lavandino.
"E allora, qual è il mio scopo?"
Si lascia sfuggire, un pensiero flebile, che immediatamente viene sovrastato dalla più ovvia delle risposte, nonché la più risoluta.
"Lei. È lei il tuo scopo, non l'avrai dimenticato, dì?"
Afferra il sapone e se lo strofina nervosamente sui rimasugli di barba, che poi elimina con una lametta, tagliandosi un po'. Si sciacqua il viso e si sofferma a contemplare i suoi lunghi capelli, pettinandoli svogliatamente con le dita, indeciso se eliminare anch'essi oppure no. Alla fine, decide di tagliare qualche centimetro di troppo e, una volta fatto, se li tira indietro, fissandoli alla bell'e meglio con un'ampia fascia blu, trovata qualche giorno fa in mezzo all'erba alta del giardino che circonda questo rudere di casa, che potrebbe ormai quasi definire sua, nonostante sia renitente a farlo.
Si lascia distrarre, per qualche istante, dal nuovo aspetto che gli appare davanti e si ritrova a squadrare con attenzione quei lineamenti duri e severi, di cui non ricorda affatto la presenza sul volto dell'uomo che è stato, dieci anni fa.
"Dieci anni. Sono trascorsi dieci anni."
Ma dieci anni sono briciole, per un cuore devastato. Null'altro che briciole. Nemmeno una vita, probabilmente nemmeno la morte, basterebbe a cancellare un dolore così pungente.
"Nemmeno lei sarà in grado di annientarlo..."
Di nuovo un pensiero sommesso, ancora una volta sovrastato da un'insolente risposta.
"La tua bramosìa sarà soddisfatta, è o non è questo ciò che vuoi? La pace, caro mio, la pace puoi pure scordartela."
Dal più profondo antro del suo essere, ecco che si fa strada un grido. Cupo, strozzato, terribile. E lui non può, non vuole fermarlo.
Oggi è il giorno.
Dannazione, non sarai arrivato fin qui per ignorarlo, voglio sperare.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato 

3 commenti:

  1. ecco ecco. comincia a somigliarmi, quel tipo.
    che farò dopo? chi è lei? ah già è il mio scopo.
    e come mi chiamo? e perché non dormo più da dieci anni?
    ma oggi, oggi è il giorno!
    ..

    (meno male che non me lo sono perso, e se me lo fossi perso? chiederò che facciano SWANZABLOG +1 come coi canali sky.)

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  2. ma ora che sei partita che ne sarà di Lui, di Lei e del famoso giorno?!?! :)

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  3. Dieci anni?! Minchia...son già passati diecianni???

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Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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