Vaga. Le scarpe rosse e il naso per aria.
Mormora tra sé e sé: "Ma dove cazzo sono finita?". Però non smette di camminare. Mai.
Poi Ade si ritrova. Puf. E non è mai quella di prima. Il sorriso è diverso, la voce è diversa, lo sguardo è diverso. Dove sei stata, eh? Lo sai che poi mi preoccupo. Lo sai che non devi fare così.
Ma tutto è inutile, con lei. Perché lei non si ferma, continua a camminare.
Le suole si consumano su quella strada piena di curve e salite e discese e tornanti e buche, ma che dico buche, voragini. Sì, voragini.
Le suole si consumano su quella strada piena di curve e salite e discese e tornanti e buche, ma che dico buche, voragini. Sì, voragini.
Dove sei, Ade?
Sono qui.
Non ti vedo, lo sai, il tuo viso è nascosto nell'ombra. Stai sorridendo, si? È forse un sorriso quello?
Persone, cose, fatti, lune, suoni, cosa ti sei portata dietro? Quante cose hai raccattato, stavolta?
Tante.
Forse troppe?
No, mai abbastanza.
Ma dove vai adesso, eh? Non ti fermi per la notte? Non vuoi riposare un po'?
Ma non mi sente più, è già lontana. Persa, di nuovo. O forse no. Forse stavolta no.
Ma che importa, poi? Non è detto che perdersi sia sbagliato, no? A volte è proprio perdendosi che si trova la strada migliore. Quella col panorama più bello, dove fermarsi e fare "ooooh". E togliersi le scarpe e correre giù, togliersi i vestiti, correndo, e non pensare più.
E mentre va via l'ascolto cantare. La sua voce è più forte, adesso. Dove l'avevi nascosta, eh? Volevi forse tenerla solo per te?
Non chiedetemi di scegliere, no. Perché adesso, oggi, questa volta, sceglierei me.
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