domenica 15 luglio 2018

Sto leggendo un libro

- quale novità? - che si assume l'ingrato compito di insegnarmi a vivere nel "qui e ora".
A ME.
CHE SONO PAZZA.
No, a parte le stronzate. Si tratta di pratiche per esercitare la mente a pensare a una cosa alla volta, impedendole di vagare, perché si possa vivere pienamente il momento presente. A quanto pare - e, nel mio caso, è verissimo - noi non pensiamo praticamente mai a ciò che stiamo facendo. Mentre tagliamo i pomodori pensiamo a quello che dovremo fare dopo (e uno qui può dire "vabbè, mi porto avanti") oppure mentre ci interroghiamo su una decisione da prendere, pensiamo a quello che potrebbe accadere dopo o a quello che ci è già accaduto in passato, e questo è più grave, temo, perché lasciamo che una paura ci influenzi e, magari, ci impediamo di vivere qualcosa che, in quel momento, vorremmo davvero davvero vivere. Infatti, l'autore dice che la nostra mente tende a ricercare il piacere ed evitare il dolore SEMPRE e questo, molto spesso, ci porta a causarci ancora più dolore. Ora, io ho sicuramente banalizzato il concetto e, comunque, il libro l'ho appena iniziato quindi, se vi interessa, leggetevelo.

Qui e ora - strategie quotidiane di mindfulness, di Ronald D. Siegel

Nel caso, vi saprò dire se con la mia testolina incasinata ha funzionato.
Ve l'ho già detto che ho riscoperto la biblioteca? Beh, ve lo dico ora: ho riscoperto la biblioteca. Questo per me è un traguardo pazzesco, e vi spiego perché. Chi mi segue da tanto lo sa, una volta ero una maniaca dello shopping. Già. Non c'era giorno che io non comprassi qualcosa - vestiti o cagate, per lo più - e mi capitava spesso di "soffrire" se non riuscivo ad acquistare un oggetto che avevo visto e che avevo deciso doveva essere mio. UNA MALATA MENTALE, insomma. No, scherzo. In realtà quello era il mio modo di consolarmi, credo. Lo shopping era per me un modo per colmare i miei vuoti interiori, certo non quelli del mio armadio. Poi, a un certo punto, ho smesso. La cosa appariva così folle che qualcuno mi ha anche definito un'eretica - con amore, s'intende - . E' successo senza preavviso. Semplicemente, un giorno, mentre giravo per negozi, ho sentito che non m'interessava niente: io non volevo nulla. NADA. Tutt'oggi mi capita di pensare "vorrei un vestito nero", poi entro in un paio di negozi e immediatamente mi passa la voglia. Ciao.
Comunque, questa premessa per dirvi che, persa la mania del comprare oggetti inutili, mi era rimasta quella di "voler possedere i libri", a tutti i costi. Ogni libro che leggevo, doveva essere mio. Non riuscivo a concepire l'idea di non avere un libro che avevo letto, ecco. E ora? Puf, sparita anche quella. L'altro giorno entro in libreria, ci resto un secolo e, ogni titolo che mi interessa, invece di provare l'impulso all'acquisto, penso "segno il titolo e vediamo se c'è in biblioteca". OMMIODDIO, regà. Ma che mi succede?
No, seriamente. Credo che ci siano libri DA AVERE - perché sono i tuoi libri, quelli che hai amato con tutta te stessa e che devi vedere lì, su quello scaffale, e, di tanto in tanto, tirarli giù, annusarli, sfogliarli e rileggerli - e credo anche che - in un giorno moooolto lontanissimo - avrò dei figli e vorrei che crescessero in una casa piena di bei libri (cosa che non ho avuto io). Poi magari odieranno leggere, ma vai a sapere.
Però mi sono resa conto che ci sono un sacco di "libretti" - passatemi la definizione - che ho letto e mi sono anche piaciuti ma di cui non ricordo quasi nulla, perché sono i libri "passatempo", quelli che ti fanno passare dei bei momenti e nulla più. E quindi niente, oggi ho capito che di quei libri posso fare a meno, non mi serve possederli. Perché il desiderio di possesso insensato è comunque l'anticamera di qualcosa, temo. FOLLIA, forse. Ok, la smetto.
Vabbè tutta 'sta tiritera per dirvi che sto leggendo UN CASINO. Ho letto:
1)Nel Guscio, Ian Mc Ewan
2)Il Giro del Miele, Sandro Campani
3)Il Viaggio Verticale, Enrique Vila-Matas
4)Andare a Piedi, Filosofia del Camminare, Frédéric Gros
5)Il Senso di Smilla per la Neve, Peter Hoeg
6)Misery, Stephen King
7)Il Razzismo Spiegato a Mia Figlia, Tahar Ben Jelloun
E alcuni saggi/manuali sui più disparati argomenti (dislessia e dsa, fiducia, conoscenza).

Volete qualche opinione/considerazione? No? Beh, 'sticazzi.

1)Allora, Nel Guscio. Sicuramente bello. Il narratore è un bambino che sta per nascere e la storia è intrigante. Però - e questo è chiaramente mio gusto personale - è eccessivamente descrittivo e formale, mi ha dato quasi la sensazione che l'autore volesse far sfoggio della sua cultura, utilizzando appositamente paroloni ed esprimendo concetti in maniera complessa. Che ci sta, eh? Però a me non piace. Mi irritava un po' leggere venti righe di roba e poi, arrivata alla fine, scoprire che voleva solo dire che il cielo è azzurro. Cioè, ma cazzo. Per contro, mi è piaciuto molto l'inserimento - chiaramente inverosimile all'interno della storia, cioè, figuriamoci se un neonato ancora galleggiante nel suo utero può fare considerazioni sulla situazione politica in Gran Bretagna, per dire - di pensieri in generale molto belli sul mondo e sulla sua attuale condizione.
2)Il giro del miele è un romanzo molto bello, intimo e che ti prende dall'inizio alla fine, nonostante la storia non sia colma di colpi di scena e di suspance, ti cattura e ti immerge nelle vicende dei personaggi con facilità estrema. Inoltre la qualità della scrittura di Sandro Campani è davvero molto alta. Il narratore è Giampiero, il quale riceve una visita inaspettata, di notte, da Davide, ex marito della Silvia. I due, che una volta sono stati amici, non si vedono da parecchio e decidono di sedersi al tavolo, con una bottiglia di grappa a far loro da appoggio, e raccontarsi. Raccontare.
3)Ho fatto una fatica tremenda a leggere questo libro. E' veramente una noia mortale. Elucubrazioni su elucubrazioni e un narratore IRRITANTE che ti fa passare ogni voglia di immedesimazione. Sicuramente l'intento era positivo (la labilità della vita e delle certezze, la paura dei cambiamenti e della morte...), però NO.
4)Un bellissimo saggio che esplora l'arte del camminare, vista anche da uomini, filosofi e autori del passato, quali Rimbaud, Thoreau, Kant, Nietzche, Gandhi, Rosseau... una meraviglia.
5)Un giallo che ti inchioda, una protagonista spettacolare - Smilla - e una critica al razzismo dei danesi nei confronti dei groenlandesi, considerati dei selvaggi. Bellissimo.
6)Vabbè, cosa volete che vi dica. Solo una parola: SPETTACOLO.
7)Con il razzismo spiegato a mia figlia l'autore dà una serie di risposte a domande sul razzismo fatte dalla figlia quando aveva dieci anni. E' un po' ripetitivo ma interessante e istruttivo e tratta alcuni argomenti di cui è possibile si sappia poco, spesso per sentito dire.

Comunque, attualmente ho ben nove libri ad attendermi, sul comodino (e solo di quelli della biblioteca, attenzione). Tremate.

Buona domenica, belli. Io me ne vado in palestra. Adieu.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

7 commenti:

  1. Io sono l'opposto con i libri. IO DEVO AVERE QUELLO CHE LEGGO, pure se è una merdata. Però queste sono solo considerazioni personali, come la scelta tra la carta e l' ebook. Alla fine ciò che conta è che si legga.
    Io per esempio amo andare nei mercatini dell'usato a vedere se qualcuno (blasfemo) ha abbandonato un libro che potrebbe piacermi. E come ridare loro una seconda opportunità ... da quel momento in poi diventano i miei bambini adottati <3

    (sono malata , lo so.)
    un bacio :-*

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    1. Comprare i libri usati piace anche a me. Quando entro nel reparto tutto a due euro del libraccio è la fine.

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  2. Il senso di Smilla per la neve molto bello altri non conosco.

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  3. È bello che tu sia guarita dallo shopping, davvero una malattia molesta :-) io non riesco a guarire dal possesso diretto dei libri...ad ogni modo, complimenti per la tua sana voracità libresca :-) quello sul camminare mi incuriosisce...con il senso di Smilla mi bloccò l'iperdescrittivismo dell'autore (non so spiegarmi meglio), ma forse era solo il momento sbagliato per quel libro, infatti poi di Hoegh lessi La donna e la scimmia,che mi piacque un sacco...lo trovo uno scrittore molto "umano"...

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    1. L'iperdescrittivismo scoccia spesso anche me. Credo che il bello del leggere sia proprio far andare l'immaginazione. Se mi descrivi per filo e per segno le robe, oltre che annoiarmi mi togli la bellezza! Per questo credo che uno scrittore abile debba sapere evocare, più che saper descrivere.

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  4. Molto meglio leggere libri (comprati o anche solo "noleggiati" in biblioteca :-))) ) che fare shopping compulsivo. E poi, i titoli in questione sono, a prescindere dal tuo giudizio sintetico, libri "tosti" e quindi non leggi robetta. Complimenti!!!

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Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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