mercoledì 31 ottobre 2012

Io amo la V.


Perché mi ha insegnato come fare questo. Ecco.
Cioè, sbarluffi. Qui nasce una nuova era di "tra Ade e La Zia". Eh. Parliamone.
Sono le 23.10
E' tutto ok.
Ho internet a casa. Da circa un quarto d'ora. E come potevo non inaugurare l'evento con le mie cazzate?
Che stamattina è venuto il tecnico. Che sono andata ad aprirgli la porta e voleva fare subito il figo. Poi è entrato in sala e ha visto Mr. Ade. Ha smesso. In compenso prima di andare via si è voltato a salutarmi e ha picchiato duro contro lo spigolo del mio immenso e durissimo tavolo di cristallo. Ho provato dolore per lui. Ma il ragazzo, niente. Ha sorriso e si è allontanato con disinvoltura. So io le bestemmie che ha tirato una volta fuori. Vabbè.
Ho preparato un sacco di post a cui ho scritto solo il titolo. Abbiate fede.
Oggi ho scritto la sinossi. Solo ed esclusivamente grazie alla gentile collaborazione della Patty, la mia musa ispiratrice. L'ho comprata con le lasagne. Questa è la verità. E presto pubblicherò la ricetta. Così magari QUALCUNO non oserà più chiamarmi DOLCIARA.
Mi è venuta voglia di spaghetti. Aglio, olio e peperoncino. Cazzo. Devo smetterla di parlare di cibo durante le ore notturne. Divento pericolosa quando l'ultimo pasto risale a qualche ora fa. 
Ho cominciato un libro del bisnonno. Sono emozionata perché mentre leggo mi rendo conto che è esattamente lui, come in quelle lettere che non ho ancora finito, e la cosa mi piace da matti. E ho anche scoperto che ha scritto almeno una dozzina di libri. E io li avrò tutti. TUTTI.
Bene. Dopo tutto questo vi saluto. Che ho un sacco di cose da fare, io.
Sì, lo so che sono le undici e mezza. E allora? Sono una donna impegnata.

Ah, dimenticavo. Che adesso ci ho preso gusto e per voi è finita.


Per la cronaca, sì. Quello è lo sfondo della mia chat. Problemi?


Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

lunedì 29 ottobre 2012

Odio tutti

Odio Il Disturbatore che "non ti taglio i capelli perché devo scappare" e poi ci mette un'ora a levarsi dai coglioni.
Odio "no prima delle quattro non posso, devo fare il riposino".
Odio la macchinetta del caffè che decide di rompersi proprio quando io ho più bisogno di lei.
Odio lo smalto semipermanente che dopo due giorni si è già scheggiato. E pure di brutto.
Odio "cambia canale perché Ringo parla troppo" e dopo due ore "chi ha cambiato radio?" dopo che mi sono subita Gamma radio e i suoi revival del cazzo e ho pensato seriamente al suicidio.
Odio le borchie che si staccano.
Odio La Zia che mi snobba.
Odio Il Disturbatore che "vieni presto che abbiamo gente alle nove" e si presenta alle nove meno cinque, dopo che io ho finito di fare tutto e mi dice "ah, io devo farmi il caffè e andare in bagno, se arrivano cominciale tu".
Odio "ma cosa te ne fai di tutte queste riviste?" le leggo, vaffanculo e pensa ai cazzi tuoi.
Odio tornare a casa e non trovare più le patatine che avevo appena comprato.
Odio dover mettere pezzetti di carta in bilico sui MIEI cassetti per verificare che nessuno si sia fatto i cazzi miei.
Odio "mi fa cinque copie di questo?" "Sì, torni tra tre quarti d'ora" certo perché io non ho davvero un cazzo da fare anzi guarda adesso mi piazzo su quella panchina lì, mi rollo una canna e finisco il libro che ho cominciato due mesi fa.
Odio il sito internet di Fastweb che mi prende per il culo.
E odio anche l'operatrice di Fastweb che non sa fare il suo lavoro.
Odio il tecnico che "se vuole posso venire Giovedì o Venerdì" e quasi mi manda affanculo perché oso domandargli un orario preciso.
Odio non avere internet a casa da più di un mese.
Odio "adesso mi metto a scrivere" e dopo due pagine sto già pensando ai Sims.
Odio "le addebiteremo 85 euro nella prima bolletta" solo per aver cambiato un cazzo di nome su un contratto.
Odio "ma si cosa vuoi che sia se ti hanno lasciato mezza tapparella aperta" detto da uno che nel giro di otto mesi ha avuto il ladri in casa DUE volte.
Odio "posso prendere un bicchier d'acqua?" e poi quando non ci sono mi saccheggi la dispensa.
Odio non avere un cappotto rosso e non potermi permettere di comprarlo.
Odio mio fratello che, dopo aver scartato il regalo che mi ha portato via mezzo pomeriggio, mi dice "spero di non dimenticarmi di averlo".
Odio che mi guardi male perché ti dico che sei un'impedita a non saper separare i tuorli dagli albumi quando sei pure dotata di aggeggio chiamatosi "separatuorli". Sì. Sono più brava di te. E non solo in questo, per la verità. E smettila di guardarmi perché quei cazzo di albumi non si montano a neve, sperando che io possa farci qualcosa. Arrangiati. Cogliona.
Odio non riuscire a fare le foto alla schermata di Whatsapp.
Odio dover ammettere di non riuscire a fare le foto alla schermata di Whatsapp.
Odio l'idea che qualcuno stia in casa mia quando non ci sono e faccia i comodi suoi.
E odio sapere di non poter fare niente per cambiare la cosa. Almeno per il momento. Almeno fino a quando non impazzirò completamente e minaccerò tutti con la spada del nonno. Sbavando e urlando di andare fuori dal cazzo. Di pagarsi una cazzo di babysitter. Di andare a mangiare al ristorante. E di non rompere i coglioni a me. Interrompendo così tutti i rapporti pseudofamiliari.
Odio i rapporti pseudofamiliari.
Odio non poterti alzare di peso e appiccicarti al muro. E gustarmi la tua espressione di terrore. Piccola stronza zen del cazzo.
Odio il professore che non mi caga più. Quando avrei voluto fosse il primo a leggere il mio libro.
Odio non aver ancora scritto la sinossi e la fottuta lettera di presentazione.
Tipo "ciao sono Ade, la mia vita è una rottura di cazzo, faccio un lavoro di merda, sono frustrata e vorrei spaccare la faccia a qualcuno, l'unica cosa che so fare bene è scrivere e se voi non pubblicate il mio libro io vi spedisco circa una dozzina di pacchi bomba. E vi lancio Activia scaduti sulle finestre. E un sacco di altre cose che adesso non mi vengono in mente. Ah, dimenticavo. Ho quasi 25 anni. Dico un sacco di parolacce. Mi piace la birra. Mi fumo ancora le canne perché mi piace troppo la sensazione che si prova a ridere per le minchiate fino a farsi venire il mal di pancia. Mi sono persa Batman. Mi stanno tutti sul cazzo.
Ok. Adesso potete dire che sono tornata.
O quasi.


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sabato 27 ottobre 2012

Tra Ade & La Zia (Parte 10)

Arirandom.

Ade: Ciao piccola cagna
Zia: Ciao buglia
Ade: Cacca
Zia: Che fai?
Ade: Nulla. Tu?
Zia: La resa
Ade: Figi
Zia: Quando ci vediamo? Buglia
Ade: Mai
Zia: Meglio. Scema della merda

Ade: Zia hai mai pensato che potremmo essere parenti?
Zia: No perché
Ade: Zia ti chiami come mia nonna e sei del suo stesso paese
Zia: Beh anche perché sono psicopatica come te... non dovremmo trascurare questo particolare
Ade: Vero! Dovremmo indagare le nostre origini
Zia: Si direi di si
Ade: Magari siamo procugine o qualcosa del genere
Zia: Ma poi dobbiamo lasciarci
Ade: Ma va facciamo l'incesto
Zia: Ottimo. Zia non so se farmi il caschetto.
Ade: Zia ricominci?
Zia: Help me
Ade: Ti do fuoco

Zia: Oh zia ti ricordi di me....
Ade: No chi sei?
Zia: Sono quella che hai violentato ed  è rimasta incinta... e ricordati di pagare la bolletta
Ade: Qualche indizio in più?
Zia: Io ero quella vestita da banana flambé
Ade: Ah ecco adesso ricordo. E come si chiama nostro figlio?
Zia: Leopoldo Giannino Bruno Mars quello che canta e Rocco quello della patatina olè. Per gli amici Nino D'angelo
Ade: Zia mi hai stimolato la cacca
Zia: Tiro fuori sempre il meglio di te
Ade: Anche per questo ti amo. Oltre che per il tuo grosso sedere sexy
Zia: E non hai ancora visto il pene. Quando mi fai le mani?
Ade: Vieni alle quattro. Dovremmo essere sole che mio padre deve uscire.
Zia: Finalmente si fa sesso. Esci a fumare.
Ade: Stai tranquilla che ti sputo
Zia: Appena ti vedo ti stupro il cervello
Ade: Fottiti


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martedì 16 ottobre 2012

Ehi, voi due

Ho una confessione da fare. Ma forse, chissà. Già lo sapete. Che me ne sto accoccolata sul mio divano rosso. Con questo plico enorme appoggiato sulle gambe. E vi leggo. Voi. Uomini con la schiena dritta. Le vostre parole. Le vostre emozioni. Su pagine ingiallite dal tempo. Che odorano di ricordi. Di vite e di persone che non ho mai incontrato. Ti immagino. Seduto alla tua scrivania. Il rumore della Olivetti in mezzo al silenzio della notte. I bambini di là che dormono. Una moglie che forse un giorno tornerà a star bene. E un futuro su cui lavorare. Un futuro per cui lottare con le unghie. E con l'astuzia. Tu. Desideroso di sapere. Di conoscere. Di imparare. E così fiero di essere ciò che sei. La tua firma, a fondo pagina. E le mie mani che hanno paura di rompere qualcosa di così fragile e perfetto. Il pensiero della tua voce che mi assale. E la consapevolezza che mai più potrò domandarti tutte le cose che vorrei sapere. E che tu mi racconteresti con passione. Mi amavi per la mia curiosità. E io ti amavo perché tu sapevi tutto. Anche se io di te non sapevo niente. Ma lui? Non lo so, com'è il suo viso. Però lo immagino. Grande. Imponente. E burbero. Seduto alla sua scrivania. La macchina da scrivere usurata dal troppo lavoro. La carta intestata. E i mille pensieri che gli fasciavano la testa. Era uno scrittore, lui. Un uomo che giocava con le parole. Le faceva sue. E ti incantava. Chissà cosa provavi, tu. Quando aprivi la casella della posta. E trovavi una sua lettera. Eri felice, vero? Perché lui sa scrivere. Perché lui ti ha insegnato tutto. Chissà, adesso. Cosa penserebbe lui, di me. E lei? Dov'è lei? Dove sono le sue parole scritte a mano, di getto? Le sue parole tristi. Rassegnate. Impaurite. Perché la vita è cattiva, con lei. E tu? Tu pure. Me lo sento. E loro? Loro sono piccoli. Ma cresceranno. E diventeranno uomini. Che forse un giorno neanche più si parleranno. Che forse un giorno ti perdoneranno, per ciò che hai fatto alla loro mamma. Li cerco, i suoi occhi. Mi butto a capofitto tra le immagini. E lei non c'è. Dov'è? Dove l'hai lasciata? Non le ho mai nemmeno dato un bacio. Per me lei è una foto. Un volto in un quadretto illuminato e impolverato. Un osso in una scatoletta. Una voce che non riesco a sentire. E poi ho trovato lui. Seduto su una panchina, al parco. Col suo cappotto lungo e il cappello. Un mezzo sorriso e lo sguardo rivolto a quei bambini, che un giorno rinnegherà. Un giorno in cui le macchinine, le scarpette rosse e il minestrone di fave saranno lontani. E lui sarà solo col suo rancore. Deciso a dare un'ultima lezione di vita a quell'uomo a cui ha dato la vita. A cui ha dato il cognome.
E poi mi immagino. In un salotto, seduta accanto a voi. E parliamo. Perché voi, di parole. Ne avete tante. Ne avete anche per me. Perché infondo, io. Io sono una di voi. Io sono una donna con la schiena dritta. Io sono la spettatrice delle vostre vite. La lettrice delle vostre storie. E la donna a cui avete dato il cognome. E che sarà sempre fiera di portarlo. Nonostante tutto.


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sabato 6 ottobre 2012

Milano

È nuvole grigie. È deposito ATM. È semaforo rosso. Milano è il tabaccaio in piazzetta. È parco senza panchine. È rotaie del tram. Milano è 4x4. È strada disfatta. E piume insanguinate. Milano è lavori in corso. È aperto Domenica. È odore di muffa. Milano è happy hour dalle cinque alle otto. È suono di clacson. E chiacchiere da bar sulle ultime partite. Milano è una sirena. È l'autobus che non si ferma. E una signora che sorride al suo cane. Milano è scarafaggi per le strade di periferia. E' mendicanti ai semafori. E sulle scale della metropolitana. Con in braccio quei bambini. Che chissà che vita faranno. Milano è impronte di tacco sull'asfalto morbido. E' tappare buchi che si riapriranno presto. E' una promessa impossibile da mantenere. Milano è cartelloni strappati. E' un palazzo sempre più alto. E' l'ultima cena. Milano è stereotipi. E' camminare veloce. E spingere prima tu. Milano è fila davanti ai negozi. E' correre per arrivare primi. E' strada chiusa per lavori. Milano è la camicia ingiallita. Dell'anziano che alle sette e mezza va a prendere il pane. E cammina piano. Con lo sguardo fisso davanti a sé. Che si chiede quand'è stato. Che tutto è cambiato così. E lui è rimasto solo.


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venerdì 5 ottobre 2012

Ciao sono Ade


Ho ventiquattro anni e tre quarti e nella vita ho sempre voluto fare la modella. Ma la peperonata, le patatine fritte, la pastasciutta e i profiteroles hanno avuto la meglio su di me. Così ho dovuto ripiegare sul secondo sogno disponibile. Ma non me lo ricordo più. Comunque. La mia massima aspirazione al momento è riuscire a mangiare quindici goleador tutte insieme e non strozzarmi. Dovrei riuscirci senza problemi. Inoltre vorrei la pace nel mondo e che la terra girasse al contrario almeno per un po'. Così. Per provare un brivido. E niente. Tutto questo per dirvi che sono stata persuasa ad iscrivermi a Twitter. Ovviamente mi sono fatta pregare perché sono una snob del cazzo. Ho ceduto dopo aver constatato che esisteva una petizione chiamata Adesutwitter. O qualcosa di simile. Che son soddisfazioni.
E via con gli aggiornamenti (e le cagate) vari.

Come promesso.


la mia sala qualche giorno fa

la mia sala oggi (cioè il divano è troppo fico)


Mr Ade attacca i quadri sulla fantastica parete mattone.
E basta. Non ho un pc a casa in questo momento. Perciò sono ancora in fase latitanza. Per pubblicare questo post ho dovuto legare e imbavagliare Il Disturbatore in bagno. Che lo sappiate.


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lunedì 1 ottobre 2012

Sono nella casa nuova

E sto pericolosamente barcollando verso l'isteria totale. Tipo che a mezzanotte e mezza mi son messa a pulire il frigo. Tipo che mi ha anche sfiorato il pensiero di bypassare il sonno (che tanto dai, a che cazzo serve, no.) e cominciare a mettere lo scotch dappertutto per portarmi avanti coi lavori. Ma poi mi sono ricordata che (a quanto dicono) l'inquilino del piano di sotto è un rompicoglioni forte. Tipo che probabilmente tempo due settimane e ci stiamo già scannando. E, giusto per darvi un anticipo, io userò la vecchia spada di mio nonno che ho trovato in giro. E allora niente. Mi sono messa a letto. Ma non ho voglia di dormire. Questo posto è una desolazione. Credo che mi metterò a giocare a bejeweled. Prima di cominciare ad urlare in piena notte. E far sapere a tutti che sono arrivata. Cazzo l'Ade è qui. Non ve ne eravate accorti? Stolti e caini che siete. Maledetti bastardi.

Nota:
Post scritto in fase di assoluto degenero post traumatico notturno. L'autrice ha passato del tempo indefinito ad ascoltare Mister Ade che russava copiosamente e a contemplare l'eco degli starnuti nella stanza vuota.


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