mercoledì 19 novembre 2014

Le luci nelle case degli altri, Chiara Gamberale


Questo è uno di quei libri acquistati "di pancia", e devo dire che, quando non è impegnata a chiedere cibo, la mia pancia riesce ad avere delle intuizioni mica male.

Nel condominio di via Grotta Perfetta 315, un giorno, succede una cosa.
Succede che Maria, mamma di Mandorla e giovane amministratrice condominiale, muore.
Durante il suo funerale, Mandorla, che ha sei anni, tira fuori una lettera, scritta per lei il giorno della sua nascita, in cui Maria, oltre a un sacco di altre cose, le dice che il suo papà abita in via Grotta Perfetta 315 e, una sera di Marzo, forse per noia, forse per curiosità, ha fatto l'amore con lei.
Così, gli abitanti del condominio, allarmati da questa notizia, decidono di adottare Mandorla, che non ha nessun altro parente, tutti insieme, purché, per non rovinare nessuna famiglia, nessun uomo di loro faccia il test del DNA.
Mandorla cresce e, passando di casa in casa, continua a chiedersi chi sia il suo papà. Sarà Samuele Grò, del secondo piano? O Lorenzo Ferri, del quarto? Finché, un giorno...

" <Adesso basta> aveva intimato Tina, un giorno, spaventando i suoi alunni non tanto per il tono, fermo ma tutto sommato pacato, bensì per il fatto che a usarlo fosse lei.
<Adesso basta> aveva ripetuto. <Va bene, a Gianpietro manca un pezzetto di gamba.>
Qualche risolino, negli ultimi banchi, non ce l'aveva fatta a contenersi: e aveva dato ancora più determinazione a Tina per proseguire.
<Ma credete che Dio tenga per sé i pezzi che mancano alle persone?>
A questa domanda, aveva finalmente risposto il silenzio generale: Tina, per la prima volta in vita sua, provava l'ebbrezza di parlare e venire ascoltata. Le girava un po' la testa, dall'emozione. Forza, ce la fai: si era dovuta incoraggiare, fra sé e sé.
<Perché se Dio facesse così, significherebbe che Dio è cattivo, giusto?>
Il silenzio cominciava ad appesantirsi di un certo turbamento.
<E qualcuno ha il coraggio di dire che Dio è cattivo? Alzi la mano chi ha il coraggio di dirlo.>
Nessuno aveva avuto il coraggio.
<Mi pareva strano> aveva sorriso Tina: e i suoi alunni potevano giurare che non era il sorriso di sempre, quello che scintillava sulle labbra pallide della maestra. <Dunque, se Dio non è cattivo, vuol dire che non toglie davvero i pezzi alle persone. Semmai glieli nasconde addosso; nel cuore, nel cervello, nei muscoli delle braccia, nei posti più strategici, insomma. E volete sapere una cosa? Lo fa solo con chi considera veramente speciale, con chi considera suo amico, perché vuole farlo apparire senza un pezzo agli sciocchi che così avranno modo di convincersi, poveri illusi, di essere superiori rispetto a lui e abbasseranno la guardia: mentre in realtà sono di gran lunga inferiori, dato che non nascondono un'arma segreta. Ignorano, gli sciocchi, che quando Gianpietro deciderà di mostrare anche a loro dov'è nascosto il pezzo che gli manca, sarà troppo tardi per chiedergli scusa di non essere stati gentili con lui: e si vendicherà con la forza di chi ha un cuore o un cervello o dei muscoli più potenti dei normali esseri umani. Non potete nemmeno immaginarvi quant'è forte, quella forza. Non ve lo potete proprio immaginare di che cosa sanno essere capaci, gli amici di Dio.>
Una bambina aveva cominciato a piangere."

"<Si può sapere che diritti speciali hanno le altre persone?>
Michelangelo e Paolo si sono messi a ridere, ma non come quando erano allegri perché c'era da festeggiare qualcosa: ridevano seri, se si può dire così. E mi hanno spiegato che proprio perché i diritti delle persone non sono speciali, ma riguardano cose naturali come sposarsi e avere dei bambini, è giusto che siano concessi a tutti, anche ai maschi che amano i maschi o alle femmine che amano le femmine.
<Perché famiglia è dove famiglia si fa> ha sentenziato Michelangelo. Data la mia situazione, non potevo che essere d'accordo con lui, però da qualche parte mi sono detta: se le cose stanno così, se tutti cioè devono avere il diritto di fare famiglia con chi gli pare, perché mia madre non ha avuto il diritto di fare famiglia con Paolo e Michelangelo? Perché avrebbe dovuto "cercarsi un marito", come mi aveva detto Paolo, quella volta? C'entrava forse la storia del bisogno di Paolo che Michelangelo fosse "suo"? Ma "le altre persone", quelle che impedivano a Paolo e Michelangelo di sposarsi e di avere dei bambini, non pensavano forse la stessa cosa: che cioè il matrimonio e i figli fossero una "loro" proprietà esclusiva? Qualcosa non tornava o magari era destinato a non tornare.
"Vorrei che cresci rara come una giraffa in città, ma con l'istinto domestico del cagnolino (che a me è sempre mancato)" aveva scritto mia mamma, nella sua lettera. Di solito quindi bisognava scegliere: o la libertà di girare per il mondo come fosse una savana o l'istinto domestico, un collare col nome e qualcuno che ci porta dal veterinario. Ma la libertà lo sanno tutti che è una cosa bella e giusta: allora l'istinto domestico, se la esclude, che è? Brutto e sbagliato? Insomma che significa, esattamente, istinto domestico? Me lo chiedo ancora: stanotte, qui. Come si fa a capire se ce l'hai o se ti manca? E, se ce l'hai, perché devi rinunciare all'avventura della savana?
Se famiglia è dove famiglia si fa, non avrebbero potuto sposarsi in tre, mia mamma, Paolo e Michelangelo? Non sarebbe stata una maniera, quella, per essere giraffe e cagnolini nello stesso tempo? Per scorrazzare indisturbati nella savana durante il giorno e avere una cuccia assicurata per la notte?"

"<Vuoi davvero sapere come la penso, Mandorla?> mi ha chiesto. Ed è lì che ho capito che non aveva capito, e che forse tutto sommato era meglio così, ma gli ho fatto cenno con la testa per rispondere che sì, certo, volevo saperlo.
<Se questa cosa dell'amore non è una stronzata che hai letto da qualche parte, o visto magari in un film, se insomma è davvero roba tua: allora devi vivertela, non c'è un'altra possibilità.>
<Non ti seguo.> Non lo seguivo.
<Dunque> ha sospirato, <da tutte le parti ci arriva il messaggio che amare è bello. Pensa alle favole che raccontano a voi femmine quando siete piccole. Biancaneve e la Bella Addormentata avrebbero dormito per tutta la vita, se non arrivava il Principe Azzurro a svegliarle. E Cenerentola? Avrebbe continuato a pulire cessi. o no?>
<Sì?> Che potevo dire?
<Sì. O meglio: no. Cioè: sì, siamo martellati dalla promessa che quando troveremo l'amore potremo dirci davvero realizzati, ma no: non è vero. Chi l'ha deciso che imboccare i figli del Principe Azzurro per Biancaneve sia stato meglio che dormire tutta la vita, circondata però dall'affetto suoi amici nani che sicuramente, una volta diventata madre, è stata troppo occupata con la casa, i pannolini e tutto il resto per poter anche solo sentire al telefono? Eh? Chi l'ha detto?>
<Ma poveri nani...> non potevo che considerare.
<Poveri nani, Mandorla, brava! Poveri nani. Perché, le tre fatine della Bella Addormentata? Quante volte pensi che andrà a trovarle, quella stronza, quando dovrà stare dietro all'argenteria del castello dove è andata ad abitare, o quando dovrà iscrivere i bambini a equitazione - perché vuoi che non sappiano andare a cavallo, i figli del figlio del re?>
<Povere fatine!>
<Povere fatine, certo. Ma...> e ha dato l'ultimo tiro al mozzicone di canna che ormai gli stava bruciando i polpastrelli <ma è proprio chi tifa per i sette nani e per le tre fatine che può farcela.>
<In che senso?>
<Nel senso che se tutte quelle fregnacce, da Perrault alla pubblicità dei sughi pronti, su di te non hanno fatto presa, se davvero non ci vedi niente di buono nel perpetuarsi della specie umana attraverso l'accoppiamento e quanto ne consegue, quando poi ti capita di incontrare qualcuno e di ritrovarti a vivere con quel qualcuno, be': puoi stare certo che non sei stato costretto a farlo. Che quella è la precisa espressione della tua volontà.>"

"Viviamo tutti all'oscuro di qualcosa che ci riguarda, no?
Tutti.
Non possiamo sapere perché la nostra professoressa ogni tanto arriva in classe con le occhiaie, per esempio. Oppure perché al panettiere che ci fa sempre una battuta spiritosa, in certi giorni non vada per niente di scherzare. Non sappiamo che cosa fanno (la maestra e il panettiere, intendo) di domenica pomeriggio. Non sappiamo chi è passato prima di noi a un bagno pubblico che puzza da fare schifo. Perché il cane che abbiamo trovato è stato abbandonato. Chi l'ha legato a un palo, con quale criterio abbia scelto proprio quel palo: non lo sappiamo. Che cosa dicono le persone quando parlano di noi ma noi non ci siamo: nemmeno questo sappiamo. Possiamo illuderci d'immaginarlo, ma non lo sappiamo. E poi, un mondo di altre cose. Chi ha deciso perché quando diciamo "albero" intendiamo un tronco con i rami e le foglie e non, che ne so, un coso scivoloso per lavarci le mani che invece chiamiamo "sapone": anche quel nome lì qualcuno l'avrà stabilito. Ma come? Quando? Non lo sappiamo. E perché? Di che colore è il retro del cielo? Che cosa pensa una formica che ci passeggia su un braccio? Boh."


Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato 

5 commenti:

  1. wow sembra bellissimo questo libro..da leggere
    un bacio

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  2. Letto l'estate scorsa. Perde un po' nel mezzo (tanto che stavo per abbandonarlo) ma il finale... *.*

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  3. lo lessi parecchio tempo fa...
    e mi piacque parecchio, perché ha un impatto onestissimo, un impatto pulito sulla letteratura

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Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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