lunedì 14 maggio 2018

La verità è che non ti piaci abbastanza

Perché amarsi è un'altra cosa.
Amarsi è non farsi del male e tu di male te ne fai eccome.
Amarsi è, cosa?
Ma che ne sai tu, poi?
Cosa sentenzi a fare tu, poi?
Non giudicare se non vuoi essere giudicata.
E, datti pace, perché anche quando avrai smesso di giudicare tu, gli altri continueranno a farlo.
Ma è possibile, poi, non giudicare?
No, non lo è.
Basta con 'ste stronzate.
Si giudica non appena si posa lo sguardo.
Non è forse così?
La verità è che non ti piaci abbastanza e non ti ami abbastanza da non lasciarti scalfire dai giudizi.
Non ti sei difesa e non ti difendi perché temi che il mondo abbia ragione, sei in torto tu.
Tu che non ti amalgami, tu che mostri i tuoi strati, tu che non mostri niente.
Tu che non ridi quando gli altri ridono.
Tu che stai in silenzio quando gli altri urlano.
Tu che ti guardi dentro e non smetti di farlo solo perché hai paura del mare di merda che ci trovi.
Anzi ti ci immergi, in quella merda.
La ingoi, pure.
Perché lo sai che è così che deve andare.
E la verità fa paura.

La verità è che non ti piaci abbastanza, sì. E nemmeno ti conosci abbastanza, poi.
Ti sei persa di nuovo, forse?
Forse.
La verità è che non scrivo più, non canto più, non so dove sto andando, continuo a girarmi di qua e di là, quale uscita prendo? Non lo so più, ho perso i miei sogni, scivolano via dalle dita, divento vecchia e non divento grande, o forse sono grande e non me ne accorgo perché non so niente di niente, sono inutile, io.
Io io io, ma chi sono io? E perché ho smesso di cercarmi?
Credevo d'essermi trovata, io.
Ma sono rimasta con un pugno pieno di sabbia e lo sguardo incredulo.
Ma che davvero è successo a me?
Davvero ho preso un abbaglio così GRANDE?
Mi sono seduta sul ciglio della strada, impotente, a gambe incrociate, il muso imbronciato.
Le macchine passavano e, con le ruote, mi schizzavano roba addosso.
Sassetti, acqua e fango.
Ma io lì, impassibile.
Mesi e mesi dopo, metà corpo è inglobato nel cemento.
E adesso? Dì un po', genio, che pensi di fare?
Penso alle mie dita dei piedi e vorrei solo sgranchirle, ma non le sento più.
La rabbia ti salverà, chiamala.
No, è stata lei ad intrappolarmi qui. Lei non è affidabile, non lo è mai stata e mai lo sarà.
Fa solo ciò che le gira per la mente. A volte mi ha aiutato, è vero, ma altre volte mi ha distrutto
Ed io, con pazienza, ho dovuto rimettere insieme i pezzi.
Svegliati.
Esci.
Sorridi.
Ti prego.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

3 commenti:

  1. Dai, dai. Che già l'esortazione finale è un grande passo per togliersi da questa immobilità :)

    Moz-

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  2. Questo post mi ha fatto impressione. Per un bel pezzo mi è smebrato parlassi direttamente anche a me, che credo di trovarmi nella tua spessa situazione, pare. Una staticità dalla quale non riesco a smuovermi, proprio perché mi ci sono incastonata io.
    Speriamo di riuscire a uscirne.

    RispondiElimina

Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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